Skyforger: fra metal e leggenda

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Gruppo:Skyforger
Dalla fredda Lettonia, gli Skyforger propongono da 15 anni il loro folk metal con fierezza e dedizione. Tornati a pubblicare un album in studio dopo un lungo periodo di silenzio, fra cambi di formazione e di etichetta, la band oggi colpisce nel segno con "Kurbads", un album roccioso e suggestivo che non deluderà gli appassionati del genere.
Assieme al chitarrista/vocalist Pēteris Kvetkovskis cerchiamo di capire meglio la filosofia, lo stile e i progetti di una band tanto interessante, quanto misconosciuta.


“Kurbads” è il vostro primo album in 7 anni: come mai ci avete messo tanto e come stanno andando le cose con la Metal Blade?
“Questo lungo silenzio è stato determinato da vari ostacoli. Fra il 2005 e il 2007 siamo stati onestamente a corto di nuove idee. Nello stesso periodo, abbiamo cambiato il secondo chitarrista e ci è voluto diverso tempo per trovare la giusta sintonia e insegnargli tutti i nostri brani da capo. Naturalmente, in tutto questo bisogna anche considerare le nostre vite private, che ci hanno portato via il tempo da dedicare alla band: oltre a suonare, abbiamo tutti un altro lavoro, alcuni di noi hanno famiglia e quindi, alla fine, ci rimane poco tempo libero per riuscire a produrre qualcosa. Spero che ci possiate capire. Se potessimo dedicare al gruppo ogni giorno in maniera professionale, sono certo che tireremmo fuori un album ogni 2-3 anni.
Questa situazione ha ovviamente influito sulla composizione di materiale inedito, senza contare una sorta di depressione che ha finito per colpirci, sia a causa dell’instabilità della line-up, che di questa esplosione del folk / pagan metal che sinceramente ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Per un certo periodo, abbiamo perfino pensato di scioglierci o metterci a suonare qualcosa di diverso… Vedevo i miei compagni di band apatici, senza nemmeno più la voglia di partecipare alle prove. Per fortuna, poi, siamo riusciti a rimetterci sulla buona strada e abbiamo finalmente ricominciato a lavorare insieme.
Le cose con la Metal Blade, finora, stanno andando bene; niente di straordinario ma pensiamo sia una buona collaborazione, soprattutto per una band “piccola” come siamo noi. Chiaramente, non abbiamo la stessa importanza di altri gruppi della loro squadra ed è normale che investano più risorse su altri, piuttosto che sugli Skyforger. L’aspetto positivo è che non abbiamo avuto alcun tipo di pressione o richiesta speciale da parte loro, noi abbiamo registrato il nostro album, loro lo hanno pubblicato e ci hanno dato il giusto supporto. Ripeto, niente di straordinario ma posso dire che finora siamo soddisfatti del nostro rapporto e guardiamo al futuro con ottimismo.”

Puoi dirci qualcosa rispetto alla leggenda di Kurbads e perché è stata scelta come tema portante dell’album?
“Quella di Kurbads è una leggenda lettone, che è arrivata fino ai giorni nostri da tempi ormai remoti. Nel 19° secolo, alcuni studiosi hanno deciso di intraprendere un viaggio di ricerca, attraverso tutto il paese, per raccogliere quante più storie popolari possibile. Fra le altre, ce n’erano alcune che parlavano di uomini nati magicamente da diversi animali: giumenta, toro, cane, lupo ma soprattutto, orso. Si narra che il figlio dell’orso crebbe forte e si dedicò ad aiutare la gente povera e combattere il male. Trovavo questa leggenda interessante ma, sapendo quanto la storia del Bearslayer (il figlio dell’orso) sia popolare in Lettonia, ho deciso di prendere in considerazione un’altra storia, quella di Kurbads, figlio della giumenta [il “son of the mare” della canzone omonima, Nda].
Tutto l’album parla della sua leggenda: dalla nascita di Kurbads fino alla sua morte nell’ultima battaglia, passando per le sue avventure e i suoi duelli contro la nemica giurata, la Strega Serpente. In questa leggenda si possono trovare temi arcaici come il rituale d’iniziazione, la calata negli inferi, antiche stregonerie, usi e costumi tradizionali dei nostri antenati. La stessa nascita di Kurbads è raccontata come una magia, penso che le sue origini risalgano addirittura all’età della pietra, quando gli uomini elessero un animale mitologico come proprio dio e creatore.
L’idea per un album del genere ci era venuta già da parecchio tempo, in fondo si tratta di una storia che la maggior parte dei Lettoni conosce fin dall’infanzia, per averla sentita dai parenti o studiata a scuola.
Ad ogni modo, il motivo principale per cui abbiamo deciso di raccontarla sul nostro disco è che volevamo condividere una parte della cultura baltica, cultura che è ancora oggi sconosciuta al resto del mondo. È stata ignorata per secoli, anche se noi (Lettoni e Lituani) abbiamo le stesse radici delle altre nazioni europee! Queste leggende sono, per noi, quello che le storie dei Nibelunghi, di Re Artù o di Cuchulainn rappresentano per gli altri paesi.”

