Hesperia: la dove il sole muore

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Gruppo:Hesperia

Cari lettori di Metal Hammer, ho il piacere di presentarvi Hesperus, mastermind del particolarissimo progetto Hesperia, che ha scambiato qualche parola virtuale con noi, spiegando approfonditamente cosa significa e cosa rappresenta il nuovo album "Metallum Italicum – Aeneidos Metalli Apotheosis pars IV".
Si chiude la tetralogia dedicata all'Eneide di Virgilio e si aprono le porte per ulteriori sviluppi di un concept affascinante e, soprattutto, italico.

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Ciao Hesperus, benvenuto su MetalHammer. Per iniziare, puoi presentare il progetto Hesperia ai nostri lettori?
Ave a te Beppe ed ai lettori di Metal Hammer.
Iniziamo col dire che HESPERIA è l'antico nome della nostra ITALIA. O meglio è uno dei nomi più antichi, quello più ricco di significati profondi, di conoscenza interna.
Furono i greci ad indicare con questo nome l'Italia come parte delle terre d'Occidente, poiché vedevano il Sole morire qui, quindi queste divennero le terre dove il sole muore (Solis Occasus=la fine, la morte del Sole), terre del crepuscolo, della sera, dell'oscurità, terre inospitali, irte di boschi, paludi, rovi, pericoli, e creature strane, oscure. Nel cielo d'Occidente era ed è presente quell'astro luminosissimo che essi indicavano al mattino come Lucifero, e alla sera come Espero (Hesperos, latinizzato Hesperus) che altri non è se non il pianeta Venere. Espero è quindi l'astro del cielo d'Occidente, l'astro della sera, che si trova sopra il luogo dove il Sole muore, quindi quelle terre assumono da esso il nome di Esperia (in latino HESPERIA). Per quanto riguarda Hesperus (che è anche il mio nome d'arte, il mio alter ego) egli venne indicato in alcune mitologie come un archetipo sovrano di HESPERIA, in altre come titano fratello di Atlante. Le fonti a riguardo non sono estese e chiarissime, potrebbe trattarsi di echi ed interpretazioni elleniche esterne della figura del re divino dell'età dell'oro italica Saturno, o altro.
In pratica dopo aver militato dal '92 al '97 nel gruppo black metal marchigiano Sulphuria, con il quale partecipai a 4 demo (uno dei quali, “Caelum Sanguineum” del '96, fu il primo prodotto black metal nazionale ad essere integralmente cantato in italiano e latino), decisi di creare il progetto HESPERIA nel '97, come qualcosa di veramente italico, non solo nelle lingue usate che appunto sono l'italiano e il latino, ma ancor più nei contenuti.
Sotto quel nome avrebbero dovuto uscire degli album incentrati sulla storia italica più vera, più gloriosa, dall'epoca pre-romana fino a tempi relativamente recenti, e così è stato fin ora.
Per l'inizio di tutto scelsi il poema sacro romano ENEIDE di Virgilio, per descrivere l'epoca ed i popoli pre-romani. Da evidenziare che, nella stessa Eneide, Virgilio usa spesso il nome Hesperia per indicare l'Italia.
Dopo aver trattato gli album sulle ere “storiche” italiche sarà la volta delle ere proto-storiche, della mitologica età dell'oro di Saturno e dell'età in cui Hesperus regnava, e poi dell'era post-istorica.
In fase di recensione del nuovo lavoro ho scritto che il Metallum Italicum è una sorta di filosofia: puoi spiegare cosa intendi con questo "genere"?
E' esatto, anzi aggiungerei spirituale ed introspettivo.
Nel concetto di HESPERIA l'elemento ITALICITA' non è solo concettuale, ma naturalmente coinvolge anche la parte della ricerca musicale, definendo un suono, un tipo di Metal che abbia appunto una valenza, una caratteristica, un'atmosfera ed una sonorità ITALICA. Il genere che ne deriva è appunto il “METALLVM ITALICVM” o Metallo Italico, o come l'anglofonia dominante vorrebbe: Italic Metal.
Il Metallo Italico non è quindi solo un genere musicale, ma anche culturale e spirituale.
In esso la musica corre parallela al concetto, gli elementi musicali si compenetrano con quelli culturali appartenenti alla nostra terra, al nostro sangue, alle nostre radici, diventando un'unica cosa inscindibile.
