Anubis Gate: a Travel Through the Gate

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In occasione della recensione del loro omonimo ultimo lavoro, ho l'opportunità di fare due chiacchiere col gentilissimo e disponibilissimo Kim Olesen, chitarrista e tastierista degli Anubis Gate. E il viaggio attraverso il cancello di Anubi è davvero interessante e ricco di sorprese..

Prima di tutto ciao Kim e benvenuto su Metal.it. E' un grande piacere per noi averti qui. Iniziamo spiegando chi sono gli Anubis Gate a chi magari non vi conosce..
Gli Anubis Gate sono considerati una band progressive metal. Quello che penso però è che siamo molto diversi dalle altre band del genere, dato che per quanto ci riguarda preferiamo mettere il songwriting al primo posto, prima di voler dimostrare quanto siamo bravi coi nostri strumenti. In realtà tutti noi odiamo i lunghissimi assoli di chitarra-tastiera. La melodia per noi è la chiave di tutto, così come la malinconia. Non amiamo particolarmente i ritornelli allegri, un po' di tristezza ci sta sempre bene.
Qual'è la storia dietro il vostro moniker? Qualcuno di voi è un fan della mitologia Egizia?
Ecco, questo è un fraintendimento molto comune. Il nome del gruppo l'abbiamo preso da un libro di Tim Powers intitolato "The Anubis Gates", una storia sul viaggio nel tempo. E' stato quindi un pezzo di fantascienza a ispirare il nostro nome. Ma dato che a volte la nostra musica ha dei suoni mediorientali e il nome in se richiama l'Egitto, così come illustrato tra l'altro nei nostri primi due album, tutti pensano che sia ispirato direttamente a quello. Tra l'altro abbiamo pescato proprio dalla mitologia egizia per alcuni nomi delle tracce strumentali dei primi dischi, quindi quelli che la pensano come te sono perdonati!
Dopo due concept albums quali "Andromeda Unchained" e "The Detached" avete deciso di non farne un terzo. Come mai?
In tutta onestà era diventato un po’ faticoso. Voglio dire, dopo un lavoro così ispirato e intricato come “The Detached” cos’avremmo potuto fare? Un concept album sul mio cane o qualcosa del genere? Haha..
A parte gli scherzi, realizzare un concept album ti da la possibilità di esplorare mondi lontani dalla musica. Ma allo stesso tempo per fare in modo che la musica si adatti alla storia bisogna lasciar fuori qualche ottima idea dal punto di vista musicale. Di conseguenza fare un concept album a volte è un po’ come essere costretti a una camicia di forza, e questa volta abbiamo preferito avere la libertà di creare qualcosa senza una storia da far coincidere.
E’ stato difficile scrivere un concept album come “The Detached”? Chi l’ha scritto? Mi è piaciuto molto il tema..
E’ stato un mio caro amico a scrivere la storia, Martin Rauff. E successivamente abbiamo lavorato tutti alle basi musicali. Henrik Fevre ha scritto i testi relativi alla storia. E’ stato uno sforzo davvero notevole, senza dubbio tra tutti gli album che abbiamo scritto è quello che ci ha richiesto i maggiori sacrifici. E dato che ho prodotto io l’album (nel senso della maggior parte della produzione e dell’organizzazione che viene prima del mixaggio) la maggior parte del lavoro era sulle mie spalle. Ero davvero esausto. Ci sono voluti diversi mesi perché io riuscissi ad ascoltare di nuovo il disco, dato che durante tutto il processo di realizzazione capita di sentirlo centinaia e centinaia di volte.
Parlando ancora di “The Detached”, penso che sia il vostro miglior lavoro. Qual è il tuo album preferito nella vostra discografia? La risposta “Tutti” non è accettata!
Cavolo, non riesco a cavarmela facilmente allora! Penso sia un pareggio tra “The Detached” e il nostro nuovo album. Penso però che “Anubis Gate” vinca la gara, perché è realmente l’album che più ci rappresenta. Abbiamo davvero combattuto per sopravvivere. Ognuno di noi era prosciugato di energie dopo “The Detached”. In più la nostra vecchia etichetta (Locomotive Music) è andata in bancarotta mentre ci doveva ancora un sacco di soldi. In più abbiamo perso un cantante che tutti, dai fans a noi stessi, amavamo. Quindi il nuovo album è stato davvero il culmine della nostra lotta per la sopravvivenza.
