Anthrax (Scott Ian, guitars)

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Gruppo:Anthrax

Dopo cinque anni di assenza dalle scene tornano gli Anthrax con un nuovo album che sicuramente non mancherà di far parlare di sè, nel bene o nel male. Di questa nuova uscita e di molto altro abbiamo parlato col più che disponibile Scott Ian, aspettando di vedere di nuovo la band in azione sul suolo italico il mese prossimo.

Cominciamo parlando un po’ del nuovo album, We Have Come For You All, qual è la tua personale opinione sul nuovo lavoro degli Anthrax?
Ah, cosa ti posso dire? Che si tratta di un buon disco! Il nuovo lavoro rappresenta un passo importante per la band, dato che abbiamo passato gli ultimi 3 anni alla ricerca di una label, fino a quando la situazione non si è sbloccata con la Nuclear Blast. Durante le registrazioni del nuovo album eravamo consapevoli che fosse passato molto tempo dalla data dell’ultima pubblicazione degli Anthrax, quindi ci siamo impegnati per fare che il risultato valesse veramente l’attesa dei 5 anni che hanno portato poi alla sua pubblicazione. Penso che il risultato confermi quanto detto, ne sono molto soddisfatto: ci puoi trovare il miglior songwriting della band che ha portato al più completo disco mai registrato dagli Anthrax.

Quale significato ha il titolo dell’album e cosa vuole rappresentare l’immagine in copertina?
Per me il titolo rappresenta una sensazione, la sensazione che si deve avere quando si ascolta un disco, si legge un libro o si vede un film al cinema: che quello a cui stai assistendo sia stato fatto sostanzialmente per te. Questo disco è stato fatto con questa intenzione, di condurre l’ascoltatore attraverso 45 minuti di musica con questa idea in mente; l’idea è quella che deve accompagnare ogni esperienza di questo tipo, ovvero l’abbandonare qualsiasi pensiero e preoccupazione esterna per godersi esclusivamente l’ascolto dell’album e divertirsi. Questo è poi in fondo quello che mi aspetto personalmente dall’ascolto di un nuovo album: di estraniarmi da qualsiasi pensiero, sedermi e dedicarmi solo all’ascolto del disco, impegnando la mia mente in questa unica azione e nient’altro.
La copertina invece non ha nessun significato particolare per me! Quando abbiamo deciso di contattare Alex Ross , uno dei miei disegnatori preferiti di comic books, per occuparsi dell’artwork, gli abbiamo detto il titolo dell’album e l’idea di ritrarci in copertina come dei supereroi è venuta direttamente da lui. Non so cosa lo abbia ispirato, se il titolo stesso o qualche altra motivazione particolare, quindi non posso sapere quale sia il significato di tale disegno per il suo autore. Per quel che mi riguarda, mi ha divertito molto vedere il mio ritratto come fossi un supereroe!

Come mai ci è voluto così tanto tempo per pubblicare un nuovo album?
Semplice, perché eravamo impegnati! Abbiamo avuto problemi di etichetta, siamo stati impegnati anche con un tour negli Stati Uniti e intanto abbiamo registrato l’album. C’è voluto del tempo, soprattutto per risolvere i problemi di etichetta e di contratto che ancora ci vincolavano; non è stata cosa facile, ma volevamo essere certi che tutto fosse predisposto al meglio e che ogni problema fosse definitivamente risolto prima della pubblicazione del nuovo album.

