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Gruppo:Unearth

Intervista raccolta da Gianluca Grazioli
Traduzione a cura di Elisa Golzio

Cominciamo parlando del titolo dell’album, ovvero “In the Eyes of Fire”…Davvero una scelta di stile! Cosa vi ha spinto a nominarlo così?

Bè, siamo 5 ragazzi che qualche tempo fa hanno cominciato a lavorare alla realizzazione di un disco che fosse potente, heavy, brutal, e che, soprattutto, andasse contro la moltitudine delle produzioni degli ultimi tempi in ambito metal. “In the Eyes of Fire” ci rispecchia al meglio e secondo il mio parere costituisce un disco thrash assolutamente attuale; abbiamo assunto una posizione precisa con questo album, e siamo stati la prima metal band dopo davvero tanto tempo, a realizzare un disco organico privo di tutte quelle cagate dell’ultima ora come campionamenti vari, metalcore, voci pulite tipicamente nu metal, e stoppate generali.

Gli Unearth hanno la capacità di mescolare l’hardcore americano con elementi melodici che hanno radici nella scena svedese. Sei d’accordo con questa affermazione? Quali bands vi hanno influenzato maggiormente?

No, a dire il vero. Non sopporto il termine “metalcore”, il wave heavy metal americano o qualsiasi etichetta che si occupi di questo genere specifico di musica... Gli Unearth hanno avuto un trascorso metalcore nell’anno 2000, ma non siamo più una band metalcore da oramai tanto tempo. Il disco ”The Stings of Conscience” contiene parecchi riffs che si riallacciano a sonorità propriamente hardcore mentre, a mio parere, “The Oncoming Storm” ha una sensibilità più metal. Solo perché una band inserisce le stoppate nei suoi pezzi, ciò non fa di essa un band hardcore!
Se diamo uno sguardo alla storia della musica, formazioni come Minor Threat, Blackflag, Youth of Today e Judge hanno sempre composto pezzi velocissimi e di sapore 100% hardcore. Anche gli Slayer hanno utilizzato i breakdowns nei loro pezzi e per questo possono essere definiti metalcore?
È possibile che ci si attribuisca una parte di responsabilità nel processo di inizio e diffusione del fenomeno metalcore, poiché abbiamo iniziato a suonarlo in tempi ancora non sospetti: gli Unearth dopotutto sono sempre stati ben disposti verso le novità e siamo stati la prima band nel 2006 a pubblicare un disco organico che non contenesse cazzuti cori pop metal e registrazioni artefatte, comuni alla maggior parte dei gruppi odierni. Marciamo sul solo battito della nostra batteria. Il metalcore non è altro che una moda passeggera come il ballo della Macarena.
Per quanto riguarda le formazioni da cui siamo stati influenzati maggiormente e da cui abbiamo tratto ispirazione cito Metallica, Megadeath, Crowbar, ecc...

Se non sbaglio, il nuovo disco è stato prodotto da Terry Date, uno dei migliori produttori di tutti i tempi. Come ha avuto inizio questa collaborazione?

Gli abbiamo semplicemente domandato se avesse avuto piacere a produrre il disco e lui ha risposto che avrebbe dato un’occhiata al nostro catalogo. Successivamente ci ha contattato dicendo di aver gradito il nostro materiale quindi ci siamo accordati per un incontro con tutta la band. Terry è volato a Boston e mia madre ha cucinato per tutti un pasto tradizionale italiano che ci ha soddisfatti e riempiti a tal punto che per un pò non siamo stati per nulla in grado di parlare di affari. Dopo aver digerito, abbiamo cominciato a discutere dell’approccio che avremmo voluto avere verso il disco e Terry ha gradito quello che abbiamo avuto da dire a riguardo. La sua visione del lavoro era molto affine alla nostra e devo dire che ha funzionato tutto alla perfezione, anche perché sapevamo che avrebbe fatto le scelte giuste per noi, artisticamente parlando. Non posso dunque altro che ripetere che è andato tutto per il meglio!

Le copertine dei vostri dischi sono sempre molto affascinanti: vi siete occupati personalmente della scelta dei soggetti o è un compito di cui si fa normalmente carico la vostra etichetta discografica?

