FINAL FRONTIER: Rob Moratti (cantante)

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Se avete consumato la Vostra collezione di dischi di A.O.R. anni ’80, non digerite le nuove tendenze “moderniste” del rock melodico o semplicemente, magari più giovincelli, siete incuriositi da questo stile musicale, che avete visto spesso incensare sulle testate specializzate, senza poi, magari, avere avuto la possibilità di ascoltarne neanche una nota, nemmeno nelle poche occasioni dedicate dai “media” alla musica rock (ma in questo caso il consiglio è quello di, in parallelo, recuperare anche i grandi “classici” del genere), i Final Frontier di Rob Moratti e Mladen Haze, possono essere la scelta giusta e visto che il loro terzo album “High tension wire” è da poco stato pubblicato per la nostra Frontiers, perché non cominciare proprio da qui? … un disco lodevole, realizzato rispettando i canoni più rigorosi ed attraenti del rock adulto, con passione, attitudine e qualità.
Le note promozionali descrivono la collaborazione tra i due leaders del gruppo, frutto di un’amicizia pluriennale, come una vera “creation of destiny” ... Non ci resta che “interrogare” su quest’altisonante definizione e sugli aspetti della musica dei Final Frontier un cordiale Rob Moratti, fiero delle sue origini italiane al punto di dichiararsi influenzato vocalmente da Claudio Villa e AlBano! (scherzavi vero Rob??)

Ciao Rob, direi di iniziare parlando proprio di questa singolare espressione utilizzata per descrivere il tuo coinvolgimento e quello di Mladen nei Final Frontier, magari descrivendo anche brevemente la genesi del gruppo ai nostri lettori ...
Certo ... abbiamo chiamato la nostra cooperazione in questo modo perché di questo si tratta esattamente. Mladen ed io siamo amici da quasi un ventennio e abbiamo scritto moltissime canzoni nel corso di questi anni. C’è sempre stato moltissimo rispetto reciproco tra noi e ci siamo sempre tenuti in contatto anche quando eravamo impegnati in progetti separati. Non appena entrambi siamo stati disponibili (e ci sono voluti circa 10 anni) ecco che sono nati i Final Frontier. Direi, quindi, che il destino ha avuto un ruolo importante per noi.

Siete arrivati al traguardo del terzo disco. In che modo “High tension wire” si differenzia dai precedenti?
La differenza principale è la nostra crescita artistica.
Amo ogni cd che ho registrato ma sento che le nostre capacità si stanno estendendo sia musicalmente sia vocalmente. In ogni nuovo disco mi sembra che siamo in grado di dare qualcosa in più. Abbiamo sviluppato uno stile che, nonostante le influenze piuttosto classiche, penso rappresenti in modo preciso ciò che siamo. La musica non mente mai.

Mi sembra chiaro che le Vostre influenze primarie siano Journey (a proposito complimenti per la tua voce … mi ha ricordato spesso le migliori interpretazioni di Steve Perry), Foreigner, Boston e Styx. La ritieni un’impressione corretta?
Grazie per i complimenti. Si, direi che è una disamina corretta. Sono influenzato dallo stile dell’A.O.R. di gruppi come Journey, Styx, Foreigner, Boston, Starship ecc.
Questa è la musica con cui sono cresciuto ed è quella che amo maggiormente. Tutto quello che faccio con i Final Frontier proviene direttamente dal cuore.

Utilizzate un metodo particolare per la composizione delle canzoni?

Solitamente iniziamo con un titolo che possa condurre ad un coro vincente e questo tipo di procedura funziona la maggior parte delle volte, ma non sempre. Direi, quindi, che non abbiamo, in generale, una formula “standard” per la realizzazione dei nostri brani e che se l’avessimo avuta, probabilmente, non saremmo riusciti a firmare un contratto con la Frontiers Records.

Parlando di canzoni, quali sono le tue preferite e perché?
Le mie canzoni preferite sono “High tension wire”, “Two different worlds” e ”Beauty and the Beast”, ma queste non sono mai scelte permanenti. Continuo a cambiare idea! E poi certo anche “Listen to your heart”, un brano che evidenzia una serie molto ampia d’espressioni musicali e vocali.

