I Compagni Di Baal: rivelazioni hard-prog-doom!

I Compagni Di Baal: rivelazioni hard-prog-doom!

L’intervista “fiume” con I Compagni Di Baal (al gran completo, ovvero Daniele Carnali, Luca Finaurini, Diego Brocani e Giorgio Pantaloni ...) che state per leggere dimostra innanzi tutto che il quartetto marchigiano ha un entusiasmo, una passione e un’urgenza comunicativa da considerare davvero encomiabili e non comuni, anche per un gruppo “giovane” che tenta faticosamente di emergere in un mercato sempre più congestionato.
Tante cose da “dire” dunque (e meno male … quante volte, in situazioni analoghe abbiamo assistito ad un’avvilente forma di “laconismo” …) e tanta voglia di “rivelarsi” al mondo (a dispetto del loro monicker, mutuato da una “società segreta” televisiva), e non solo tramite la musica, la quale, tra l’altro, quasi dimenticavo, è un’avvincente esemplare di hard-prog-doom degno della nostra migliore “tradizione” … ma questo dovreste già saperlo …(ripassino? Qui.)

Ciao ragazzi, grazie per aver accettato il nostro invito e benvenuti! Dopo i doverosi complimenti per “I Compagni di Baal”, un lavoro davvero eccellente, direi d’iniziare in una maniera magari poco originale ma “necessaria” … presentate il gruppo al glorioso popolo di Metal.it …
I Compagni Di Baal: Grazie a Voi per l'opportunità di poterci far conoscere ai lettori di Metal.It e per i complimenti! Grazie davvero.

Daniele: I Compagni Di Baal nascono quattro anni fa circa, grazie al sottoscritto e a Luca che, dopo aver cambiato più volte la line – up (batterista e bassista) siamo riusciti a non demordere e a trovare finalmente Diego e Giorgio, i quali, oltre che due musicisti molto validi, sono ragazzi su cui poter contare per portare avanti un progetto molto serio su cui non ho mai smesso di credere neanche nei momenti più “neri”.

Luca: Proprio così … ormai più di quattro anni fa, dopo che il bassista ed il batterista che avevamo all’epoca decisero di lasciare la band per divergenze musicali, Daniele mi chiese se volevamo continuare o se lasciar perdere il progetto. Io ho creduto nell’idea di Daniele e sono nati I Compagni di Baal, a breve sarebbe entrato Diego, mentre prima di stabilizzare la formazione con Giorgio abbiamo dovuto aspettare fino al 2010. Da lì in poi abbiamo ultimato il demo ed il progetto non ha praticamente più vacillato intraprendendo una strada ben precisa.
Altra domanda praticamente inevitabile … come mai avete deciso d’ispirarvi (sul piano “denominativo”, almeno) così esplicitamente all’omonimo sceneggiato di Prèvert? Cosa vi ha attratto così prepotentemente in questa inquietante rilettura televisiva del romanzo d'appendice?
Daniele: Facendo una proporzione matematica, direi che i Black Sabbath mi hanno fatto scoprire l'horror made in Italy con “I Tre Volti della Paura” (di M. Bava) come “Il Segno Del Comando” (band “cult” italiana) mi ha fatto nascere la passione per gli sceneggiati televisivi anni ‘70. E' proprio con l'indimenticabile quanto misteriosa serie televisiva prodotta dalla Rai nel 1971 con il grandissimo Ugo Pagliai che ho cominciato a meditare sul nome della band che a quel tempo (circa sette anni fa) sognavo di creare, nonostante, in realtà, avessi soltanto dei riff usciti dalla mia prima chitarra, una Les Paul modello “tarocco”.
Avrei voluto chiamarla proprio come la band di Mercy e Banchero … “Il Segno Del Comando”. Pensai a “La Baronessa di Carini”, altro stupendo sceneggiato del ‘75 ma non suonava bene.
Poi vidi “I Compagni Di Baal” e fu come un colpo di fulmine. Avevo sentito dire che L'Impero Delle Ombre, dei fratelli Cardellino, stava lavorando proprio ad un concept album sullo sceneggiato francese e dopo qualche ripensamento mi decisi. Dovetti convincere gli scettici della band (vero Giorgio / Diego / Luca ?).
Volevo soltanto omaggiare l'opera di Prèvert, decidemmo così che non ci avrebbe coinvolto minimamente nella stesura dei testi.
Pensavo potesse funzionare, alla fine suonavamo e suoniamo Heavy Rock o come si vuol definire ...