“Zobena Dziesma” era un disco molto particolare. Ci saranno altri esperimenti simili in futuro, da parte vostra?
“Difficile poterlo dire oggi. In questo momento non ci stiamo pensando, stiamo lavorando al nostro prossimo album metal. Il fatto è che qui in Lettonia ci sono tantissimi gruppi folk, che suonano più o meno con lo stesso stile che avevamo adottato su ‘Zobena Dziesma’. Come se non bastasse, lo fanno a livelli professionali, visto che si dedicano solo a quel tipo di musica, mentre noi lo abbiamo fatto più che altro come un esperimento, non è certo roba che suoniamo tutti i giorni! Però, mai dire mai! Probabilmente, se saremo in grado di raccogliere abbastanza idee nuove, un giorno potremmo finire col registrare un altro album di puro folk. Ogni tanto suoniamo alcuni pezzi di ‘Zobena Dziesma’ dal vivo, facendoci anche aiutare da altri musicisti, quindi, chissà… Only time will tell.”

Gli strumenti suonati da Kaspars Bārbals vengono descritti genericamente come “strumenti folcloristici lettoni”: quali sono esattamente?
“Per essere onesti, tutti quegli strumenti sono simili a quelli utilizzati in altri paesi europei. Alcuni possono essere stati quasi dimenticati nei secoli, però le radici sono sempre le stesse. Principalmente, Kaspars suona quelle che si potrebbero chiamare cornamuse, costruite però da maestri lettoni e quindi dotate di un suono unico e particolare, se confrontate con le cornamuse irlandesi, per esempio. Poi suona una varietà di flauti, sia di legno che di metallo ma anche in questo caso, niente di super speciale. Infine utilizza il kokle, uno strumento a corde simile allo zither, fatto di una tavola orizzontale di legno con 11 corde. Si suona in maniera specifica, fermando con una mano le corde che non appartengono all’accordo desiderato.
Nelle nostre registrazioni usiamo anche altri strumenti tradizionali, come per esempio la giga, una specie di antenato del violino costituito da una cassa di legno con 3 corde, anche questo suonato in maniera particolare: su una corda si produce la melodia, mentre un’altra emette una singola nota come accompagnamento.”

In cosa il folk lettone si distingue da altri stili (per esempio, il celtico o il nordico)?
“Ogni paese ha qualcosa di unico nella propria cultura e parallelamente, nella propria musica. È difficile da spiegare, penso si debba solo ascoltare di persona. Forse la nostra musica popolare non è così piena di gioiose melodie come può essere quella celtica, per dirne una. Molte delle nostre canzoni tradizionali hanno una storia antichissima! Utilizziamo uno stile canoro che penso sia speciale: mentre alcuni cantano una sola parola ostinata, altri ci ricamano sopra una melodia. Comunque, dovreste ascoltare il nostro ‘Zobena Dziesma’ per capire meglio come il nostro folk si distingua da quello celtico, nordico o greco.”

Cosa significa, per voi, essere una metal band in un paese come il vostro? Avete mai affrontato ostacoli o pregiudizi particolari durante la vostra carriera?
“Il nostro è un paese piccolo e conseguentemente lo è anche la scena metal locale. Anche se siamo il gruppo metal più famoso in Lettonia, non c’è granché da fare! Abbiamo un solo locale dedicato al metal, tutto quello che succede nel nostro ambiente, succede lì dentro; ci sono forse un paio di festival in estate ma tutto finisce lì. Non abbiamo stazioni radio, riviste o altro, pur avendo un buon numero di gruppi metal.
Per quanto riguarda gli Skyforger, stiamo lentamente finendo per essere considerati un gruppo ‘mainstream’ e fra i nostri fans, ce ne sono parecchi che non hanno nulla a che fare col metal. Credo che dipenda dai nostri testi, che possono avere toccato l’anima di molti lettoni. Siamo in grado di richiamare un buon pubblico ai nostri concerti e suonare anche in festival generici, dove vengono rappresentati generi musicali anche molto diversi fra loro. A volte siamo apparsi sui giornali, alla radio e perfino in TV! Ma come ho detto prima, penso sia dovuto più ai nostri testi patriottici, che non alle canzoni metal.
Per gli altri gruppi, la vita è un po’ più difficile da queste parti: il più delle volte, si limitano a provare, fare qualche concerto ovunque ce ne sia la possibilità e registrare dei demo, nella speranza di ottenere qualcosa di meglio in futuro. Non posso che sperare che la scena lettone cresca definitivamente e che un giorno il mondo possa rendersi conto di quanto i nostri gruppi locali siano bravi!”

