PCC... patriottismo psichedelico!

Ai confini con la realtà verrebbe da dire. Una lucida follia che filtra correnti artistiche e storiche all'interno di un genere musicale di impossibile definizione, almeno questa è l'apparenza che i PCC potrebbero mostrare al primo incontro con il timpano, eppure in loro c'è un qualcosa di molto più concreto e analitico. Un velo che riesce a essere squarciato solo con attenzione e dedizione da parte di chi si imbatte in loro. Oppure avviene solo il contrario e non siamo noi a decidere?

PCC non è una cosa normale, di questo ne sei cosciente? E’ bene iniziare da subito mettendo i puntini sulle i. Ad ogni modo questa volta la musa ispiratrice è una sorta di Mantra al gusto di Manzotin. Da dove parte questo sfogo oserei dire futurista?

Zekkini: Su ciò che oggi viene definito normale e su ciò che normale lo è veramente, ci sarebbe molto da dire, ma non mi sembra questa la sede per approfondire l’argomento; ti basti riflettere sul titolo del primo album, Gerarchia Ordine Disciplina. Per quanto riguarda la genesi di Manzotin Mantra, ti rimando al retro della copertina del vinile, dove essa è spiegata piuttosto accuratamente. A parte che io non sono uno che ha bisogno di “sfoghi”, non è mia intenzione approdare ad alcuna forma di neofuturismo. Si tratta piuttosto di dissipare, con visionaria lucidità, la coltre di vieto conformismo che ammanta la nostra contemporaneità, e l’eredità delle avanguardie storiche può a volte essere utile per questa finalità.

E’ da un po’ di tempo che la tua vena artistica si esprime con dei termini di accompagnamento come “eroismo, pagliaccismo + patriottismo”, ti va di spiegare il significato che si nasconde dietro queste formule ermetiche? Sempre se ne esiste uno.

Zekkini: Faccio fatica a capire come si possano trovare enigmatici questi termini; è piuttosto il loro accostamento che può sembrarlo. Il conformismo di cui sopra si alimenta di false antinomie – uno degli scopi che mi prefiggo è proprio quello di giungere a pensare simultaneamente ciò che finora è stato pensato contraddittoriamente. Quindi per me non c’è aporia tra eroismo e pagliaccismo, misticismo, erotismo, omosessualità ed eterosessualità, culto della disciplina ed epicureismo ecc.

“Le sacre tavole del paroliberismo sonico” è un concetto interessante… anzi sembra proprio che dietro si nasconda l’essenza stessa dei PCC, ma tutto questo “paroliberismo” non credi che possa contrastare con l’assodato Gerarchia Ordine Disciplina?

Zekkini: No. Non credo. Come ho già sommariamente spiegato più sopra, anche in questo caso non c’è contraddizione tra ricerca della sensazione pura e i sacri principi di Gerarchia Ordine Disciplina, i quali sono completamente ignorati dalla nostra modesta contemporaneità.

Manzotin Mantra è una monotonia (non in senso negativo) che viene evoluta e riletta in continuazione da alcuni illustri esponenti dell’underground nostrano, quali sono stati i criteri di scelta e selezione che te li ha fatti scegliere?

Othi: L’idea di far remixare il brano Manzotin Mantra parte con l’invio del brano originale per una compilation online. Il brano arrivò dopo la scadenza e non venne incluso nella stessa, ma i promotori della compilation (neo-folk.it), rilanciarono facendo remixare il brano ad alcuni gruppi. Non fummo particolarmente soddisfatti dei risultati e la cosa pian piano sembrò cadere nel vuoto. Così, mi misi in contatto con alcuni gruppi con cui avevo già avuto il piacere di collaborare. Li selezionai in base al loro stile musicale, che doveva essere il più vario possibile, per evitare che la sequenza di remix fosse troppo indigesta per l’ascoltatore. Così avvenne per le versioni più pop e con influenze italo disco di TourdeForce e Sandro Codazzi, quello più ritmate e industriali di Malato e Sandblasting o quelle più Ambient di Obsil e Der Feuerkreiner. Spiritual Front invece ne sono usciti con un remix assolutamente insolito per i loro canoni. E’ stato piacevole vedere i diversi tipi di approccio a questo brano che inizialmente era esclusivamente vocale.

L’elettronica ( quella “d’autore”) è la base sonora da cui prendono vita le tue canzoni, ma come nasce un brano dei PCC, generalmente da cosa prendi spunto?

Zekkini: Principalmente dai testi; l’elettronica, le chitarre e quant’altro cercano di creare un’atmosfera consona alla barbarie verbale di Zekkini. Alcuni dei testi sono poesie musicate, altri sono testi concepiti espressamente per la declamazione in pubblico.

Tornando un momento nel passato sarei curioso di sapere come è stato accolto il precedente disco Gerarchia Ordine Disciplina, effettivamente vive di una fortissima personalità, non credo sia passato inosservato, o sbaglio?