Luca: L’idea, effettivamente, è partita da Daniele. Io personalmente non mi sono mai opposto al nome, ma almeno agli inizi sono sempre stato alla ricerca di un’alternativa. Poi ho potuto guardare integralmente la serie TV e non ho più avuto molti dubbi sul nome del gruppo. Per certi versi la nostra band è un po’ come la setta dello sceneggiato, togliendo la parte “criminale/criminosa” ovviamente.
Passiamo agli autorevoli ospiti del Vs. disco, anch’essi evidentemente appassionati dei medesimi Tv movies transalpini … cominciamo dal primo … com’è nata la collaborazione con Giovanni “John Goldfinch" Cardellino?
Daniele: Non ricordo benissimo, ma credo che ai tempi del loro primo disco gli esternai i miei complimenti tramite posta elettronica dopodiché ci furono diversi scambi di mail nelle quali si discuteva dei dischi storici che più ci appassionavano, confrontando i nostri gusti musicali.
Quando Antonio Keller (proprietario della Jolly Roger Records) s’interessò a noi dopo l'ascolto del nostro demo, in fase di pre-produzione del disco di debutto, ci propose di far partecipare come guest proprio il cantante de L'Impero ... Giovanni Cardellino.
Credo lo conoscesse anche per la collaborazione avvenuta con l'uscita dello split insieme alla Bud Tribe.
Con immenso piacere accettammo! Giovanni ha una voce particolare ed è una bravissima persona.

Luca: Ho avuto recentemente il piacere di presenziare ad un concerto dell’Impero, sicuramente avere Giovanni come special guest è un onore. I primi contatti si devono proprio a Daniele, ancor prima che noi pensassimo di incidere un full-length … da quel momento in poi c’e’ stato interessamento da entrambe le parti alle rispettive bands, anche se principalmente tramite messaggi. Tutto il resto, come si dice, “è storia”.
Ed eccoci a Stefan Seclì, anch’egli collaboratore dell’Impero, secondo ospite del full-length e artefice di un lavoro straordinario … come l’avete “scelto”?
Daniele: Sempre in fase di pre-produzione del disco, Antonio Keller ci consigliò di inserire delle parti di tastiera, in quanto a suo giudizio avrebbero “arricchito” il disco. Non conoscendo un tastierista, ci fece il nome di Stefan Seclì.
Stefan aveva già collaborato con Giovanni (Cardellino) e mi ricordo che quando parlai con John mi disse una cosa del tipo: “è un fenomeno, fidati, persino Oleg Smirnoff è rimasto impressionato dal talento di Stefan!”
Lo contattai e si dimostrò subito disponibile, gli diedi alcune dritte sullo stile da adottare per il nostro disco, la strumentazione da usare e in quali punti avrebbe dovuto inserire le tastiere.
Quando mi arrivò il disco con le tastiere sovraincise mi prese un infarto.
Aveva riempito ogni ”buco” libero di musica, aveva fatto un grandissimo lavoro. Aveva fatto di testa sua!!! E aveva fatto bene!!!! Il disco aveva cambiato “faccia”. Aveva una marcia in più.