Non credo nella musica tout-court, fine a sé stessa; quindi per me essa deve essere ispirata dal concetto che è di matrice italica (sia storica che letterale, mitologica, linguistica, folcloristica, ecc...) e veicolare questi elementi come “valori” che conducano ad un piano superiore, per poter attuare una sorta di “rituale” che possa condurre, a sua volta, ad una sorta di “risveglio”, il quale ricondurrà l'ascoltatore agli ormai perduti valori della nostra tradizione. In quanto tale il Metallo Italico si fa veicolo della Tradizione, parte come filosofia ma diventa esperienza da vivere, da sperimentare, un viaggio sciamanico attraverso le ere del nostro “SE'” italico, fino a poterci ricongiungere a lui.
Per me questo è il significato del genere in questione, questa per me la sfida: creare una chiave per aprire una porta temporale, nella quale l'ascoltatore può entrare... se vuole.
A questo proposito possiamo aggiungere che gli ultimi due album, oltre ad essere rispettivamente la terza e quarta parte della tetralogia sull'Eneide, sono destinati ad essere degli album MANIFESTO. Spiritvs Italicvs era un manifesto della rinascita dell'antico Spirito Italico nella sua forma più genuina e primigena, mentre Metallvm Italicvm rappresenta la sua concretizzazione, il suo precipitato alchemico più concreto, in cui lo spirito estratto dalla materia dopo lo smembramento simbolico ritorna ancora materia ricomponendosi in altro modo, nella sua ultima forma, nella sua meta finale di un percorso... rappresentata da un genere nuovo, un genere musicale-culturale-spirituale: il METALLO ITALICO.

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Il nuovo album chiude la tetralogia dedicata all'Eneide: da cosa deriva la scelta del Poema di Virgilio?
L'ENEIDE è sicuramente l'opera letteraria più importante e rappresentativa della nostra cultura, poiché parla della nascita della gens romana dall'unione della stirpe troiana con quella latina, è il Sacro Poema Romano. La discendenza di Enea (l'eroe troiano) e Lavinia (figlia di Re Latino) darà origine alla gens Iulia, a Romolo e quindi a ROMA. Decisi di trattare questo importante capitolo in una tetralogia, e l'ultimo di questi quattro album è il nuovo METALLVM ITALICVM (appunto Aeneidos... pars IV).
Molti, persino italiani, fanno confusione con i poemi greci di Omero come l'Iliade e l'Odissea (la prima ad esempio trattata da grandi artisti epic metal: in parte dai Manowar ed in completezza dai Virgin Steel).
In quei poemi i greci sono gli eroi ed i troiani i nemici. L'Eneide è un poema romano scritto in epoca imperiale da Virgilio per glorificare l'imperatore Ottaviano Augusto, ed in esso gli eroi si invertono: sono i troiani avi di ROMA che combattono i nemici greci.
L'Eneide oltretutto è ricca di quegli eventi narrativi, tra lo storico ed il mitologico, che coinvolgono numerosi accadimenti e numerosi popoli italici pre-romani dai Marsi agli Etruschi, ai Piceni, ai Rutuli, ai Latini, ecc. Quale compendio sarebbe migliore per trattare l'epoca pre-romana in una maniera così coinvolgente e piena di epos? In tutti i sensi è un testo che trasuda completezza, sacralità, identità, italicità, ritualità e sicuramente permette di trattare tutto questo in una maniera che non sia asettica, come accadrebbe se dovessi parlarne attraverso semplici documenti storiografici. Virgilio è stato sicuramente non solo un grande poeta ma anche un vate, che conosceva benissimo la ritualità religiosa della sua epoca. L'Eneide veniva addirittura usata nel Medioevo per estrarne dei vaticini, in forma oracolare.
Sarei curioso di sapere quanto è importante l'immagine per un progetto come Hesperia.
L'immagine è parte del progetto come la musica, e insieme ad essa contribuisce ad esprimere il concetto.
Anche l'immagine non è da me considerata come tout-court e fine a se stessa, ma è ciò che visivamente deriva dall'“attitudine”: l'immagine esprime l'attitudine, anzi, l'immagine in Hesperia è ATTITUDINE.
Cosa intendiamo per attitudine: essa è il modo che l'artista ha di porsi rispetto alla musica, alla società, alla cultura e alle sotto-culture, è la dimensione dello spirito che esprime un'inclinazione che si ha verso la vita stessa oltre che l'arte, il proprio naturale porsi.