Othi: Dal punto di vista della critica musicale, il responso è stato ottimo. Anche le vendite del disco sono state buone (abbiamo esaurito la prima stampa e ci apprestiamo a ristamparlo). In alcune città in cui abbiamo suonato, abbiamo notato una buona affluenza e un pubblico che si divide tra quelli entusiasti e quelli che sorseggiano cocktail, chiacchierando, aspettando il dj set di turno. Alcuni più infastiditi, rumoreggiano con brontolii bovini. Perciò si crea abbastanza spesso un clima vagamente teso, che trovo interessante.

Non ho avuto ancora l’occasione di poter assistere dal vivo ad un tuo concerto, però mi incuriosisce la tua possibile chiave di lettura sulle assi di un palco. E’ un atto di propaganda oppure un devastante fiume in piena di musica e intrattenimento?

Zekkini: Intrattenimento direi di no, perché sono da sempre contrario all’esistenza stessa della società dello spettacolo. Io ho sempre alternato varie forme di espressione artistica dal vivo, quali reading, performance, teatro e concerto. Ultimamente però cerco di concentrare il tutto in una sorta di concerto teatralizzato, che di solito prevede una serie di conferenze-lampo a metà dell’esibizione; spesso accompagno i nostri brani con momenti di ballet mécanique, poesia ginnica e sessioni di immobilismo dinamico.

La tua militanza ideologica/culturale, se proprio la vogliamo chiamare militanza, è abbastanza chiara ad un occhio attento, però vorrei sapere come si rapporta ad una situazione quotidiana che è già di per sé abbastanza ricoperta di merda, è una reazione a quello che ti/ci circonda? Oppure una netta e individualistica – autonoma – presa di posizione, indipendente dal contesto esterno?

Zekkini: Essere indipendenti dal contesto esterno, è quasi impossibile, soprattutto per un artista. Io non mi considero un individualista, bensì una singolarità divergente. Non faccio più politica attiva da dieci anni, comunque non mi sono mai considerato un militante, piuttosto una singolarità divergente che voleva estendere il proprio dominio prima all’interno di un partito (che di solito è un’entità farisaica che impedisce lo sviluppo delle personalità) e in seguito al di fuori dell’angusto mondo autoreferenziale della politica odierna. Il movimento postcontemporaneo vuole essere un punto di riferimento non per i cosiddetti “diversi” – già ampiamente sindacalizzati – ma piuttosto per tutti coloro che si sentono unici, eccentrici, esteti, dandy decaduti, militaristi snob.

Che ne pensi della rassegna culturale in tributo al futurismo che si è svolta qualche tempo fa qui a Roma? La solita spirale commerciale all’Italiana, oppure un qualcosa da reale interesse culturale?

Zekkini: Celebrazioni del centenario del manifesto del futurismo ce ne sono state in tante città italiane; ad alcune di queste abbiamo partecipato e sull’argomento sono intervenuto con vari articoli e in passato anche con un libro. In linea di massima, mi pare si sia trattato di una celebrazione acritica, la quale non ha voluto fare distinzioni tra i portati positivi e quelli negativi dell’utopia futurista.

Tornando a parlare dei PCC vorrei sapere come siete arrivati a firmare per Musica Di Un Certo Livello? Ci sarà la possibilità di vedere ristampati i primi dischi dei PCC?

Othi: PCC si imbattono in Musica di un Certo Livello nel 2002 a Bologna e dà subito alle stampe The Ultimatum Collection. Non credo che i primi ep verranno ristampati nella loro forma originaria, anche perché i brani contenuti sono parzialmente contenuti e riarrangiati in GOD e i rimanenti verranno inclusi nel prossimo disco, Patriottismo psichedelico.

Ma perché Post Contemporary Corporation? Meglio una democrazia sfasciata o un regime che funziona? Così, “domandoliberalismo”.

Zekkini: il nome del gruppo deriva dall’ambizione di voler dare una dimensione aziendale, ma anche corporativa ad un progetto artistico. Credo che la democrazia di massa sia una contraddizione in termini; la democrazia autentica ha funzionato solo ai tempi della polis ateniese, dove la partecipazione attiva alla vita pubblica includeva non solo la politica, ma anche il teatro. Tale partecipazione era possibile solo in quanto il numero dei cittadini era assai limitato e soprattutto essi erano accuditi dagli schiavi per le loro incombenze quotidiane. E’ sempre comunque opportuno impegnarsi per una partecipazione il più possibile allargata della gestione del potere e, cosa oggi assai ardua, fare riferimento a un’autorità che abbia un fondamento sacrale.

Bene, siamo alla fine, ci sarà l’occasione di una Roma Peggiore? O meglio, tanto per intenderci, di un vostro concerto da queste parti?

Othi: Abbiamo suonato un paio di anni fa a Roma, tra l’altro uno dei concerti più divertenti. Speriamo di poter suonare per quest’autunno, ma al momento non sono in programma date.

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