Luca: Il suggerimento è arrivato appunto da Antonio e da John e noi giustamente ci siamo fidati. Per capire se abbiamo fatto bene o male, basta ascoltare il disco. Se in alcune canzoni ha aggiunto quel qualcosa in più per renderle complete, in altre ha completamente cambiato faccia al brano, e nettamente in senso positivo.
Il “peso” delle tastiere nell’economia del Vs. suono è, in effetti, particolarmente significativo … continuerete con un “session man” oppure avete già previsto l’ingresso di un musicista di “ruolo”?
Daniele: Attualmente non abbiamo un tastierista di ruolo. Lo stiamo cercando, lo avevamo trovato ma purtroppo aveva molti impegni e non ci ha dato le garanzie che volevamo per il bene della band.
Ora ne abbiamo uno tra le mani, speriamo di avere più fortuna.
Quello che posso assicurare sarà la presenza delle tastiere anche nel prossimo disco, per il resto incrociamo le dita ...
Arriviamo, finalmente, ai contenuti del disco, un cocktail veramente avvincente di hard / prog / doom impreziosito da un trademark degno della nostra grande tradizione di settore … raccontateci tutto del Vs. visibilmente ricco background “storico” e delle modalità operative con cui nasce una composizione de I Compagni di Baal …
Daniele: Scrissi testo (dedicandolo ad un ragazzo che abitava vicino casa mia morto in un incidente stradale) e arrangiamento di “R.I.P.” da solo, circa nove anni fa, poi “modellato” con l'attuale band.
Stesso discorso per “Nell'Oscurità”.
A quel tempo suonavo con altri ragazzi del mio paesetto, ma dopo poco qualcuno mi abbandonava e ne reclutavo un altro … era impossibile “lavorare” in quella maniera.
Mi sembravo un direttore d'orchestra, ora con Giorgio, Diego e Luca è un'altra storia.

Diego: Io (che ero decisamente il meno esperto del gruppo quando entrai a farne parte, agli inizi del 2009) entrai in punta di piedi cercando di adattarmi il più possibile a quelle che erano le esigenze degli altri componenti anche per quanto riguardava il mio ruolo. Inizialmente ricevetti qualche registrazione abbastanza rudimentale da Daniele e cercai di carpire da quei granitici riff di chitarra che ruolo potesse avere il mio strumento; capii quanto fondamentale fossi nell'insieme per valorizzare o “oscurare” i vari riff a modo mio. Col tempo il mio ruolo volutamente marginale alle composizioni che già esistevano quando entrai a far parte del progetto si è via via trasformato in uno attivo e propositivo, inoltre abbiamo trovato col tempo un fantastico feeling e voglio credere e sperare che anche gli altri abbiano guadagnato qualcosa dalla mia presenza nel gruppo.

Luca: Per quanto riguarda la composizione, ognuno ci mette del suo. L’anima trascinante sia in fase compositiva sia di esecuzione sono ovviamente i riff di Daniele, ma per fare un esempio anche a me è successo di suggerire modifiche alle parti strumentali, anche se talvolta minime. Questo per dire che ognuno cura la propria parte in fase di composizione, ma tutti sono aperti ai consigli degli altri.
Per il background storico io forse sono un po’ l’antitesi di Daniele, anche se lui probabilmente ha una cultura musicale molto più ampia della mia. Lui è più sui classici anni 70 e sul prog italiano, io invece ascolto metal a 360 gradi, dall’hard rock a quello più estremo e sono un appassionato di “sottogeneri” anche molto distanti dal nostro. Sicuramente i Sabbath sono il punto di contatto più evidente. Se cominciassi ad elencare le band che mi hanno personalmente influenzato non finirei più, con un po’ di presunzione potrei dire che la mia anima più prettamente heavy contribuisce a rendere il nostro un sound ancor più riconoscibile e personale.

