Steel Flowers: viva l'underground!

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I rockers milanesi Steel Flowers, freschi di pubblicazione del debut album “12 Tales From The Life Of Mr. Someone”, si raccontano senza peli sulla lingua per metal.it. Tra l’impegno per promuovere il disco e le session di scrittura per un nuovo lavoro già in cantiere, ho avuto il piacere di scambiare qualche battuta con il bassista Yano riguardo passato, presente e futuro della band, oltre che su temi caldi come la situazione della scena italiana e il problema del file sharing. Ecco il report fedele della nostra chiaccherata.

Ciao Yano e benvenuto sulle pagine di metal.it! Allora, dicci un po’ chi e’ questo Mr. Someone e che cosa racconta della sua vita nel vostro album
YANO: "Ciao, diciamo che il nostro Signor Qualcuno non è altro che un Signor Chiunque con il suo bagaglio di esperienze vissute, i suoi sogni e le sue delusioni. Potrei essere io, potresti essere tu, una persona qualunque che racconta uno spaccato della propria esistenza, le sue speranze, i suoi pensieri e gli accadimenti che lo hanno più colpito."
Come sono nati i testi di questo disco?
Y: "In questo caso, il 99,9 % delle lyrics è stato scritto da Riz durante il corso di parecchi anni; infatti, se analizziamo il testi dei brani, si può riconoscere chiaramente un percorso di vita vera, dai sentimenti più semplici ed adolescenziali fino alle considerazioni adulte e spesso amare e disilluse di un uomo maturo, in un continuo alternarsi di rabbia, riflessione e ironia. Da parte mia ho voluto collaborare con una piccola incursione nel testo di “Smash the fellow”, poiché ero molto interessato all’argomento trattato ed avevo avuto qualche buona idea in merito."
Parlando invece del procedimento compositivo, scrivete solitamente tutti insieme oppure c’e’ un vero e proprio mastermind all’interno degli Steel Flowers?
Y: "In questo primo disco i brani sono stati composti essenzialmente da Adry o da Riz (se escludiamo la musica di “Summer Tale”, opera di Gas), mentre gli arrangiamenti sono stati creati da tutto il gruppo e successivamente limati ed affinati in studio anche grazie al prezioso apporto del grande Paolo Di Lello.
Il nuovo materiale su cui stiamo lavorando, invece, è frutto di un lavoro molto più “corale”, e sicuramente si rivelerà molto più difficile attribuire la “paternità” dei singoli brani."
Ho notato la presenza di 3 chitarristi nella line-up ufficiale, Adry, Alex e Gas. Come gestite questa abbondanza?
Y: "Beh, devo dire che questo argomento ha finora generato delle perle di comicità quasi surreale da parte di certi presunti recensori che non si sono neppure presi il disturbo di ascoltare il disco e leggere il booklet…
Tengo a precisare che sia nel disco che nel live, le chitarre sono sempre due. Gas e Adry hanno suonato tutto il disco (a parte un assolo di Mirko Barbesino e una ritmica suonata da me), mentre Alex ha suonato al posto di Gas in tutti i live promozionali (ed anche in diverse occasioni precedenti alla release del disco) da quando quest’ultimo ha dovuto abbandonare la band per motivi personali, rimanendo comunque inserito nella line-up ufficiale come “tributo” a tutto il buon lavoro svolto e alla amicizia che ci ha legato. Per quanto riguarda la presenza di Alex nelle foto e nei credits del disco, si tratta di una sorta di regalo per il fatto di aver suonato lungamente gratis per permetterci di raccogliere fondi per terminare la produzione del disco e per aver creduto fino in fondo in questo progetto. Aggiungo che una sola volta ci siamo esibiti effettivamente con tre chitarre: diciamo che noi ce la siamo più o meno cavata, ma credo che il ricordo di quella serata tormenti il sonno del fonico ancora adesso…"
Le influenze rock e hard rock della vostra musica sono chiare e limpide, devo dire. Ma quali sono in particolare le band a cui fate riferimento?