E' chiaro che per molti ciò è rappresentato dal semplice presentarsi in jeans e maglietta, ma a mio avviso questo tipo di attitudine non appartiene né ad Hesperia né al Metal. Il Metal ha da sempre un approccio teatrale, anzi direi addirittura spirituale-religioso verso il proprio pubblico ed i propri ascoltatori, e questo NON si identifica con il cosiddetto essere “poser”: colui che posa come una sorta di fotomodello, di figura vuota e fine a se stessa. L'artista metal diviene sacerdote, sciamano, che veicola e pontifica elementi da altre sfere dimensionali trasportandole nei luoghi della materia, stabilendo un rapporto verticale, grazie alla propria musica. Questo viene concretizzato tramite i suoni, le note, le frequenze, e durante questo”rituale” lo sciamano-sacerdote-musicista-guerriero indossa abiti non solo teatrali ma anche rituali/cerimoniali. A questo proposito è molto interessante quanto è stato scritto da L.L. Rimbotti in “Rock Duro Anti-Sistema/Heavy Metal, tradizione e ribellione”, e ne consiglio la lettura per un approfondimento in merito.
E' chiaro che l'Attitudine come inclinazione del SE' viene esternata con elementi che divengono visivi, eccessivi, ed estremi per una realtà del quotidiano; io non vado in giro con l'alloro in testa e con l'armatura hesperiana, anche perché questo tipo di atteggiamento è riservato al momento sacrale-rituale-musicale, e se usato nel quotidiano rischierebbe semplicemente di essere vanificato come fenomeno da baraccone in mezzo al gregge, alla massa informe. Non bisogna banalizzare questo tipo di approccio: il costume di scena è destinato a momenti ben precisi, non serve per andare a farsi una birra o per andare a fare la spesa, o per fare lo spaventapasseri. E' chiaro che l'Hesperus del quotidiano non è l'opposto visivo di ciò che si vede nella copertina e nelle foto, ma è “parte” di esso ed ha la medesima attitudine, tanto che chi mi conosce dagli ultimi 12 anni circa mi chiama con il mio nome d'arte, persino la mia compagna.
Passando a discutere di un'iconografia del concetto possiamo dire che all'interno di Hesperia ogni elemento visivo è studiato per veicolare un significato su vari livelli di comprensione, da quello più esterno e banale, exoterico, a quello più profondo, più esoterico. La stessa cornucopia in copertina è il corno dell'abbondanza degli dei, simbolo graalico, simbolo virile, e come lo vedete lì rappresentato contiene uva, spighe, alloro, collegati simbolicamente/cromaticamente al tricolore che ne esce come fosse liquido vitale.
La stessa bellissima figura femminile in copertina, che potrebbe sembrare una trovata di marketing accattivante, sul piano più esteriore può essere vista come componente di eros, mentre ad un approccio più profondo essa ricorda Lavinia che, come abbiamo detto, alla fine del poema si unirà ad Enea dando origine alla gens romana. Su un piano più profondo è la parte femminile del percorso finale dell'Opera Alchemica, che si realizza nell'ORO (Metallo Aureo; la parte nobile aurea di questo metallo è nel nostro caso la parte italica, quindi = Metallo Italico); l'oro è dato dall'unione della parte maschile a quella femminile dando origine all'androgine perfetto, che può finalmente accedere alla sfera del divino. La mia stessa figura rappresenta più piani di lettura: è la parte maschile dell'opera, è il musicista-artista-vate-sacerdote-guerriero che cerca di trasporre l'opera Virgiliana in questa epoca, cercando di accedere tra i due volti di Giano (il passato e il presente) al terzo volto che rende l'opera eterna; inoltre la parte maschile simboleggia l'eroe: Enea. Queste simbologie e tante altre sono spiegate all'interno dei libretti dei vari album, e maggiormente nelle 16 pagine del libretto di Metallvm Italicvm.
