Shaaman (Andrè Matos, vocals)

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Gruppo:Shaman

E' arrivato il momento del secondo album per gli Shaman (anzi, Shaaman) di Andrè Matos. Il talentuoso singer brasiliano si conferma un interlocutore piacevole e disponibilissimo... ecco cosa ci ha detto dello splendido “Reason”!

Questo nuovo disco segna anche una leggera modifica nel nome della band. A cosa è dovuta?

Questa lieve modifica (visto che il nome si legge e si pronuncia ancora nello stesso modo) è stata causata da motivi di natura legale, perchè in Brasile c'è un'azienda chiamata Shaman che vanta il copyright sul nome. Avremmo potuto affrontare questa questione in due modi. Potevamo sostenere una battaglia legale contro di loro, ma questo avrebbe richiesto molto tempo, ed onestamente non eravamo certi di poter vincere. La seconda ipotesi consisteva appunto in un'alterazione del nome, anche se inizialmente non sapevamo come fare: aggiungere una “n” in più, oppure una “a”? E così ci siamo rivolti ad un vero sciamano qui in Brasile, che ci ha suggerito di aggiungere la “a”, perchè a suo parere era quella che portava delle “vibrazioni” migliori. Abbiamo accettato il suo consiglio, ed ora siamo piuttosto felici della scelta fatta.

Quando avete scritto le canzoni di “Reason”?

Abbiamo impiegato molto tempo per completare l'album. Il songwriting è iniziato oltre un anno fa, ma i lavori sull'album sono iniziati davvero solo quando Sascha (Paeth NdR) è venuto qui in Brasile, nell'Aprile del 2004, per iniziare la pre-produzione del disco. Sascha è rimasto qui fino all'inizio delle registrazioni, ma abbiamo comunque impiegato quasi un anno per finire il disco. Questo è un lusso che la maggior parte delle band non può concedersi, ma siamo veramente felici di averlo potuto fare. Anche perchè durante i lavori del nuovo disco non abbiamo praticamente mai smesso di fare concerti dal vivo: durante la settimana eravamo impegnati nelle registrazioni, nei weekend suonavamo. E questo ci ha permesso di lavorare molto sul disco, di ri-registrare le parti di cui non eravamo soddisfatti, e oltretutto abbiamo registrato molte cose nel nostro paese, a San Paolo. Ma credo che fosse una cosa che dovevamo fare, abbiamo trovato un modo veramente piacevole di lavorare.

E' una cosa che mi fa piacere, perchè molti gruppi pubblicano quasi un disco all'anno...

E' una cosa terribile, perchè la maggior parte dei gruppi lo fa per esigenze di marketing. Noi non crediamo molto in questo stile di lavoro. Vogliamo essere estremamente onesti sulla musica che facciamo, la nostra intenzione è quella di offrire ai fan qualcosa di realmente originale, se possibile. E l'unico modo per farlo è prendersi il tempo necessario.

Parlando di originalità, credo che “Reason” sia un bel passo in avanti. Questo disco ricorda meno lo stile degli Angra, c'è meno spazio per le orchestrazioni e più attenzione alla componente elettronica e all'Heavy Metal vero e proprio. Cosa vi ha spinto a cambiare il vostro sound?

Sono d'accordo, credo che la tua analisi sia corretta. Penso che il primo album degli Shaaman, “Ritual”, fosse un ottimo album di transizione tra due “mondi”: tra quello che facevamo con gli Angra e quello che facciamo ora come Shaaman. E mi rendo conto che soltanto ora siamo finalmente riusciti ad ottenere quello che avevamo cercato di fare diversi anni fa. Se pensi all'ultimo disco che abbiamo fatto con gli Angra, “Fireworks”, credo che già in quell'album ci fosse un po' dell'atmosfera di “Reason”. “Fireworks” era un album diviso in due parti: la prima parte consisteva in un grande numero di tecnicismi e virtuosismi, la seconda era più diretta ed aggressiva, come in “Reason”. Penso che in quel disco fossero già evidenti le direzioni musicali che i due gruppi avrebbero preso dopo la separazione. E senza dubbio abbiamo operato un'ottima transizione con “Ritual”, lo ritengo un eccellente disco di debutto per gli Shaaman. Ma non avremmo mai potuto uscire subito con un disco come “Reason”, perchè avrebbe “shockato” troppe persone, e probabilmente non avremmo potuto farlo neanche volendo, perchè questa evoluzione è legata alla maturazione della band, una cosa che avviene disco dopo disco. Quindi sono convinto che soltanto adesso siamo riusciti ad ottenere quello che volevamo davvero creare quando abbiamo dato vita agli Shaaman. Non ci è stato possibile farlo subito, ma questo è il tipo di musica che volevamo fare, uno stile che riteniamo più originale ed onesto. Ed è un po' diverso da quanto facevamo con gli Angra, perchè c'è più spazio per la sperimentazione, per le parti elettroniche. Inoltre abbiamo cambiato anche il modo in cui lavoriamo sulle orchestrazioni: spesso negli Angra davamo forse troppa importanza alle parti orchestrali, ma negli Shaaman è diverso – la band vera e propria è la cosa più importante, e tutte le altre cose sono di contorno.

