DARK HORIZON: Alessandro Battini (tastiere)

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Mi hanno letteralmente strappato di mano la recensione di "Dark Light's Shades", il secondo album dei Dark Horizon, ad ogni modo condivido appieno quanto è stato scritto. Una delle migliori uscite dell'anno in campo power. Ora vedo se riesco a rifarmi con questa intervista al loro tastierista Alessandro Battini, il quale, assieme al chitarrista Daniele Mandelli, è l'unico altro superstite di quella formazione che incise l'album d'esordio, "Son Of Gods". Un disco, questo, che all'epoca non mi entusiasmo più di tanto, sicuramente non quanto il loro lavoro più recente.

Vi ho trovato nettamente migliorati rispetto al debutto "Son Of Gods". Da allora sono passati diversi anni e sopratutto sono cambiate diverse cose...
Ciao Sergio! Beh diciamo che da "Son Of Gods" ne è passata davvero tanta di acqua sotto i ponti. Subito dopo l'uscita del primo album abbiamo cambiato tre quinti degli elementi della line-up (siamo rimasti solo io e Daniele Mandelli) ed abbiamo cominciato a scrivere i pezzi di "Dark Light's Shades" nei primi mesi del 2002 e, considerando che l'album è uscito a novembre del 2004, si può sicuramente affermare che il lavoro che c'è dietro al nuovo disco è davvero enorme.

Possiamo considerare questo album, alla luce sia del cambio di etichetta sia di una line-up oramai stabile, come l'inizio di un nuovo corso per i Dark Horizon?
Senza alcun dubbio! Dopo essere stati ad un passo dallo scioglimento, i nuovi arrivi hanno dato linfa vitale alla band, abbiamo voltato pagina e siamo ripartiti per questa nuova avventura targata Dark Horizon. E' stata importante anche la fiducia dell'etichetta che, dopo aver ascoltato i promo di alcuni pezzi, ha deciso di puntare decisa sul gruppo e di credere nel progetto "Dark Light's Shades". Infatti credo che il nuovo album non sia la naturale evoluzione del sound ascoltato su "Son Of Gods", ma una decisa sterzata verso sonorità più moderne, melodiche, raffinate e teatrali, che ben si distanziano dal power barocco e sinfonico del primo cd.

Chi si è occupato del songwriting all'interno del gruppo? Avete svolto un lavoro d'equipe o c'è stato qualcuno di voi che ha accentrato su di se la stesura delle canzoni?
Tutti i pezzi sono nati da un lungo lavoro d'equipe da parte di tutti i componenti della band. E' per questo che c'è voluto così tanto tempo per la stesura delle canzoni, ma credo ne sia valsa la pena. Ognuno di noi ha portato le proprie influenze per la riuscita dei brani, l'hard rock di Roberto, il prog di Luca, la musica classica da parte mia, il power da parte di Davide e l'heavy anni settanta di Daniele. Credo si sia creata un'alchimia quasi magica all'interno della sala prove che abbia permesso di scrivere i brani di "Dark Light's Shades".

Quanto è stato importante il contributo dei nuovi innesti, sopratutto di Roberto Quassolo?
Come ho detto, l'innesto dei nuovi elementi nella band ha dato sicuramente i suoi vantaggi, se da un lato infatti l'attuale sezione ritmica ha contribuito notevolmente alla resa dei brani, partecipando attivamente anche alla stesura dei pezzi, tanto lo si deve anche a Roberto che a portato con se non solo un bagaglio culturale e di esperienze musicali non indifferente, ma una altrettanto invidiabile vena creativa rivelatasi poi indispensabile nella stesura delle nuove songs. Roberto ha grandi capacità nella ricerca melodica e riesce a trovare con naturalezza parti orecchiabili e teatrali, ma nello stesso tempo mai banali.