Per finire, l'elemento visivo, le immagini in seno ad Hesperia sono una parte percettiva dell'opera artistica, che appunto non è solo auditiva ma è multi-sensoriale, multi-disciplinare, e che trova il suo riscontro nel fatto che i vari CD sono multimediali: hanno all'interno una traccia interattiva che permette all'ascoltatore di accedere tramite un PC non solo ai contenuti che spiegano il concept, ma anche alla storia illustrata per scene, come a teatro, tramite immagini. Nella traccia interattiva vi sono anche contenuti nascosti-rituali, e la documentazione dei luoghi fotografici e di registrazione. E' infatti importante dire che fin dall'inizio, dai primi del 2000, decisi con Hesperia di registrare in luoghi aperti e con particolare valenza spirituale: l'ormai irreperibile Aeneidos Metalli Apotheosis pars I venne registrato tra '97 e 2002 in alcune grotte del monte Conero, lungo la riviera del Conero; “Il Ritorno di una Civiltà Arcaica” nei pressi dei Monti Sibillini; Spiritvs Italicvs presso il Castello di Pievefavera, costruito sulle rovine dell'antica città romana Faveria. L'ultimo Metallvm Italicvm è stato registrato da DPF Studio per metà presso le rovine del teatro romano di Helvia Recina (Macerata MC, Marche, Italia) tramite studio mobile, e per metà è stato inciso sopra una traccia ambient di apparente silenzio catturata da me al Lago della Sibilla (o di Pilato) sui Monti Sibillini. Questo lago, come anche la famosa grotta della Sibilla appenninica, rappresenta un omphalos: sin dal Medioevo meta iniziatica di alchimisti, studiosi, negromanti, cavalieri. Pare che lo stesso Virgilio, autore dell'Eneide, vi si fosse recato. E' per questo e per altri motivi che ne ho voluto ascoltare lo spirito in silenzio. Oltretutto per me i Sibillini rappresentano un punto di riferimento, un forte Genius Loci, ed è per questo che nel viaggio di Hesperia tra le ere italiche in alcuni album focalizzerò l'attenzione su questi luoghi (come ho già fatto ne “Il Ritorno di una Civiltà Arcaica”).
Ho notato che l'idea di registrare in luoghi particolari è piaciuta molto, ed è stata utilizzata anche da qualcuno in ambiente black metal negli anni 2000. Ma del resto sono esperimenti già testati fin dagli anni '60-'70, anche se con altre valenze ed obiettivi.

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Dal punto di vista strettamente musicale come inquadreresti "Metallum Italicum – Aeneidos Metalli Apotheosis pars IV"?
Metallvm Italicvm è di sicuro il risultato di molte delle mie influenze, canalizzate, trasformate e, detto volgarmente, “usate” ai fini di quel suono italico che deve essere caratteristica del genere.
Qualcuno ha parlato di Avantgarde, ed Avanguardia, io parlerei di Retrogarde.
Infatti l'album pur creando un genere nuovo fa uso di tutti i generi più conservatori della cultura occidentale, è la loro unione: ognuno di essi dà il proprio contributo, svuotato dai contenuti di provenienza e riempito con quelli di arrivo, quelli tipici della nostra cultura. I generi sono diversi: rock identitario italiano, epic metal, pagan black metal, l'Aor più epico e pomposo, rock progressivo italiano (ormai divenuto anch'esso abbastanza datato e conservatore nelle sue forme di revival), musica di folclore, Nwobhm o meglio hard & heavy '70-'80, musica sinfonica neoclassica e patriottica, influenze di colonne sonore dei vecchi film peplum, e addirittura un passaggio di musica lirica da me composta, una sorta di requiem cantato da un tenore lirico (un esperimento che a mio avviso è inedito se tralasciamo alcuni gruppi che usano voci liriche su tessiture neo-power metal).
Il tutto naturalmente è come al solito cantato in italiano e latino, con alcuni estratti rituali dalla stessa Eneide.
A mio avviso il genere che ne deriva non è affatto un caleidoscopio multiforme ma qualcosa che risulta compatto nella sua forma generale, anche se con più sfaccettature. Chiaramente compatto non deve per forza essere sinonimo di monotono o mono-generico.
Essendo i dischi precedenti individuabili all'interno di un involucro più propriamente pagan black metal, anche se interpretato in maniera molto personale, già ho potuto sentire del vociferare a proposito della forma del nuovo album, che a detta di qualcuno non sarebbe, per così dire, abbastanza “true”, e questo mi fa abbastanza sorridere.
Infatti credo fermamente che l'album sia molto più vero (“true” come la moda scandinava del bm ha voluto) e più anti-sistema di tanto black metal in stile scandinavo oramai divenuto una sorta di moda (pochi sono ormai i nomi che lo sentono e lo creano in maniera viscerale e convincente).