Giorgio: Premetto che prima di entrare nella band ho suonato generi musicali totalmente differenti e ritrovarmi a suonare dei brani così articolati, con cambi tempo, atmosfere e dinamiche è stata una vera e propria sfida per me; ma in fondo è proprio questo il bello della musica, ovvero cercare di raggiungere zone inesplorate che inserite negli appositi spazi, possono creare il giusto sound senza risultare “scontati”.
Anche i testi sono particolarmente affascinanti e metricamente efficaci, risultato non facile per chi non si “tutela” con l’inglese … chi si occupa della loro stesura e quali sono le principali fonti d’ispirazione, magari letterarie o cinematografiche, che li alimentano? Sono loro a dettare le linee musicali o viceversa?
Daniele: Ho sempre pensato che la lingua italiana si potesse fondere benissimo con un “sound” come il nostro, dove si possono trovare svariate influenze come l'heavy metal, l'hard rock, il progressive ecc... Contribuendo a rendere “originale” un genere che ne ha estremo bisogno.
Ci sono tanti esempi nel nostro paese “vecchi e nuovi” che smentiscono il fatto che la lingua italiana sia inadatta per i generi di cui sopra.
Te ne cito soltanto alcuni: Strana Officina, Il Segno Del Comando, i primi dischi dei Malombra, L'impero Delle Ombre, Il Bacio Della Medusa, Metamorfosi, i Fiaba, Abiogenesi, Il Balletto Di Bronzo, Osanna ecc. ... ecc. ...

Diego: I testi sono stati e sono uno degli argomenti da noi più dibattuti in fase di stesura dei pezzi. In primo luogo per le tematiche da affrontare, sulle quali non sempre siamo d'accordo, essendo quattro teste pensanti credo sia giusto e normale così ... ad ogni modo quasi sempre nella nostra musica è il testo a venire dopo e ad adattarsi al mood del pezzo, anche se ultimamente stiamo lavorando anche nell'altra direzione e cioè partendo dal testo stesso. La maggior parte dei testi li ha scritti Luca e credo ve ne parlerà ampiamente lui stesso. Io, dal mio canto, non sono un ispiratissimo scrittore, ma avendo di che parlare ho deciso di farmi carico del testo di “Tra Potere e Libertà” cantandola io stesso.

Luca: Alcuni dei testi ("R.I.P.", "Nell’Oscurità", scritti da Daniele) erano già esistenti prima del mio ingresso nel gruppo. Da quel momento in poi ho preso in mano le “redini” della stesura dei testi, anche se i suggerimenti dal resto della band sono ben accetti. Su "Tra Potere e libertà" il testo e la voce sono di Diego per motivi che ora non sto a raccontare, la “mia” versione di quella canzone è presente nel nostro demo e lì è rimasta.
Non abbiamo delle opere fondamentali di riferimento, anche se io sono aperto ed interessato a parecchie opere letterarie e cinematografiche, mi piace spesso “raccontare storie” piuttosto che di sensazioni astratte, preferisco raccontare quello che vedo e vivo nel mondo di oggi con metafore e simbolismi legati ad altre epoche e ad altri luoghi. Nella maggior parte dei casi comunque sono le linee musicali a dettare la metrica dei testi, anche se è successo che venga scritto prima il testo, adattato poi in seguito alla musica.
Spesso i miei testi hanno una storia o una situazione ben precisa dietro, anche se magari si possono prestare a varie interpretazioni. Per fare un esempio, “L’Orrore Che Abita In Me” è vagamente ispirato alle “Cronache dei Vampiri” di Anne Rice, anche se non ci sono riferimenti diretti. “Oltre la Luna” è un testo che, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, è incentrato sulla reazione di un uomo ad una situazione d’improvvisa solitudine e disorientamento, visto che il testo tratta dell’ipotetico schianto di una navetta spaziale su di un pianeta sconosciuto.
Tutti i brani del Cd meriterebbero un particolare approfondimento, ma per non “esagerare” scelgo di chiedervi qualche delucidazione specifica per “Sepolto sotto un cielo”, “Tra potere e libertà” e “Nell'oscurità”, che ritengo l’autentica “perla nera” dell’albo … sbaglio se definisco quest’ultima una sorta di “manifesto” delle Vs. peculiarità (e spero non me ne voglia il bravo Luca Finaurini -:) …)?
Daniele: Ho sempre amato le strutture delle canzoni molto “libere” e se vogliamo più adatte ad essere “strumentali”, senza per forza dover seguire il solito meccanismo “strofa, ponte, ritornello ecc. ...”
Ecco perché nelle nostre canzoni ci sono spesso sia molti cambi sia di tempo, che di atmosfere.
E …“Nell'Oscurità” porta la bandiera, come si suol dire...