La resa sonora di "Dark Light's Shades" è eccezionale, parte del merito andrà sicuramente ad un produttore esperto come Sascha Paeth, ma se la fase di partenza non fosse stata valida non avreste raggiunto un tale risultato. Quindi con chi deve dividere i complimenti il bravo Sascha Paeth?
In realtà il grande Sascha ha effettuato solo la postproduzione ed il processo di mastering dell'album, infatti tutto il lavoro è gravato sulle spalle di Daniele Mandelli. Abbiamo registrato tutto ai modernissimi Elfo Studio di Tavernago (PC) in circa sei mesi, cercando di puntare sulla resa dei singoli strumenti e degli arrangiamenti, evitando la tipica batteria triggerata pompata a mille che spesso appiattisce la profondità del suono. Daniele ha svolto un lavoro egregio ed ha trovato il mood perfetto per la band, ed un sound che può competere con i grandi nomi della scena internazionale. Ovviamente l'intervento di Sascha Paeth ha dato quel tocco in più che solo un produttore del suo valore è capace di dare. Siamo soddisfatti che abbia accettato di lavorare con noi solo dopo aver ascoltato il prodotto, perché Sascha ha collaborato con tutti i grandi (Kamelot, Shaman, Angra, Aina) ed in Italia solo coi Rhapsody.

Quanto è importante per un disco avere una buona produzione? Può essere più importante della musica stessa?
Indubbiamente mai come in questo periodo si da molta importanza alla produzione di un album, forse fin troppo. Con l'uscita delle grandi superproduzioni però si è creato un valore talmente alto di qualità di registrazione che le band minori difficilmente possono riuscire a sfornare album dello stesso livello. Credo quindi sia importante, per destare l'interesse del pubblico, puntare sulla qualità della musica e delle canzoni che, alla fine, sono la cosa più importante.

Quali sono allora gli elementi più importanti presenti nella vostra musica? E quelli meno percepibili che magari rischiano di passare inosservati durante l'ascolto del disco?
Il desiderio di qualsiasi artista è comunicare attraverso le proprie opere ed a noi piacerebbe che chi ci ascolta provi emozioni e sensazioni. Quando componiamo lo facciamo per esternare i nostri stati d'animo, il nostro modo di essere e di affrontare la vita. Anche i testi sono una mera metafora di ciò che è l'esistenza di ognuno di noi: se solo una persona che ci ascolta riuscirà a percepire ciò che noi abbiamo dentro, vorrà dire che il nostro obiettivo è stato raggiunto. Gli elementi più importanti di "Dark Light's Shades", oltre alla spiritualità, sono l'epicità, la forza dell'uomo e della musica, la teatralità: dietro ad un disco, come a qualsiasi opera d'arte, c'è la vita.

Sembra proprio che non abbiate lasciato nulla al caso: scelte accurate, una gestazione molto lunga...
Per "Dark Light's Shades" nulla è stato lasciato al caso. Con questo non voglio dire che i brani siano stati scritti a tavolino, per carità, ma posso affermare che abbiamo studiato ogni cosa nei minimi particolari, affinché fosse tutto perfetto. Le melodie, i soli, gli arrangiamenti, sono frutto di un lavoro meticoloso ed abbiamo passato giorni e giorni in sala prove affinché "Dark Light's Shades" ci soddisfacesse dalla prima all'ultima nota. Sappiamo quanto la nostra etichetta punti su di noi e anche collaborazione con Sascha Paeth e l'inserimento del quartetto d'archi vero, sono scelte prese per impreziosire ulteriormente l'album.

Anche l'artwork è veramente ben realizzato ed azzeccato con il vostro concept su Annibale, come si è sviluppata la collaborazione con l'artista che lo ha realizzato?
L'autore dell'artwork è Giancarlo Capra e credo abbia colto appieno lo spirito dell'album. Ha già realizzato cover per la Northwind records tra cui Desdemona, Kaledon, Highlord, ed il suo stile ci è piaciuto subito, poiché è moderno, ma nello stesso tempo mai banale e molto evocativo. E' riuscito ad inserire nella cover tutti gli elementi caratterizzanti dell'album: la figura di Annibale in primo piano, gli elefanti, la luna, la battaglia, l'oscurità.