Come ho elencato negli intenti del Manifesto nella grafica, sotto il CD, scolpito sull'ara romana: Metallvm Italicvm è un poderoso attacco ai falsi imperatori dei giorni nostri. Tra questi falsi imperatori ci sono anche quelli musicali, che possiamo individuare come una personificazione dei generi più in voga e privi di identità, o meglio con un'identità che non ci appartiene ma che cerca di fare una sorta di breccia, che altro non è se non “colonizzazione” su livelli non trascurabili. La musica non è mai trascurabile poiché è (mediaticamente parlando) un'arma molto potente capace di trascinare le masse, pilotare usi e costumi di intere generazioni, ecco perché è importante non lasciarsi plagiare e colonizzare da ciò che non è “realmente” appartenente al nostro SE'. Ascoltare, apprezzare, supportare musica estera non vuol dire identificarsi e scimmiottare elementi culturali che non appartengono alla nostra identità, che è anche la nostra verità essenziale di base.
Ascoltando il lavoro, appare evidente che i tuoi riferimenti siano legati al "passato"... vorrei invece sapere se c'è qualcosa, o qualcuno, nella scena musicale odierna che ti appassiona.
Esattamente, i riferimenti di Hesperia sono legati al passato. Il passato è necessario anche se si vuole creare qualcosa per il futuro, il passato è la base sia per vivere il presente che per costruire il futuro. Come la storia ci insegna la pura avanguardia che fa tabula rasa con il passato non crea capolavori poiché taglia via le radici, ma le avanguardie sono molto importanti come laboratorio di ricerca e sperimentazione. Le avanguardie bruciano in fretta, ma il loro prezioso lavoro viene poi usato e canalizzato da chi utilizza anche le radici e gli insegnamenti del passato, poiché il vero capolavoro è eterno ed in quanto tale deve avere in sé passato, presente e futuro, come il terzo volto di Giano: l'eternità, l'eterno presente che riassume in sé gli altri due volti, passato e futuro.
Detto questo possiamo affermare che la fase di inculturazione del suono di un gruppo è la fase in cui le influenze diventano parte integrante nella sua crescita, tali da forgiarne lo stile; e questa fase è paragonabile al periodo dell'adolescenza di un individuo. Mentre tutto quello che è acculturazione si stratifica in superficie, rimanendo sulla corteccia senza penetrare in profondità, un po' come il periodo successivo alla maturità di un individuo. Quindi per Hesperia le influenze “inculturanti” vanno circa dal 1995 indietro, mentre tutto quello che viene dopo il '95 lo potrei considerare acculturante, quindi semplici ascolti; positivi o negativi che siano, non determinano influenze profonde. Trovo molto difficile il venire influenzato da gruppi paralleli, anzi è più probabile il caso di assonanze tra gruppi musicali per influenze comuni, come accadde spesso in determinate scene: assonanze nell'hard rock inglese, nel death della Florida, nel black norvegese, nello speed metal tedesco, ecc.
Attualmente accade spesso che le mie “nuove” influenze consistano in una riscoperta od approfondimento di alcune realtà musicali del passato: anni '80, '70, '60, '50 o musica antica.
Come tali potrebbero rivelarsi determinanti poiché assonanti, o comuni a influenze che avevo già.
Quindi, arrivando al fulcro della tua domanda, io ascolto anche gruppi contemporanei e paralleli ad Hesperia e mi posso appassionare ad essi, nel senso che apprezzo il loro album, ma difficilmente essi apportano linfa che penetra in profondità fin da riuscire a modificare il mio stile.
Hesperia ha in sé, come influenze principali, il Metal degli anni '80 di qualsiasi tipo: dalla nwobhm al death, al thrash, allo street, allo speed, ed in più l'hard & heavy dei '70 unito al prog rock, le varie scene del black e del pagan dei primi anni '90 (dalla Polonia alla Norvegia, alla Grecia, alla Germania ecc.), l'ambient, il neofolk, il martial industrial dei '90; a tutto questo si unisce la musica classica, lirica, le colonne sonore, il teatro, la musica folk, dark, new wave, new romantic anni '80, vecchio rock italiano, rock identitario, musica alternativa o identitaria italiana degli anni '70.
Per quanto riguarda i miei ascolti post 1995 raramente ho provato esaltazione per lavori propriamente metal, se non per alcune nuove uscite discrete di vecchi gruppi, poiché in linea di massima i miei nuovi ascolti del contemporaneo si rivolgono sempre all'underground black metal, martial industrial, ambient o addirittura materiale innovativo, alternativo che nulla ha a che fare con tutto ciò.