Già su “Ritual” il tuo stile di canto si era fatto più aggressivo, più tagliente. E questo è avvenuto anche su “Reason”. E' stata una tua scelta precisa, o un'evoluzione naturale?

Sai, è stata una cosa molto lunga. Ora voglio impressionare le persone, toccare i loro sentimenti, non con la tecnica vocale, ma attraverso l'interpretazione. Ovviamente la tecnica vocale è una base importante, ci deve sempre essere, specialmente quando sono alle prese con alcune vecchie canzoni degli Angra. Per me sarebbe stato molto più semplice continuare a cantare sui registri alti, è una cosa che faccio da sempre. Vedo questo cambio di stile come una sfida personale, da un'idea che mi è venuta analizzando il modo in cui canto dal vivo. Quando abbiamo pubblicato il nostro primo live come Shamaan, “Ritualive”, mi sono reso conto che la canzoni erano cantate in maniera completamente diversa rispetto alle versioni che avevamo registrato in studio. Non ti saprei dire perchè, forse è dovuto alla maggiore eccitazione che provi quando canti dal vivo, per la presenza del pubblico e dei fan. Se canti dal vivo la tua voce è più potente, più intensa, se paragonata al modo in cui canti in studio, così freddo e clinico. E così quando sono entrato in studio per registrare le mie parti vocali, il mio obiettivo era di cantare quelle canzoni come se fossi su un palco, immaginando di avere un pubblico di fronte, cercando di esibirmi con le stesse emozioni. E questa è la ragione di questo cambiamento.

Mi ha sorpreso molto la scelta di fare una cover di “More” dei Sisters of Mercy. E' stata una tua idea?

No, è stata un'idea di Sascha. E' avvenuto in maniera molto strana. Una mattina stavo parlando con Sascha di quale canzone sarebbe stata adatta per un'eventuale cover, e lui ha suggerito di fare “More” dei Sisters of Mercy. Io ero d'accordo con la sua idea, ma gli ho detto che sarebbe stato complicato convincere anche gli altri ragazzi della band. Ma quando siamo entrati in studio per provare quello stesso giorno, Ricardo aveva con sè un cd e ci ha detto che voleva farci sentire una cosa. Ha premuto “PLAY” e la canzone era proprio “More”! Ricardo ha proposto di farne una cover, e così io e Sascha ci siamo scambiati un'occhiata. “Ma gli hai detto qualcosa?” “No, assolutamente!” E' stata solo una grossa coincidenza. C'era sicuramente qualcosa di strano nell'aria, così abbiamo deciso di provare “More”. E il risultato finale è stato ottimo, la canzone si integra alla perfezione con l'atmosfera generale dell'album. Ed è una buona scelta, perchè è una cover di una band che non fa parte della scena Metal. Se avessimo dovuto fare una cover di una canzone Metal, sarebbe stato estremamente difficile ottenere un risultato migliore. Se invece prendi una canzone estranea al tuo panorama musicale, puoi cambiarla secondo la tua personalità e le tue inclinazioni musicali. E personalmente ho un grande rispetto per queste band “dark” come i Sisters of Mercy e i Depeche Mode, perchè credo che in realtà diano vita ad atmosfere molto positive, così come gli Shaaman cercano sempre la giusta via di mezzo tra la potenza e la giusta atmosfera.

Alcuni momenti dell'ultima canzone dell'album, “Born to Be”, mi hanno ricordato molto il progetto “Virgo”, a cui avevi preso parte insieme a Sascha Paeth. C'è qualche novità su questo fronte?

(ride) Sicuramente! Ne ho già parlato con Sascha, anche perchè molte persone in questi anni mi hanno chiesto se avremmo mai fatto un secondo disco come Virgo. Credo che Virgo sia stata un'esperienza estremamente positiva per entrambi, perchè ci ha permesso di esplorare orizzonti musicali incredibilmente ampii. Tutto dipende dai nostri impegni: Sascha è impegnato coi suoi impegni di produttore per almeno altri due anni, e anche io sono molto preso dalla pubblicazione del nuovo album e dai concerti che seguiranno. Dobbiamo proprio trovare il tempo per lavorare a questo progetto. Probabilmente ci prenderemo qualche giorno di vacanza insieme e lavoreremo sul nuovo album!

Quali sono i prossimi impegni che attendono gli Shaaman?