Y: "In verità le nostre fonti di ispirazione sono ancora più ampie di quanto si possa immaginare, perché oltre ad evidenti riferimenti a Guns n’ Roses, Aerosmith, Deep Purple (qualcuno dice anche Black Sabbath), scendendo nei piccoli dettagli dello stile di ogni componente della band si possono riconoscere le più disparate influenze, dai Police agli Alice in Chains agli Iron Maiden, passando per tutto l’arcobaleno di stili del grande rock del ventesimo secolo, del quale, in effetti, questo disco può essere considerato una sorta di modestissimo tributo."
E quali sono i bassisti che piu’ hanno determinato il tuo amore per questo “mestiere”?
Y: "Senza alcun dubbio i bassisti che chiamo “portatori”; cioè tutti quelli che, tralasciando sproloqui di noiose note sparate più o meno a caso, si concentrano sul groove del brano e si preoccupano di fare il loro mestiere: portare la band nella giusta direzione. A tale proposito potrei citarti Sting, John Deacon, Gene Simmons e simili. Aggiungerei anche altri strumentisti molto più “pirotecnici” e dediti al virtuosismo quali Geddy Lee, Jaco Pastorius o Marcus Miller, soprattutto perché questi “mostri sacri” sono riusciti a coniugare una estrema fantasia melodica con la necessità di portare il brano e fornire una solida base agli altri musicisti."
Essendo piu’ o meno della stessa zona, vi conoscevo principalmente come cover band. Ci racconti come nasce la voglia di provare a fare qualcosa di proprio? E’ una cosa che ti senti di consigliare alle centinaia di band che ogni sera affollano i palchi di tutta Italia?
Y: "In verità il progetto nacque nel lontanissimo 1999 proprio per dare vita ai brani originali che già allora “ronzavano” nella testa di Riz ed imbrattavano i fogli dei suoi block notes. Solo successivamente i continui cambi di formazione e l’evidente necessità di maturazione artistica ci hanno portato ad un percorso costellato di decine e decine di cover, proprio per affinare lo stile e creare, in coloro che vi erano meno abituati, una sana confidenza col palco e con l’esibizione live. Per quanto riguarda tutto lo sterminato universo delle band italiane direi : “Sì, cazzo, componete musica originale, fate dei dischi, suonate i vostri pezzi dal vivo! Viva la musica originale, viva l’underground!”."
Siete on the road ormai da qualche anno…pensi che, rispetto a qualche anno fa, sia cambiata la scena a livello di locali, band e ambiente? In che modo?
Y: "Certo, la scena è radicalmente cambiata sotto tutti gli aspetti. Incominciando dalla parte economica, rovinata sia dalle band che si sono svendute gratis o quasi pur di suonare in certi locali, sia dai gestori dei locali stessi che preferiscono puntare su gruppi economici tralasciando la qualità. Anche il pubblico poi, soprattutto qua in Lombardia, fa la sua parte, fottendosene altamente della musica live, diventando via via più freddo e meno partecipativo (il tipico “culo incollato alla sedia” dei frequentatori dei locali dell’hinterland) e disertando i locali (o, ancor peggio, andandovi solo per criticare i musicisti con un insopportabile comportamento da “maestrine”). Se tutto questo non bastasse, l’ambiente in se è forse la cosa più marcia e malata : band che invece di aiutarsi non perdono occasione per sparlare e sparare a zero sui colleghi, ridicole agenzie di booking che si rivelano essere nient’altro che piccole “mafie” musicali che impediscono l’accesso a certi generi in certi locali e, infine, un intollerabile atteggiamento da semidei da parte di tanti musicisti che se appena sanno infilare due note a tempo una dietro l’altra si credono chissà chi…Fortunatamente esiste ancora qualche sprazzo di umanità e di amicizia tra alcuni musicisti, ma è assolutamente necessario un cambiamento netto dell’atteggiamento di tutti coloro che sono coinvolti nella musica live."
Cosa ne pensi invece del fenomeno internet-file sharing? Lo ritieni una minaccia per la musica oppure un’opportunità? Perchè?