Diego: Quello che stiamo cercando di fare sono proprio di non ancorarci ad un vero e proprio “manifesto”! Io credo che ICDB siano “Nell'Oscurità”, quanto “Oltre la Luna”, quanto uno qualsiasi degli altri pezzi che abbiamo fatto e che faremo … probabilmente da qui in avanti la nostra musica evolverà (spero), prenderà altre direzioni ... ovvio, un nostro marchio di fabbrica credo si evinca da questo lavoro, ma la voglia di cambiamento è sempre alla base delle nostre composizioni!
Comunque tornando a noi, “Sepolto ... ” a mio modo di vedere è il pezzo in cui ci sono più cambi di atmosfera (non conosco altri pezzi in cui c'è nello stesso brano la convivenza pacifica di un pezzo pesante con voce in growl e un pezzo quasi dance ... e non è l'unico stravolgimento di fronte) e questo la rende uno dei momenti più interessanti del disco.
“Tra Potere e Libertà” è, in realtà, una canzone di denuncia, lascio a voi intuire nei confronti di chi ...
Reputo molto interessante anche qui la commistione di più generi musicali in un solo brano, cosa che apprezzo molto anche nei brani di altri se mi capita di coglierla.

Luca: Nonostante le poche strofe siano affidate al nostro amico Giovanni, nella canzone "Nell’Oscurità" c’e’ comunque parecchio di mio e spiego perché: anni fa durante una prova, Daniele fece un assolo veramente da brividi sul finale di “Nell’Oscurità”… da quella volta ho continuato ad insistere perché riproducesse (per quanto possibile) quell’assolo. La versione registrata nell’album è ovviamente stata rivisitata e migliorata, ma l’anima dell’assolo è rimasta la stessa, quindi per quanto può sembrare strano la canzone la sento mia anche senza il bisogno di cantarla.
“Sepolto Sotto un Cielo” è (insieme a “La Danza del Sangue”) forse la canzone di cui vado più fiero. Il testo è il più personale che ho scritto per quest’album e ne lascio l’interpretazione agli ascoltatori. E’ forse il nostro brano più sperimentale, contiene elementi molto contrastanti tra di loro, ma è proprio quello l’effetto che volevamo ottenere. Nonostante non sia molto avvezzo a questa tecnica di canto, mi piacerebbe inserire l’elemento del growl anche in future canzoni, come ho fatto in “Sepolto Sotto un Cielo”, mi piace il contrasto che riesco a creare tra pulito e growl o scream, ed è un elemento che in un genere come il nostro è raramente utilizzato.
Inderogabile questione live-show … quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Daniele: Ho sempre pensato che in questo paese tutto è di moda, tranne la buona musica.
Se non sei una tribute band fai fatica anche a suonare nel pub del paese dove abiti e naturalmente senza chiedere chissà quale compenso. Troppo facile attribuire la colpa di ciò ai gestori dei locali, mentre credo sia più corretto declinare le responsabilità verso la “richiesta” dei giovani o dei ragazzi più grandi che hanno altri interessi. Molti di loro fanno fatica ad ascoltare nuove canzoni con “nuovi” suoni. La triste realtà è che ormai siamo rimasti in pochi ad avere la PASSIONE per la musica. E, soprattutto, ad acquistare cd originali e vinili per poter respirare il profumo della “carta”. Per fortuna non tutti sono così, altrimenti non sarei qui a rispondere alle tue domande. Mi auguro che all'estero sia diverso e a quanto pare lo è.
In ogni caso ora che abbiamo un'etichetta discografica che crede in noi, sono convinto che i concerti salteranno fuori e avremmo l'opportunità di farci apprezzare anche dal vivo.

Diego: Pienamente d'accordo con Daniele. Tuttavia siamo nella condizione di tante altre bands valide quanto e più di noi che purtroppo non riescono ad emergere e voglio sperare che qualcosa cambierà anche in questo paese e non solo all'estero.