Abbiamo contattato personalmente il nostro management in merito alla possibilità di avvalerci della collaborazione di Don della Demon Hunter, poiché il materiale da lui realizzato nel 2005 e precedentemente è davvero strepitoso. Ci siamo confrontati tutti insieme nel periodo in cui stavamo registrando il disco a Seattle e gli abbiamo comunicato il tipo di sensazione che avevamo riguardo a come avremmo voluto che il disco risultasse, nel momento in cui lo sguardo cadesse sulla copertina. Poco dopo, Don ci sottopose una bozza che risultò subito spettacolare. Questo disco ha un “look” molto classico: lo scudo, i fiorellini, le spine e le candele fanno pensare che siamo fuori in guerra, è un’immagine metaforica contro la scena odierna e le sue realizzazioni. Volevamo qualcosa che fosse di forte impatto e lo abbiamo ottenuto!

Al momento, siete in giro per gli Stati Uniti in occasione del “Sanctity of Brothers” tour. Cosa puoi raccontarci del pubblico presente alle vostre esibizioni? Che tipo di reazioni avete riscontrato finora?

Il tour sta andando davvero molto bene, non suonavamo in veste di headliner da diverso tempo quindi è davvero soddisfacente poterci esibire per più di 35 minuti a serata. Per quanto riguarda il responso del pubblico ai nostri show non potevamo sperare in meglio: i ragazzi vengono ai concerti e si scatenano sulle note dei pezzi vecchi e nuovi. Questo tour si sta rivelando un vero successo per noi e siamo pronti a continuare su questa linea!

Il vostro sito Internet è uno dei più completi e ben realizzati che abbia mai visitato. Qual è il tuo pensiero in merito ad Internet, appunto, ai files mp3 e via dicendo?

Controllo il sito continuamente, giusto per vedere come si sviluppa e ritengo che i nostri web designer stiano facendo davvero un gran lavoro nel tenerlo continuamente aggiornato. È inoltre di facile navigazione poiché si può accedere a numerose sezioni in cui c’è materiale da leggere, visionare e scaricare; la grafica poi è fantastica! Sono assolutamente soddisfatto e so che anche i fan lo sono.

Qual è stato, fino ad ora, il momento migliore della tua carriera?

Direi due shows nello stesso weekend, quello presso il Worcester palladium e l’Hellfest 2001 a Syracuse, NY; è stato Questa è stata la prima volta in cui la gente si è mossa in massa solo per vederci suonare: c’erano tonnellate di ragazzi che cantavano con noi, pogavano, scuotevano la testa da ogni parte e compravano al nostro merchandise. Dopotutto ci si ricorda sempre l’attimo in cui si crea quella speciale connessione con la scena e quello è stato il nostro momento. Sai, quando entri a far parte di una band ciò che ti aspetti e speri di più al mondo è che la gente recepisca ciò che vuoi trasmettere, dunque quel weekend è stato per noi scioccante in un certo modo, poiché in quella situazione ho capito che ero riuscito a raggiungere il massimo obbiettivo. Sono davvero un tipo fortunato!

Sei mai stato in Italia? Conosci e/o apprezzi qualche band nostrana?

I Lacuna Coil sono nostri buoni amici oltre ad essere una band favolosa! In verità, ero in loro compagnia quando l’Italia ha vinto la coppa del mondo la scorsa estate, e siamo tutti letteralmente impazziti! Mi hanno invitato a guardare la partita perché sanno che, anche se ho natali statunitensi, sono italiano al 100%. La mia intera famiglia è originaria dell’Abruzzo e sono stato in Italia diverse volte: è un paese meraviglioso e non vedo l’ora di poterci tornare!

Per quali bands sogni di aprire un concerto?

Per Iron Maiden, Crowbar, Pantera, Anthrax, Megadeth.

Le ultime battute sono per te!

Fuck chicks, live fast and rip your music hard !!! Acquistate il nuovo disco degli Unearth “In the Eyes of Fire” e non ve ne pentirete. Grazie 1000!!!

Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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