È innegabile che ci sia stata una forte evoluzione nel sound degli Anthrax nel corso degli anni, cosa mi puoi dire a riguardo?
Non saprei, anche attualmente non possiamo dire di aver raggiunto dei connotati ben precisi per quel che riguarda la nostra musica. So che molta gente non sarà d’accordo con me, ma la mia opinione è che il nostro modo di suonare è decisamente migliorato rispetto al passato. Quando mi capita di ascoltare qualche vecchio brano mi chiedo “cosa diavolo stavamo suonando?”. Intendiamoci, ogni nostro disco ha delle buone canzoni, ma quando mi capita riascoltarne altre mi chiedo come abbiamo potuto metterle su disco: le migliori infatti le abbiamo sempre proposte dal vivo, le altre invece non mi ricordo neanche di averle registrate! Il fatto è che come songwriter ci è capitato spesso di avere delle ottime idee e di averne altre meno valide, delle quali ci siamo accontentati. Il fatto è che devi essere completamente soddisfatto di ogni canzone che compone il disco, senza accettare delle vie di mezzo che non ti convincono appieno; col passare del tempo ci siamo sempre più avvicinati a questa linea di principio con ogni album che abbiamo registrato.
Sono soddisfatto del modo in cui la band lavora ultimamente e del nostro modo di comporre musica; questo è cambiato nel tempo così come la band stessa è cambiata: abbiamo cambiato cantante e lavorare con John ci ha portato a fare cosa diverse da quello che facevamo in passato, rispetto a quando c’era Joey.

Credi che i fan della vecchia guardia degli Anthrax saranno in grado di apprezzare il nuovo album?
Mi auguro di sì, sarebbe ignorante e stupido aspettarsi il contrario. Questa band ha sempre cercato di migliorarsi musicalmente, producendo dischi di livello sempre superiore; non riuscirei quindi a comprendere il motivo per cui chi ci segue da tanto tempo non dovrebbe gradire il nuovo album.

Insieme a Slayer, Megadeth e Metallica, gli Anthrax vennero ai tempi definiti uno dei “Four Horsemen of Speed Metal”: qual è la tua personale opinione riguardo queste tre altre grandi band e il loro stato attuale?
Dunque, i Megadeth si sono sciolti e questa è stata una grossa sorpresa per me, devo ammetterlo. Non comprendo il motivo di questo scioglimento, anche perché credo che Dave Mustaine sia una persona la quale ha la capacità di continuare a fare dischi finché ne ha la voglia. Quello che credo quindi è che al momento Dave non abbia più tanta voglia di rimanere nel mondo della musica, anche se sono pronto a scommettere che tra un paio d’anni tornerà a far parlare di sé con un nuovo album.
Gli Slayer sono stati senza dubbio la mia band preferita nel corso degli anni Ottanta: penso che Reign In Blood sia uno dei pochi album che si possano considerare perfetti sotto qualsiasi aspetto. Sono sempre stati insuperabili in quello che fanno e lo sono tuttora, soprattutto dal vivo: mi è capitato di rivederli in azione proprio lo scorso dicembre e ne ho avuto di nuovo la conferma, hanno un’intensità incredibile e riescono a trasmetterla sul palco pur rimanendo praticamente immobili. Sono contento che Dave Lombardo sia tornato nella band e ritengo che sia molto migliorato rispetto al passato ed è un’ottima cosa per la band.
Per me gli Slayer sono poi la band più cattiva che sia mai esistita: non c’è black, death o qualsiasi altra metal band che regga il confronto con gli Slayer, nessuno può essere “heavy” quanto loro, sono irraggiungibili.
Riguardo i Metallica, cosa ti posso dire? Non è facile per me parlare di una band che conosco dal 1982, con la quale siamo sempre stati in ottimi rapporti, soprattutto con Kirk, e vedere che ora sono diventati una delle rock band più famose del pianeta. È difficile pensare che nel 1983 ci davano 5 dollari per suonare assieme nelle bettole del New Jersey mentre ora la stessa band, con la quale abbiamo diviso queste esperienze, è diventata più famosa degli Iron Maiden, degli AC/DC e di qualsiasi altra icona vivente dell’ hard rock. In un certo senso sono orgoglioso del loro successo, dato che eravamo parte della stessa scena, dalla quale loro sono poi emersi al momento giusto nel 1991 con il black album. Per il resto, non mi sento di criticare la loro fama o di accusare il loro atteggiamento: penso che qualsiasi band quando firma un contratto, e di conseguenza registra un album, abbia come sogno quello di vendere più copie possibili e diventare davvero famosi.
Chi disprezza una band, nel tal caso i Metallica, perché il loro quinto album non suona come il primo, per farti un esempio, non può essere considerato un vero fan della band stessa. Posso capire il fatto che una persona possa non apprezzare un disco, ma non per questo deve girare le spalle alla band soltanto perché non è in grado di seguire il suo cammino musicale. Sono onesto, non mi piacciono né Load né Reload, ma non per questo vado in giro a dire che non mi piacciono i Metallica, sarebbe ridicolo! Continuerò ad andare ai loro concerti e ascolterò qualsiasi loro nuovo album perché sono una delle più grandi rock band di sempre.