Luca: Sicuramente non vediamo l’ora di trasportare in ambito live quanto espresso nel disco, anche perché a mio parere parecchi dei brani si apprezzano di più dal vivo. Purtroppo non è facile oggi come oggi trovare date, ma sicuramente con l’aiuto della Jolly Roger oppure unendo le forze con altre band, qualcosa riusciremo a combinare.

Giorgio: Non posso far altro che ribadire quanto hanno detto gli altri, speriamo che con l’aiuto della JRR, possiamo finalmente uscire dalla sala prove e suonare in giro per il mondo, va bè dai mi accontento anche dell’Italia …
All’appello manca ancora la domanda sui prossimi passi artistici del gruppo … potete anticiparci qualcosa in merito?
Daniele: Abbiamo già qualche canzone quasi pronta e tanti tanti riff e idee, da poter lavorare in tutta serenità per creare un degno successore di questo debutto.
Qualcosa ha già preso forma. Non ci ripeteremo, sia nei testi sia negli arrangiamenti questo è certo. Cambieranno le tematiche e di conseguenza il “sound” si sposterà verso qualcosa che adesso non sappiamo e non abbiamo interesse ad etichettarlo. Sarà un cambiamento naturale, senza tanti ragionamenti. Amiamo suonare ciò che ci piace, che ci emoziona. Se Diego farà un giro di basso che possa ricordare un genere distante dall'Heavy Metal o dall'Hard o da chissà cosa, ma sentiamo che ci “colpisce”, non lo scarteremo solo perché non sarà “Heavy”. L'obiettivo è sempre quello di andare “avanti”, sperimentare.

Diego: Le idee solitamente ci vengono suonando, e le canzoni semplicemente partendo da un riff o da jam session. Mai abbiamo fatto canzoni a tavolino e credo mai ci azzarderemo, non è nello spirito della band ...
Per quanto riguarda il futuro credo che continueremo su questa linea d'onda, tra l'altro abbiamo già iniziato a buttar giù qualche idea e vi posso assicurare che di “carne al fuoco” in poco tempo ce n'è già tanta. Le tematiche trattate cambieranno, credo, ma ancora è troppo presto per dirlo ...

Luca: Se c’è una cosa positiva in questa band, è proprio che c’è sempre tanta “carne al fuoco”. Quindi sì, stiamo già lavorando in ottica del prossimo album, anche se di preciso non si sa che direzione prenderemo nell’impostazione “globale” del progetto. Non avremo fretta, questo è sicuro, ma ho già cominciato la stesura di alcuni testi e qualche canzone sta già prendendo forma.
Sceneggiati televisivi, il campionamento di “Sepolto vivo” di Roger Corman, le atmosfere stesse del disco, piuttosto “immaginifiche” … vi piacerebbe lavorare per qualche colonna sonora?
Daniele: Personalmente la musica mi affascina. Di qualsiasi tipo purché di qualità.
Creare una colonna sonora per un film sarebbe una bella sfida, sarebbe una novità e nell'ambito musicale questo tipo di discorso m’incuriosisce assai. Perché no!

Diego: Quando? Dobbiamo cominciare stasera?
Al momento assistiamo ad un’enorme ondata di bands che guardano al “passato” per reperire la necessaria ispirazione … come valutate questa situazione e i motivi che l’hanno determinata? C’è il rischio concreto di una “saturazione” o pensate che tale circostanza possa in qualche modo favorirvi?
Daniele: Se si guarda al passato un motivo ci sarà pure.
Ci sono band attuali davvero interessanti, che guardando al passato riescono a non fare per forza una “becera” copia dei loro “idoli” ma al contrario ... si creano un genere a loro modo ORIGINALE.
Basta citare una band Genovese che si sta facendo conoscere, dal nome “Ianva”, dove il leader Mercy (Malombra, Helden Rune) con un occhio ai grandi artisti del passato come De André, Massimo Ranieri, Morricone ecc. ..., è riuscito a creare dei dischi magnifici, con tematiche avvincenti, con un linguaggio ricercato, personale. Nonostante possano ricordare band artisti o band storiche, definire il loro genere diventa difficile ... anche noi abbiamo le nostre influenze e credo si sentano, ma non per questo crediamo di risultare dei “cloni” di questa o quell'altra band. Credo che l'importante sia tirare fuori ciò che si ha “dentro” e prendere spunto dal “modo” di fare musica dei propri idoli.
Se si fa questo sarà una naturale conseguenza essere “originali” alla propria maniera.