Facciamo degli esempi nel concreto: mentre stavo componendo Spiritvs Italicvs, il penultimo album, mi capitò di ascoltare diverse volte 10.000 days e Lateralus dei Tool, ma credo che in alcune sue parti mi piacque per una questione di influenze comuni (Pink Floyd, Genesis, che poi non sono nemmeno mie influenze principali). Ma questo non ha determinato il fatto che io introducessi influenze “alternative” nell'album, anzi tutt'altro. Probabilmente, però, quell'ascolto ha giocato un ruolo di reminiscenza portando a galla vecchie influenze, di cui ho tenuto conto in fase compositiva. Anche i Meshuggah sono di mio gradimento, o qualcosina dei Mastodon, ma questo non ha mai contato più di tanto nell'equilibrio dei miei album se non per qualche breve e sporadica linea strutturale.
In ambito pagan black metal “più attuale” mi piacciono molto gli ucraini Nokturnal Mortum e, a questo proposito, volevo infatti menzionare la partecipazione di Knjaz Varggoth nell'ultimo album Metallvm Italicvm per alcune parti vocali.
Ho valanghe di black e pagan di ogni provenienza e, come dicevo prima, credo che nella scena del black metal sia sempre più difficile trovare qualcosa di interessante e gridare al miracolo; ma qualche disco ben fatto e degno di supporto lo si trova, sono un discreto collezionista, scavo molto nell'underground e supporto volentieri anche i gruppi più sconosciuti senza discriminare in base alla produzione, anche quando la soglia di percezione musicale è ai limiti del puro rumore. Quando devo vedere se un gruppo nuovo è di mio gradimento sono importanti anche i testi, l'iconografia e l'attitudine. Potrei far menzione delle ultime cose che mi è capitato di apprezzare: gli australiani Eternum, i francesi Epheles e gli svizzeri Hellvetic Frost o, parlando d'altro, “Heroica”, album degli Skoll, un gruppo di musica identitaria italiana. Per quanto riguarda i gruppi italiani contemporanei chiaramente apprezzo molto i lavori di coloro che hanno partecipato come ospiti agli ultimi due album.
Per contro non sopporto il suono omologato di plastica delle nuove grosse produzioni metal, molto orientate sui suoni puliti e fintissimi provenienti dal Nord Europa, compressi e privi di dinamica, con volumi allucinanti ma piatti come una sogliola, ed anche questo è uno dei punti contro il quale si erige l'album Manifesto “Metallvm Italicvm”. Combattere la cosiddetta “loudness war” non basta per realizzare un prodotto degno di questo nome: la musica deve avere la sua dinamica, ma oggi è tutto pensato per i lettori mp3 e le cuffiette auricolari del discount.
Ti dico tre parole: epicità, passione, cultura. Quanto pesano nell'economia di Hesperia?
Praticamente hai pronunciato tre parole che riassumono lo spirito che c'è dentro il suono di Hesperia.
Queste tre parole sono tre livelli di uno stesso fulcro attorno a cui si muove la musica di Hesperia:
si parte dall'interesse per la cultura che diventa vera e propria passione, la passione a sua volta dona alla cultura quell'enfasi particolare, quell'epos che appunto la fa divenire epicità.
Come un poema epico gli album di Hesperia non sono semplicemente storiografia, archeologia o saggistica, ma sono una “celebrazione dell'identità tradizionale”.

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Perchè, a tuo avviso, il nostro Paese è così esterofilo come sembra essere per lo meno in superficie?
Argomento davvero complesso ed interessante, ci si potrebbe scrivere un trattato hehe, e sicuramente coinvolge Hesperia in prima persona.
Come dicevo prima: ascoltare, apprezzare, supportare musica estera non vuol dire identificarsi e scimmiottare elementi culturali che non appartengono alla nostra identità, e che altre culture proporranno sicuramente in maniera migliore di noi poiché vivono la loro cultura direttamente, ne sono circondati: noi dovremmo vivere la nostra che ci circonda.