Cosa provate quando suonate di fronte ad un pubblico che non capisce una parola della vostra lingua ma canta comunque le vostre canzoni insieme a voi?
“Cosa posso dire… Ci rende veramente felici!!! La nostra è una lingua difficile da imparare, chi mai lo farebbe solo per poter cantare con noi dal vivo?! Per questo, quando vediamo i fans stranieri seguire i nostri cori, anche se in pratica cantano solo la melodia, ne siamo immensamente lieti, perché è la prova che alla gente piace la nostra musica!
Ovviamente non mi aspetto che chi vive in un altro paese si metta ad imparare i nostri testi, ne’ lo pretenderei mai. Proprio perché si tratta di una lingua difficile, è bello anche solo sapere che qualcuno ha avuto voglia di provarci! Per cui, non siate timidi, anche se sapete solo le melodie, cantatele con noi perché è una cosa che apprezziamo tantissimo. E per quelli che hanno avuto il coraggio di imparare i nostri testi… Ragazzi, siete degli eroi!!!”

Cosa ha determinato il successo del folk metal negli ultimi anni?
“Purtroppo, penso sia stata la sua commercializzazione. Quando le persone giuste decidono di promuovere un certo tipo di musica, questa arriva alla massa. Hanno fatto lo stesso scempio con ogni altro genere di metal: thrash, death e perfino black! Quando i produttori e le etichette hanno capito che questo stile poteva vendere bene, ci si sono buttati sopra. Penso però che gli ideali del pagan / folk metal siano andati persi, oggi siamo ridotti ad un genere basato su birra, corna, polke allegre e melodie stupide, suonate da bands che si atteggiano a rockstar. Purtroppo, aggiungerei. Il ‘ringraziamento’ principale, in questo caso, va al pubblico: hanno supportato alla grande questo degrado della musica pagana e folcloristica, dando credito a gruppi a cui non importa nulla di quello che stanno cantando e che non sanno nulla di folklore e storia. Si limitano a fare canzoni divertenti parlando di birra e vichinghi e vendono un sacco di dischi.
Scommetto però che tutto questo sarà finito entro breve, prima o poi la gente ne avrà abbastanza. Poi, forse, le idee giuste e i gruppi veramente sinceri torneranno in auge…”

C’è qualche speranza di vedervi suonare in Italia un giorno?
“Fino ad oggi, non abbiamo mai avuto la possibilità di venire da voi. Ad essere sinceri, non so nemmeno se avete festival estivi o cose del genere… [andiamo bene… Nda]
Purtroppo, se abbiamo un tour da fare, l’Italia non è mai sulla lista. Posso solo pensare che dipenda da certe specifiche particolari della vostra scena metal, non saprei. Comunque ci piacerebbe molto riuscire a suonare da voi, sappiamo di avere dei fans italiani e vorremmo davvero venire a suonare per loro e magari, farci conoscere meglio. Spero quindi che un giorno questo possa accadere.”

A te l’ultima parola!
“Vorrei fare un grande ringraziamento a tutti gli italiani che ci ascoltano e hanno acquistato i nostri dischi, specialmente a chi ha intrapreso lunghi viaggi per venirci a vedere in altri paesi. Speriamo che il nostro ‘Kurbads’ vi piaccia, è un po’ diverso dai nostri primi lavori ma se lo ascoltate attentamente, troverete lo spirito tipico degli Skyforger. Ricordate, la musica che suoniamo è strettamente legata ai testi, per creare la giusta atmosfera: questa volta parliamo di leggende, di Kurbads e delle sue avventure!
Spero di vedervi presto in Italia!
Niente è dimenticato, niente sarà dimenticato!”
Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 ott 2010 alle 17:48

Loro sono dei grandi, si sono evoluti tantissimo nel tempo... e l'ultimo spacca!