Y: "E’ senza dubbio un’opportunità: i dischi costano troppo (e non per colpa di internet, costavano troppo già da prima) e il file sharing, per quanto illegale, da la possibilità a tanti artisti sconosciuti, dei quali probabilmente nessuno acquisterebbe un disco, di farsi sentire, e magari, col tempo, farà anche capire agli artisti “mainstream” che vivere di diritti d’autore è moralmente risibile, ed è necessario andare a lavorare (in questo caso: suonare live) per guadagnarsi la pagnotta."
Alcuni membri della band sono impegnati in altri progetti paralleli, vero? C’è qualcosa di particolare che hai voglia di segnalarci tra i vari progetti?
Y: "Non è un elenco molto lungo quindi posso anche raccontarteli tutti volentieri: il batterista Kiry ha appena terminato una fortunata collaborazione con gli ormai sciolti Prison System, band tributo ai System of a Down, io mi diletto a suonare in una tribute band dei Police ed assieme ad Alex faccio parte dei Nemirof, gruppo hard rock che sta preparando il ritorno sulle scene. Lo stesso Alex sta lavorando molto e bene con i suoi Kid in the Oven, band alternative al cui primo disco ho partecipato in veste di fonico/produttore e nel quale ho suonato alcune linee di basso."
Dicci una cosa che ti piace da impazzire della musica e una che proprio non sopporti
Y: "Quello che più mi fa piace della musica è la capacità di comunicare, di trascinare chi suona e chi ascolta in un mondo fantastico e generare “immagini mentali”, paesaggi sonori alternativi alla realtà. Quello che non mi piace direi di averlo già trattato ampiamente nelle risposte precedenti (risate)."
Parliamo un po’ della distribuzione del vostro cd e della vostra etichetta Primula Records. Come siete venuti in contatto? Dove possiamo trovare l’album e come vi trovate con la gestione di promozione e distribuzione?
Y: "Abbiamo conosciuto Primula Records (e le edizioni PA74 Music) tramite Stefano “Mendoza” Petrelli, un grande musicista e caro amico purtroppo recentemente scomparso. Quello che ci ha colpito è stata senza dubbio la serietà dei proprietari di Primula e l’onestà della loro offerta. Per quanto riguarda la distribuzione siamo presenti su tutti i maggiori store digitali (iTunes, Nokia, Amazon, Messaggerie Digitali ecc…), mentre dal punto di vista della promozione la nostra etichetta si prodiga il più possibile per tutti i suoi artisti, raggiungendo un notevole riscontro a discapito dei modesti mezzi a disposizione. Aggiungerei che per i più feticisti il disco è disponibile in tradizionale edizione cd ordinabile direttamente dal nostro sito ufficiale www.steelflowers.net."
Immagino che siate impegnati dal vivo per la promozione dell’album, vuoi ricordarci qualcuna delle prossime date?
Y: "Attualmente siamo molto impegnati sulla stesura di materiale nuovo, quindi al momento posso segnalarti solo l’appuntamento del 25 Aprile presso il Rock on the Road di Desio (MI). Stiamo altresì trattando i dettagli per ulteriori date che saranno presto comunicate sul sito."
Sempre che le novità non siano già in cantiere (in questo caso parlacene), come ti piacerebbe che fosse il prossimo album marchiato Steel Flowers?
Y: "Non vorrei svelare più di tanto sul prossimo album, ma posso dire che il materiale su cui stiamo lavorando segna una parziale rottura col passato, abbandonando in parte l’hard rock e spostandosi su un sound nettamente più “pesante e scuro”, molto più adatto ai nuovi testi sempre più rancorosi e pieni di livore… non dico altro, magari il 25 Aprile potremmo già dare un piccolo assaggio del nuovo sound… vedremo."
In chiusura, a te uno spazio libero per un saluto ai lettori di metal.it!
Y: "Beh, che dire… suonate, andate ad ascoltare musica e, soprattutto… ROCK ON!"
Intervista a cura di Alessandro Quero

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