Il nocciolo è questo ed è storico: dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente l'Italia ha perso il proprio punto di riferimento, il proprio ponte di collegamento verticale tra sfera materiale e sfera divina, i propri pontefici (nel senso ghibellino del termine) che interpretano in terra il volere divino per guidare in maniera tradizionale le genti. Come l'ago di una bussola che perde il riferimento del Nord impazzisce, allo stesso modo le nostre genti non hanno più trovato il vero Nord, e si sono dirette nelle direzioni più disparate. La mia metafora del Nord non è casuale o convenzionale, ma “Tradizionale”. Il Nord iperboreo della mitica età dell'oro potrebbe essere idealmente identificato davvero con il nord del mondo geografico, ma in senso simbolico esoterico tradizionale le sue manifestazioni storiche non hanno per forza di cose una corrispondenza geografica, e possiamo dire con certezza che ROMA è stata storicamente la più grande manifestazione e il più grande ritorno dell'età dell'oro in questa nostra età del ferro (intesa in senso esoterico, e che gli orientali chiamano Kali Yuga, l'età della dea Kali, un'era di decadenza e di involuzione spirituale); per molto tempo ROMA è stata il NORD del mondo, e soprattutto il punto di riferimento delle nostre genti e del mondo Occidentale, cioè NOI con le nostre terre siamo stati il punto di riferimento per il mondo Occidentale e non solo.
Dopo la caduta di ROMA il ponte verso il cielo si è rotto, la corda si è spezzata, o meglio è rimasto solamente un filo sottile che tiene solo “ i pochi” collegati all'alto e a quel passato glorioso. Un filo al quale non tutti possono aggrapparsi, e al quale può anche essere pericoloso aggrapparsi (è pur sempre un filo e non più una corda). Una volta che la linea è stata interrotta è molto difficile ripristinarla: non sarebbe la stessa cosa, il substrato della coscienza collettiva non è più lo stesso, i tentativi potrebbero essere disastrosi; molti tentativi storici lo sono stati. Per fare un esempio musicale in termini bassi è un po' come quando un gruppo si scioglie e 25-30 anni dopo viene creata la reunion a tavolino, non può essere la stessa cosa, quello che viene ricreato è una sorta di resuscitazione di un cadavere: uno zombie. E' anche vero però che la storia ed il tempo tradizionale sono ciclici (chi può negarlo osservando le quattro stagioni che si ripetono ciclicamente?), e su questo principio si basava la ritualità antica (il rito è un ”ripetere” azioni e parole), quindi non è escluso, anzi è auspicabile un ritorno all'età dell'oro.
Per approfondimenti sull'età dell'oro italica, definita come l'età del re divino Saturno, consiglio il bellissimo articolo di Arturo Reghini “Sulla Tradizione Occidentale” (pubblicato dal gruppo di Ur nel 1928) o il più recente “Imperivm” di Mario Polia.
Concluso il preambolo storico dobbiamo anche sottolineare che determinati eventi storici hanno reso la stessa storia italiana, o qualsivoglia riferimento a Roma, una sorta di tabù.
Il problema è sempre lo stesso: senza conoscenza ed interesse del proprio passato non c'è futuro concreto, ma solo un andare alla deriva, poiché senza conoscenza del punto di origine non ci può essere una direzione concreta e basata su solide fondamenta. Conoscere, amare, capire il passato della propria gente vuol dire conoscere il proprio punto di origine e provenienza, una parte del proprio IO, e senza sapere il punto di partenza “REALE” di un itinerario non si può tracciare e disegnare un percorso verso il punto d'arrivo, che è il futuro: quindi si può costruire il futuro solo se si ha ben presente il passato. Del resto mi sembra improbabile costruire il tetto di una casa senza partire dalle fondamenta. Oltretutto vorrei anche dire che, pur essendo vero che siamo scientificamente identificati come caucasici o meglio indoeuropei (forse anche questa definizione sta diventando tabù in occidente) non serve nemmeno andare a cercare il proprio IO meditando in India, perché il nostro io lo possiamo trovare molto più vicino di quello che pensiamo, nei pressi dell'albero secolare che cresce nel paesino dove siamo nati e vissuti, o nelle montagne vicino a noi.
