SOUL TAKERS (Mauro , drums)

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Il promozionale dei Soul Takers, band tricolore, devo dire che mi ha colpito parecchio, sia per la classe che questi ragazzi dimostrano di avere, che per l’incisività e la perizia tecnica che le singole composizioni mettono in luce. A voi una band nuova, senza dubbio interessante e pronta per un roseo futuro…almeno questo è quello che si meritano!

Salve ragazzi... la prima è una domanda di rito…potete presentare la band ai lettori di EUTK.net?
Gli attuali Soul Takers, Gianluigi (voce), Francesca (chitarra), Federica (pianoforte), Andrea (basso) e Mauro (batteria), nascono nel 1999/2000 circa, il gruppo è stato fondato da Francesca e Federica con l'idea di fondere i due generi che meglio permettevano loro di esprimersi (la musica classica, che studiano da molti anni, ed il metal) in maniera un po’ diversa dagli stereotipi symphonic/power, in modo più intimo e in un certo senso, cameristico.
Tutti i membri dell’attuale line-up avevano comunque già avuto esperienze più o meno “importanti” con gruppi underground. Io, il primo della formazione odierna ad unirsi alla band, suonavo con Andrea nei Dark-Ages.
Gianluigi cantava in numerose formazioni, tra cui Midgard e Winter Mist (insieme ad Andrea).

Il vostro sound ha radici nell'oscurità del Gothic, nella maestosità del Prog, nella grinta del Power e nella drammaticità della musica classica. Qual è la vostra fonte d’ispirazione? Qual è il vostro background musicale?
Per quello che riguarda le influenze individuali possiamo dire che Gialuigi in si ispira molto a Messiah Marcolin, ma, se istigato, potrebbe tirare fuori tutta una serie (pressoché infinita) di cantanti a noi sconosciuti e altri più “di nome”. E’ veramente una “fogna musicale”, possiede un numero sbalorditivo di cd e conosce praticamente qualunque gruppo rock/metal (fossero solo quelli…) esistente sulla faccia della terra: difficile dire quali siano le sue influenze principali!
Federica è il membro del gruppo in cui l'approccio classico risulta più evidente ed infatti non ha praticamente alcuna fonte di ispirazione tra i tastieristi moderni: per scelta usa solo il pianoforte (purtroppo, non potendo certo permetterci l'uso di un pianoforte vero dal vivo, usiamo un piano digitale ma non disperiamo, magari…un giorno…): non ci piace l'idea di usare una tastiera per imitare i suoni degli strumenti, preferiamo usare strumenti veri e, per quanto riguarda i synth, riteniamo che siano inadatti a creare atmosfere che vogliamo trasmettere.
Francesca ama particolarmente chitarristi come Randy Rhoads, Criss Oliva, Marty Friedman e Tore Otsby ma, anche nel suo caso, sono forse più evidenti le influenze classiche.
Anche Andrea, con l'uso del basso fretless, si trova in alcuni passaggi abbastanza vicino al violoncello. Comunque i suoi bassisti preferiti sono M. Manring, Randy Coven, Sean Malone e molti altri bassisti molto più bravi di lui (ahahahah!!!)
I miei eroi sono Mike Terrana, Richard Christy, Mark Zonder, Scott Travis, il buon vecchio Jorg Michael e ovviamente, Scott Columbus, anche se l’ultimo è il vero mito inarrivabile del metal-drumming (scherzo!).
Bisogna comunque dire che l’influenza preponderante sul nostro sound è quella che deriva dalla musica e dall’armonia classica infatti le sorelle se la menano un casino con questa storia e credono di essere le prime ad avere tentato una cosa di questo tipo… d’altronde è comprensibile, l’ultimo disco che hanno ascoltato è stato Chameleon degli Helloween…
A parte gli scherzi gli autori di musica classica che ci hanno più influenzato sono quelli appartenenti al periodo tardo-romantico/decadente tra l'Ottocento ed il Novecento (in particolar modo Brahms e Chopin).

Che cosa nascondono le rovine, nella fioca luce di una grigia giornata, che si ergono dal terreno innevato raffigurate in copertina?
L’immagine di copertina è tratta da un quadro di Friederich. Noi ci siamo limitati ad apportare alcune modifiche per renderla più adatta all’abbinamento con la nostra musica. Abbiamo per esempio cancellato il cimitero che si intravedeva nelle brume per evitare che risultasse troppo funerea.
Diciamo che fin dall’inizio avevamo pensato di utilizzare per cover un quadro romantico o simbolista e, tra gli altri, avevamo pensato all’Isola dei Morti e ad un acquerello di Victor Hugo. Quello di Friederich ci ha però convinto più degli altri, forse anche a causa del fatto che quel quadro non esiste più in quanto è andato distrutto, cosa che, a nostro modo di vedere, carica l’opera di un certo fascino arcano.
Le rovine in copertina non nascondono niente di particolare. Crediamo che il fatto importante sia proprio che limitano la visuale dell’osservatore e, di conseguenza lo obbligano ad “andare oltre” attraverso l’immaginazione. Sorta di siepe leopardiana, sono indicative del potere evocativo che sentiamo (e speriamo venga percepito dagli ascoltatori) nella nostra musica e che riteniamo sia una delle componenti fondamentali dell’arte.
Questa è una spiegazione che possiamo dare a posteriori e che può dare un’idea di massima della nostra poetica, in realtà non siamo così assillati dal dare un significato per forza ad ogni idea, parola, immagine.