Diego: E' ovvio che si guardi al passato, la musica ormai è rielaborazione, non è invenzione.
E più musica ascolti più ti rendi conto di aver preso qualcosa anche da chi non ti saresti mai aspettato. Ogni cosa che sentiamo, anche distrattamente, ci scava dentro un solco e difficilmente ci abbandona, la musica sa anche essere molto infida!
Ad ogni modo l'ideale, secondo me, sarebbe studiare tanto il passato per poi fingere di dimenticarsi tutto e riscrivere tutto da zero in un'altra maniera, ma anche in questo non saremmo i primi ad aver tentato ...

Luca: Credo che bisogna scindere tra due tipi di bands riguardo a questa “ondata”: ci sono bands che guardano in maniera nostalgica al passato e cercano di replicare suoni ed emozioni di band che hanno fatto la storia del rock e dell’heavy metal; poi ci sono bands che guardano al passato e partendo da quelle solide basi cercano di esprimere un proprio sound, pur senza negare le loro “radici” musicali. Le prime nasceranno e moriranno come farfalle; le seconde, come in qualsiasi epoca musicale, subiranno il “setaccio” applicato da pubblico, critica e mercato … qualcuna sopravvivrà al tempo. Noi speriamo vivamente di appartenere alla seconda categoria.

Giorgio: Penso che tornare alle sonorità e ai colori del passato sia un modo per mantener viva la vera essenza della musica, suonata con gli strumenti e soprattutto con il cuore, è questa la motivazione che ci spinge a creare canzoni con questo sfondo particolare.
Ci potete descrivere la vs. visione di “disco perfetto”? Esiste già in “natura” un “archetipo” di questo tipo che vi soddisfi pienamente?
Daniele: Per me ne esiste uno soltanto e s’intitola ”Sabbath Bloody Sabbath”, un album dove c'è tutto.

Diego: Io credo che ognuno abbia un suo disco perfetto, a seconda delle esigenze che ha e del periodo che sta attraversando (la musica è molto veicolata anche dalle emozioni), per cui la risposta è NO! Non esiste un “archetipo” di disco perfetto e il nostro non ha per me la pretesa di esserlo!
Né mai farò musica a questo scopo! :) Spero solo che chi ascolta (e compra!!!) la nostra musica si possa sentire se non un po' più ricco, quanto meno soddisfatto dell'acquisto!

Luca: Nella mia visione ci sono tanti dischi “perfetti”, dipende dal genere che si sta prendendo in considerazione, o anche da cosa si sta cercando, è una visione molto soggettiva. Se dovessi necessariamente indicarne qualcuno, quelli proprio imprescindibili, probabilmente opterei per “Heaven and Hell” e “The Number of the Beast”.
Siamo alla fine … nel ringraziarvi nuovamente, vi lascio questo spazio per le vostre considerazioni e, se vi va, per un messaggio indirizzato ai nostri lettori …
Daniele: Caro Marco, io ringrazio te!!! E saluto tutti i lettori di Metal.It, ringraziando tutti quelli che ci daranno una minima possibilità acquistando il nostro disco!!! Supportate la musica che vi piace!

Diego: Grazie mille a te per lo spazio concessoci! E ai lettori per l'interesse dimostrato ... se siete arrivati fino in fondo! :)

Luca: Grazie a te Marco per questa intervista e per la recensione! Un saluto al popolo di metal.it e un grazie a chi sostiene il metal italiano. Keep it Loud!

Giorgio: Grazie Marco per l’interesse mostrato con questa intervista, un saluto agli scatenati del sito Metal.it, ragazzi che dire di più … ci vediamo in giro!!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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