Tornando a parlare degli Anthrax, non solo la vostra musica ma anche la vostra immagine si è modificata nel corso degli anni, da quella “denim & leather” degli esordi al look skater/hardcore dei primi anni Novanta, fino al vostro aspetto odierno; quanto pensi sia importante l’immagine di una band?
Secondo me non ha nessuna importanza. Agli inizi avevamo un look alla Judas Priet solo perché Neil Turbin considerava importante questo aspetto, per cui dovevamo vestirci con tanto di pelle, borchie e altri orpelli. Personalmente ho sempre odiato vestirmi in quella maniera sul palco, infatti appena Neil lasciò la band smettemmo immediatamente di vestirci in quella maniera. Non ho mai capito perché dovessimo conciarci in quel modo sul palco! Da lì in poi abbiamo cominciato a vestirci allo stesso modo in cui ci vestivamo per girare in strada, coi pantaloni corti se fa caldo, coi jeans se fa freddo! Ed è quello che faccio tuttora: se verrai a vederci a marzo indosserò un paio di pantaloncini sul palco, come ho sempre fatto.

Qual è secondo te il peggior periodo vissuto dagli Anthrax e di conseguenza il peggior album della band?
Il peggior album penso sia State of Euphoria, per il fatto che è stato registrato in fretta, giusto per avere un disco nuovo alle spalle per poter andare in tour con gli Iron Maiden quell’anno. Eravamo in studio proprio quando ci hanno offerto di partecipare al Monster of Rock del 1988, la più grande opportunità che ci fosse mai stata offerta fino a quel momento. Eravamo talmente eccitati all’idea che le registrazioni dell’album passarono in secondo piano, finendo per dedicarci molto meno tempo del necessario. Il risultato è stato ovviamente poco gratificante, dato che sapevamo quanto avremmo potuto fare di meglio, anche se la gente apprezzò comunque quel disco. Per me ci sono solo un paio di canzoni che si salvano, il resto dell’album lo trovo inascoltabile.
Uno dei momenti più brutti per la band, e soprattutto per me personalmente, è stato mentre eravamo in tour coi Metallica, quando Cliff Burton rimase ucciso. Sicuramente fu uno dei peggiori momenti di tutta la mia vita.

Lo scorso autunno siete stati qui in Europa di spalla ai Motörhead, come è stata questa esperienza?
Per prima cosa è stato per noi un onore il fatto che Lemmy ci abbiamo voluto come opener per questo tour, ed eravamo molto eccitati all’idea di tornare in Europa, dove non suonavamo dal ’98. Non sapevamo proprio cosa aspettarci, come la gente ci avrebbe accolto, dato che molte cose sono cambiate in questi anni. Fin dalla prima data a Manchester il pubblico ha reagito alla grande al nostro show e la cosa non ha potuto che farci piacere; molti dei fan che ci hanno seguito in quel tour non ci avevano mai visto dal vivo e siamo contenti di aver fatto loro una buona impressione.
Tutto questo mi fa ben sperare per il prossimo tour da headliner che faremo in primavera qui in Europa e che inizierà il 5 marzo a Dublino per arrivare in Italia a Milano il 25 dello stesso mese.
Dopo l’uscita del disco cercheremo di fare il maggior numero possibile di show, in Europa come negli Stati Uniti, cercando di partecipare anche a qualche festival, anche se è ancora presto per parlarne. L’ultimo tour durò solo un paio di mesi, questa volta invece vogliamo fare il possibile per recuperare il tempo perso.
Non vediamo l’ora di tornare a suonare dalle vostre parti e abbiamo delle grosse aspettative da questo nostro come back, mi auguro di non deludere nessuno di voi!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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