Visto che ne abbiamo appena parlato, la trilogia "Hannibal The Carthaginian" è dedicata al generale cartaginese, grande avversario dell'Impero Romano. Come mai avete scelto proprio questa figura storica?
La trilogia sulle vicende di Annibale è stata una mia idea che Roberto ha trasformato in testo. Ho pensato proprio ad Annibale, poiché la sua discesa in Italia è passata proprio per Piacenza e dietro la sua figura mitica sono rimaste numerose leggende. I tre testi sono la lettura di tre momenti della vita del condottiero cartaginese, analizzando la sua figura oltre che come eroe storico, anche come uomo. In "The Oath" c'è la promessa fatta al padre Amilcare, in "The glory" il passaggio del potere dalle mani di Annibale dopo l'uccisione del padre da parte dei Romani, in "The weeping" è descritta la sconfitta finale dell'eroe".

Beh... sul disco ci sono altre sette ottime canzoni, per queste quali argomenti avete scelto per l'aspetto lirico?
I testi dei brani sono molto vari. Si passa dalle antiche leggende narrate in "Painted in blood" e "Master of the bright sea", passando a metafore della vita rilette in chiave epica come "The spell you're under" e "Dragon's rising". Non mancano testi più introspettivi come "Victim of changes" e "Flying in the wind".

Vista la qualità di un disco come "Dark Light's Shades", cosa vi aspettate in termini di vendite e soprattutto di riscontro in ambito internazionale? A tal proposito avete già un'idea di come l'album è stato accolto dalla stampa estera? In Italia sembra aver riscosso unanime consenso...
Sinceramente vista la crisi di vendite dei cd in questo periodo non ci facciamo troppe illusioni. Sarebbe bello riuscire a fare quel piccolo salto di qualità per differenziarci dalla massa di gruppi power che sfornano dischi in continuazione, ma non è affatto facile. Molto dipenderà da come verrà accolto l'album dalla stampa estera e, per ora, sembra che i giudizi siano davvero entusiastici. Siamo ovviamente molto soddisfatti anche dei giudizi ricevuti in Italia e ciò ci riempie d'orgoglio perché spesso vale il proverbio "Nemo profeta in patria".

C'è già qualche pezzo nuovo che avete scritto? Quali sono i progetti più immediati nel vostro futuro, avete particolari obiettivi?
Ovviamente non siamo rimasti con le mai in mano e ci stiamo dando da fare nella stesura di nuovi brani. Le idee sono tante, ma non so ancora dirti quale piega prenderanno i nuovi pezzi. Nel frattempo stiamo cercando di suonare il più possibile per promuovere l'album anche se, si sa, in Italia non è sempre facile. Il sogno sarebbe quello di accompagnare qualche band più titolata in un breve tour europeo, ma molto dipenderà dalle vendite dell'album. Staremo a vedere".

C'e ancora tempo per un rimprovero - l'unico -. Avete una vostra homepage, ma ho l'impressione che trascuriate questo potenziale mezzo promozionale...
Sono perfettamente d'accordo con te. Ci sono stati tanti problemi relativamente al sito internet ed è già un miracolo che sia on-line. Comunque ci stiamo attivando affinché al più presto possa essere esauriente e contenere tutte le informazioni che un fan dei Dark Horizon o un utente qualsiasi deve sapere su di noi. Non è nostra intenzione trascurarlo perché sappiamo quanto, al giorno d'oggi, sia importante avere un sito aggiornato e completo perché il mondo di internet è molto vasto e dà grandi opportunità di farsi conoscere.

Bene, ti ringrazio della disponibilità, a voi la conclusione...
Ringrazio te Sergio ed Eutk per lo spazio che ci avete concesso. Invito tutti gli amanti del metal più raffinato a dare un ascolto a "Dark light's shades", perché sono convinto che non deluderà. E poi se passiamo dalle vostre parti venite a sentire un nostro concerto: ci divertiremo!! GLORY TO THE LORD!!

Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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