In questo momento gli Shaaman sono notevolmente impegnati in Sud America, con un lunghissimo tour che finirà ad Agosto. Suoneremo anche in alcuni paesi in cui non siamo mai stati, come Panama, Honduras, Guatemala e la Colombia. Abbiamo già iniziato il nostro tour qui in Brasile, e finora le cose sono andate davvero bene. Capitolo Europa: il nostro obiettivo è di organizzare un tour che copra quasi ogni nazione, e speriamo davvero di poter fare più di una data in Italia. Finora abbiamo sempre suonato a Milano, ma credo che sia venuto il momento di dare una possibilità anche ad altre città italiane! E questo accadrà nella seconda metà dell'anno, a partire da Settembre.

Francamente speravo di vedervi nel bill del Gods of Metal di quest'anno...

Anche a noi sarebbe piaciuto moltissimo, ma purtroppo la data di uscita del nuovo album era troppo tardi! Ma noi vogliamo prima fare un tour vero e proprio da headliner in Europa, per poi prendere parte l'anno successivo (2006, NdR) a molti festival estivi. E sono quasi certo che l'anno prossimo saremo al Gods of Metal!

Ricordo ancora il vostro splendido concerto del 2002 a Milano!

Quello del Transilvania! E' stato un concerto un po' particolare, perchè la mia tastiera non funzionava affatto, si era rotta!

Ricordo anche l'espressione sorpresa che avevi sul volto, quando hai iniziato a suonare quella che ti avevano prestato...

(ride) Sì, fui costretto a farmi prestare la tastiera dal gruppo di supporto, e non ero abituato a quel tipo di tastiera, completamente diverso dalla mia. Ma andò bene! Ricordo bene quel concerto, fu una serata molto bella e il pubblico fu fantastico. Non vedo l'ora di fare qualcosa di “grande” in Italia!

Ora Andrè è con grande dispiacere che devo muovere una critica pesante agli Shaaman: sono anni che la versione inglese del vostro sito ufficiale non viene aggiornata.

E' vero, hai ragione. Non è presente nessuna traduzione in inglese. E' una cosa di cui voglio scusarmi, è stato un grande errore. Ma presto sarà online un sito interamente nuovo, e vi prometto che ci sarà una sezione inglese costantemente aggiornata.

Ti faccio una domanda che mi porto dietro dal 1995. Ci vuoi finalmente rivelare cosa significano le lettere di “Z.I.T.O.” di “Holy Land”?!

(ride) Questa è una domanda che di certo non mi aspettavo! Tutto quello che posso dirti è che molta gente è convinta che “Z.I.T.O.” sia un codice, o qualcosa del genere. Alcuni hanno ipotizzato che fosse “Zeus Into The Ocean”, ma non è così. Ma ti assicuro che “Z.I.T.O.” non è assolutamente un codice o un acronimo. Purtroppo non credo di avere la possibilità di rivelartelo. E dal momento che abbiamo lasciato gli Angra, credo proprio che sarà una cosa che ci porteremo nella tomba! (ride) Magari i ragazzi degli Angra te lo diranno.

A proposito degli Angra... li ascolti ancora?

No, sinceramente non ho ancora avuto l'occasione di ascoltare l'ultimo disco che hanno pubblicato.

Grazie per l'intervista Andrè, sei stato gentilissimo! Ora è arrivato l'immancabile momento del messaggio per i lettori di EUTK. A te il microfono!

Sono veramente dispiaciuto per gli errori che abbiamo commesso in passato, soprattutto di non aver fatto un tour vero e proprio in occasione della pubblicazione di “Ritual”. Purtroppo all'epoca eravamo organizzati male, perchè invece di avere una label principale, ne avevamo una per nazione. E purtroppo tutte queste label non riuscivano a collaborare adeguatamente, e fu veramente difficile riuscire a coordinare un tour vero e proprio. In realtà avremmo potuto permetterci di fare due date in Italia, ma sarebbero stati concerti tremendamente piccoli. Ma adesso che abbiamo una sola label in Europa, penso proprio che sarà molto più facile organizzare un tour adeguato. Contiamo di suonare almeno quattro o cinque date in Italia!

Questo problema non riguarda solo gli Shaaman. Negli ultimi anni molti gruppi hanno suonato soltanto una data in Italia, a Milano, nei loro tour...

E' una cosa che non capisco proprio, non vedo perchè non si possa organizzare una data anche a Napoli o Roma, per esempio. Ci sono molte città interessanti in Italia, davvero non capisco il perchè di queste cose! Tu sei di Torino, vero? Anche quella è una città molto grande! In realtà siamo stati a Torino una volta, credo sia stato in occasione dell'ultimo Gods of Metal con gli Angra (1999), a Monza. Arrivavamo dalla Svizzera e abbiamo passato una notte in un hotel di Torino. E ti giuro, a Torino ho mangiato il più buon piatto di “spaghetti al sugo” di tutta la mia vita! Spero davvero di potervi fare ritorno... anche solo per gli spaghetti!

Intervista a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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