Da dove deriva la tristezza ed il romanticismo che lega come un filo invisibile tutte le songs?
I brani sono opera delle sorelle quasi in toto. L’impegno del resto della band è richiesto soprattutto in fase di arrangiamento. Ciò non toglie che le atmosfere presenti nei brani rispecchino il sentire di noi tutti.
Riteniamo che la malinconia presente nei brani sia manifestazione del nostro atteggiamento verso la condizione esistenziale dell’uomo, diviso tra il senso di “vanitas vanitatum” e la conseguente sensazione inutilità dell’agire, la rabbia nei confronti di un mondo perduto e il desiderio di lotta, di non lasciarsi andare e continuare a combattere per ciò che riteniamo importante, anche e soprattutto quando la speranza sembra perduta.

Come mai avete deciso di registrare solo tre tracks? A quando un full lenght album?
Perché tutti coloro con cui abbiamo parlato riguardo allo scopo del nostro promo (trovare un’etichetta interessata alla nostra musica) ci hanno consigliato di registrare tre brani per le valenze mistico/occulte del numero... ehm, perché un’etichetta non ascolta più di tre brani e perché generalmente non si accontenta di due: se poi ciò sia vero o meno, lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
Inoltre, siccome i brani sono piuttosto lunghi e complessi, non volendo fare ricorso agli “accorgimenti” tecnologici che avvelenano la musica metal del nostro periodo, abbiamo preferito concentrarci su pochi brani.
Oltre a ciò va senz’altro detto che il tempo a nostra disposizione era relativamente limitato e, perciò, abbiamo preferito puntare su una maggiore qualità a scapito della quantità.
Riguardo al full lenght…speriamo presto. Abbiamo contatti con alcune etichette interessate e speriamo di ottenere almeno un contratto di distribuzione. Se tutto andasse male… si vedrà, probabilmente autoprodurremo il nostro disco come fanno molte band attualmente.

Che cosa vuol dire oggigiorno suonare un genere, una musica come la vostra, soprattutto in un Paese come l’Italia che, anche se cresciuto a dismisura come importanza musicale nel Mondo del Metal, rimane ancora in forte handicap rispetto alla Germania, per esempio, o alla Svezia?
Vuol dire lottare tutti i giorni per cercare di andare avanti. Combattere contro la mancanza di spazi per esibirsi (ma anche per provare), contro coloro che cercano di approfittarsi dei gruppi giovani, contro l’indifferenza che circonda la musica underground e l’ostracismo che tuttora è presente nei confronti del metal, con lo spirito di competizione che, al posto di aiutare a formare una scena underground credibile, porta all’isolamento delle varie band; con la scarsa disponibilità di mezzi e di strutture. Vuol dire sperare che, prima o poi, qualcosa cambi.

Quale segreto nasconde il silenzio delle parole?
Intendiamo con questa frase l’incomunicabilità che si cela dietro alle parole scambiate tra gli esseri umani, l’impossibilità di raggiungere la comunione di animi, la frustrazione dovuta al continuo vano tentativo. Essa è senz’altro uno dei temi presenti nella nostro lavoro e con la musica cerchiamo, magari invano, di andare oltre ad essa, di superarla cercando di palesare sentimenti nascosti nelle profondità dei nostri spiriti.

Curiosità: mi puoi spiegare la scelta del vostro monicker? Non pensi che, visto la ricercatezza delle vostre composizioni, un nome anch’esso più ricercato si possa associare meglio al vostro sound?
Il nome del nostro gruppo è stato scelto molti anni fa, prima ancora che io entrassi nel gruppo. E’ il titolo di un b-movie d’orrore (mai visto da nessuno di noi, tra l’altro) che, letto su una rivista, è saltato all’occhio delle ragazze.
In realtà lo riteniamo molto adatto a noi in quanto rappresenta ciò che riteniamo sia lo scopo della musica: e cioè il rapimento estatico dell’animo umano. Abbiamo avuto dubbi inizialmente (come la maggior parte dei gruppi, credo) sul nostro monicker ma, col tempo, ci siamo abituati ed affezionati a “Soul Takers” ed è diventato parte di noi stessi al punto da immaginarci difficilmente scissi da esso. Sarebbe inoltre ormai troppo tardi visto che siamo “conosciuti” con questo nome.
Infine mi sento di aggiungere che un nome più ricercato corre il rischio da un lato di cadere nel retorico e, dall’altro, di essere difficilmente memorizzabile e di scarso impatto.

Cosa c’è dietro l’angolo per i Soul Takers?
Lavoro, lavoro e poi ancora lavoro, sperando prima o poi di ottenere qualche soddisfazione… (magari il full lenght)

Ora puoi dire quello che vuoi ai lettori di EUTK.net!
Vi ringrazio per averci dato la possibilità di esprimermi, saluto tutta la redazione e in particolare Lorenzo Testa, Marco Negonda e Marco Colombo, con i quali suono da qualche mese negli Hyades. Invito tutti a venire a trovarci ai nostri concerti e sul nostro sito www.soultakers.net ... Possa la Grande Rana essere con voi… Ciao!

Intervista a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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