E ora parliamo proprio di “Anubis Gate”. Quali sono le caratteristiche che differenziano questo disco dagli altri?
Principalmente il fatto è che è uscito un album veramente bellissimo da un punto di vista malinconico. E forse è stato leggermente più semplice nella costruzione delle canzoni. Su “The Detached” niente era uguale da una strofa all’altra, se non nelle linee vocali. Su “Anubis Gate” si è sviluppato tutto in maniera diversa. Abbiamo lasciato un po’ più di tempo alle canzoni per maturare, ci siamo soffermati di più su un tema senza la necessità di buttare tonnellate di cose in una canzone.
Per questo disco, il vostro cantante Jacob Hansen ha lasciato il microfono. E’ stato difficile per Henrik rimpiazzarlo? Henrik è sempre stata la vostra prima scelta o avete pensato di prendere qualcuno di nuovo?
Henrik è stato assolutamente la nostra prima e unica scelta, una settimana dopo che Jacob ci ha lasciati, Henrik stava già registrando le parti vocali dell’album. Il fatto è che la maggior parte delle linee vocali e dei testi degli Anubis Gate, in particolare quelli con Jacob alla voce, erano già scritti da Henrik. E comunque Henrik aveva già avuto spazio anche sugli album precedenti. “Take me Home” su “Andromeda Unchained” è cantata completamente da Henrik. Quando Torben ha lasciato la band, Henrik ha cantato durante tutti i concerti fino all’arrivo di Jacob. Quindi sapevamo perfettamente che Henrik è un favoloso cantante. Non c’è stata nessuna discussione riguardo il fatto che potesse o meno rimpiazzare Jacob, era naturale. Siamo sempre stati noi 4 fin dal principio, quindi si può dire che abbiamo chiuso un cerchio ora.
E’ la musica degli Anubis Gate che si è adattata alla voce di Henrik o è il contrario?
In realtà nessuna delle due. Jacob non ha lasciato la band finché tutta la parte musicale fosse finita, mancavano solo le parti vocali. Quindi l’album sarebbe stato esattamente lo stesso, solamente con Jacob alla voce.
Mi è piaciuto molto Henrik sul nuovo disco, ma la domanda sorge spontanea: c’è ancora la possibilità di sentire Jacob cantare su un vostro disco?
Diciamo che non escluderei affatto una sua presenza da ospite su un disco. Siamo ancora ottimi amici, non c’è stato nessun dramma nella nostra separazione con Jacob. Era semplicemente troppo impegnato, le cose non potevano più funzionare. Comunque Jacob continuerà a produrre gli album assieme a me, quindi in qualche modo è ancora parte della famiglia, così come d’altronde lo era sugli album con Torben Askholm alla voce.
Mantenere la stessa line-up fin dai vostri inizi è una delle chiavi del vostro successo?
Beh si, a parte qualche cambio di cantante siamo sempre stati noi 4, fin dal principio. Ed è un grossissimo vantaggio, amiamo la musica e ci vogliamo bene. E questo risalta anche nella musica che suoniamo.
Quali sono le band che vi hanno ispirato maggiormente? E quali sono le band odierne che vi piacciono di più?
Beh ce ne sono parecchie. Per quanto riguarda il mondo metal direi Crimson Glory, Queensryche, Testament, Iron Maiden, Lord Bane..ma penso che le ispirazioni più importanti, per quanto mi riguarda, sono quelle che vengono dal mondo non metal. Genesis, King Crimson, Kraftwerk, Yes, Japan e un sacco di gruppi anni ’80 più malinconici quali Duran Duran e Ultravox..
Avete già un tour in programma? Verrete presto in Italia?
Ci piacerebbe davvero molto. Personalmente amo l’Italia. Ogni anno vado in vacanza nella splendida cittadina di Lazise, sul Lago di Garda. Sfortunatamente un tour è questione di soldi e noi NON siamo assolutamente pronti per pagarci un tour. Ma ovviamente se avessimo l’offerta giusta per apparire in un festival in Italia (e se tutte le spese fossero coperte) saremmo ovviamente felici di esserci!
Penso sia tutto, grazie mille per il tempo dedicatoci e in bocca al lupo per i vostri impegni futuri!
Grazie :-) (anche l’originale in italiano) E grazie per averci ospitato su Metal.it!
Intervista a cura di Andrea Gandy Perlini

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