Perché avete scelto la Frontiers per la pubblicazione europea di “High tension wire”? Allora è vero che “Italians do it better”!
Abbiamo scelto la Frontiers Records perchè sappiamo quanto è seria nel promuovere quel classico A.O.R. di cui siamo esponenti e tutti i gruppi classici che sono presenti nel loro roster lo dimostrano. Siamo cresciuti ascoltando molti dei nostri compagni d’etichetta i quali ancora oggi continuano a “rock-are” alla grande. Sono convinto che essere con una label italiana, sia una buona scelta anche perché posso relazionarmi con essa ad ogni livello senza problemi. I miei genitori sono entrambi italiani e, a casa, parlo la vostra lingua correntemente. Gli italiani sono molto passionali in ogni cosa che fanno e i Final Frontier ne sono un eccellente esempio e credo fermamente che la Frontiers Records abbia messo questa stessa passione nella realizzazione del nostro disco.

Qual è la Vostra “frontiera finale”? Quali sono le Vostre aspettative in merito al nuovo cd?
La nostra “Frontiera Finale” è far sapere che siamo tra i pochi sostenitori “irriducibili” del classico suono A.O.R. Neanche le bands classiche suonano più questo genere. Molte di queste hanno dimenticato le loro radici e si “muovono” in altre direzioni. Le mie aspettative sono quelle di riuscire a lasciare un segno nel mondo dell’A.O.R. nel 2005 e condividere questa grande musica e le sue melodie con le nuove generazioni.

Quindi ritieni che nell’attuale “nu-metal-sleaze-punk-emo-crossover-rap-funk-alternative-sludge-doom-core ...” scena rock, tenendo conto anche di questo trend piuttosto comune nel quale gli artisti d’estrazione A.O.R. cambiano il loro stile, indirizzandosi verso una sorta di più moderno power-pop, ci sia ancora spazio per il rock melodico più genuino e che questo possa essere apprezzato anche dalle nuove generazioni?
Come ti dicevo, penso proprio che questo genere possa essere apprezzato dalle nuove generazioni, ma ci vorrà un po’ di tempo. E’ importante che tutti gli amanti del classic rock sostengano i gruppi che stanno cercando di tenerlo vivo, perché è tutto ciò che abbiamo! Qualcuno crede che non riusciremo nel nostro intento, ma io sono convinto del contrario … Mai dire mai!

Quali sono, secondo te, le caratteristiche principali del “perfetto” album rock? Quali sono quelli che personalmente consideri come degli “all-time classics”?
Penso che nessun album possa essere considerato “perfetto”, ma ci si può andare molto vicino. Direi che “Escape” dei Journey è uno dei miei preferiti di tutti i tempi, con uno Steve Perry ai suoi massimi e poi anche il primo disco dei Boston … Brad Delp era pazzesco, davvero pazzesco! Questi sono due album che posso ascoltare di filato e in cui ogni canzone è degna di nota, con alcuni momenti contraddistinti da un’ispirazione semplicemente “stellare”.

I Final Frontier rimarranno solamente uno “studio project” o ci sarà un’attività live a supporto del nuovo disco?
Siamo assolutamente una band a tutti gli effetti. Abbiano provato moltissimo insieme e fatto qualche concerto dalle nostre parti. Se in Europa ci sarà sufficiente richiesta, sono sicuro che ci vedrete presto.

Il Canada è sempre stato un terreno fertile per il rock melodico ... Cosa ci puoi dire sulla scena locale? Hai qualche suggerimento da proporci?
Attualmente nella scena locale di questo “fertile” paese posso dirti che, mentre stiamo parlando, sto lavorando ad un disco da solista e che sono pronto a scrivere il quarto album dei Final Frontier!!

Per terminare quest’intervista, c’è qualcosa che vorresti condividere con i nostri lettori?
A tutti gli Italiani là fuori, sono stato influenzato nel mio stile anche dai grandi cantanti del vostro paese, come Claudio Villa, che è uno dei migliori di sempre e AlBano che è ancora oggi intoccabile e credo che alcuni di questi influssi si possano sentire nei Final Frontier. (?!?)

Intervista a cura di Marco Aimasso

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