Il risultato di tutto questo è il fenomeno che noi chiamiamo ”esterofilia”. Ecco allora che vediamo di tutto e di più: italiani del nord simil-rasta che suonano reggae, hare-krishna nati e vissuti a Roma, italiani del sud che suonano viking metal giustificandosi con il discorso della dominazione normanna, mentre la motivazione più diretta non è storica ma molto semplicemente si chiama MODA; e di mode ve ne sono tante, da quelle dettate dal sistema dominante a quelle che si diffondono nelle sottoculture. Del resto la scandinavia ed il nord Europa hanno mosso i fili delle scene metal sia commerciale (mainstream) che underground degli ultimi due decenni, sostituendosi all'egemonia anglo-americana degli '80, dettando suono, moda e costume musicale nel metal, e noi da bravi italiani abbiamo semplicemente e passivamente assorbito. Non credo che l'Italia possa avere qualcosa da invidiare al nord Europa, né dal punto di vista storico-culturale né da quello storico-musicale. La musica che viene dal nord è più scarna e basilare tanto quanto è ispirata da pochi e basilari elementi patrocinio della Scandinavia: vichinghi, fiordi, troll (e oggi come oggi chiese bruciate). In Italia possiamo parlare dei più svariati ed affascinanti argomenti legati alla nostra identità culturale, ed è naturale che essi generino composizioni più complesse, come sono più complesse, complete ed articolate la nostra storia e la nostra cultura. Abbiamo solo una cosa da invidiare agli scandinavi: la fierezza e consapevolezza della propria identità culturale. Questo dovrebbe essere l'unico insegnamento di cui far tesoro da quel che di buono è venuto fuori in questi anni dal nord. Ma accade sovente che l'italiano non assimili il nocciolo profondo della lezione, fermandosi in superficie e preferendo scimmiottare l'esempio, dimostrando davvero di essere succube e schiavo e dominato da un determinato tipo di cultura “ester(n)a”.
C'è da dire che, anche nel caso di tentativi ampiamente incensati di “italicizzazione” di generi come il black metal, spesso è stata fatta confusione perfino nel tentativo di trovare una spiritualità propriamente italica, usando in risposta ai culti norreni alcuni culti definiti “italici” come il mitraismo, che però, anche se molto importante e diffuso in età Romana tardo-imperiale, è un culto solare di origine orientale e quindi assai poco autoctono. L'unica autentica ed autoctona spiritualità italica può essere legata e ricondotta alla triade arcaico-romana Giove-Marte-Quirino=Il Cielo Supremo-La Guerra-Lo Stato, i valori più importanti di Roma arcaica, sostituita più tardi dalla triade capitolina Giove-Giunone-Minerva. Altre due divinità squisitamente autoctone sono Giano, il dio degli inizi che presiede alle porte solstiziali e Saturno. Spesso viene fatta gran confusione, persino in Italia, con le divinità greche, affini ma non eguali. Per maggiori approfondimenti consiglio “La Religione Romana Arcaica” di G. Dumézil, il più recente “La Religione dei Romani” di R. Del Ponte, e “Storia delle idee e delle credenze religiose”del grande Mircea Eliade.
Mi rincresce dovermi dilungare sull'”esterofilia” ma trovo necessario, dopo la parentesi storica, aprire quella musical-culturale.
Non sempre un genere musicale vive dove nasce. Un genere può nascere in un determinato paese, che diviene il paese d'origine, ma venire coltivato e messo a punto o meglio svilupparsi in un altro paese (un po' come un individuo adottato, che ha un padre naturale ma anche uno putativo, che alla fin fine è quello che lo ha allevato in tutto e per tutto).
Alcuni esempi: il Rock 'n' Roll nasce da matrice puramente blues o meglio rhythm 'n' blues, genere propriamente afro-americano, e da matrici country, e pian piano si sposta e si trasforma in Europa con l'indicazione più semplice di Rock, poi Hard Rock e Metal, generi di matrice anglo-sassone. L'involucro rimane, anche se modificato, ma viene riempito da contenuti culturali differenti e trasposto su valori culturali di altro tipo.
Il Metal Classico si trasforma nel vecchio Speed e Power in Germania.
Avviciniamoci nel tempo: il Black Metal nasce in Inghilterra dai Venom (un gruppo seminale per un po' tutto il panorama estremo) e si diffonde in altri paesi, ma nei primi '90 viene allevato e coltivato in Norvegia e Svezia, che pian piano finiscono per svuotarlo dei contenuti da Rock satanico, tipici della cultura anglo-americana, sostituendo valori ed elementi culturali norreni.
Quindi quando si dice che il Metal e il Rock non appartengono agli italiani perché non sono nati in Italia... questo non ha molto senso, non è una reale giustificazione ma una banale pezza argomentativa (senza poi considerare il fatto che l'Italia non è solo la patria della canzone napoletana e di Sanremo come qualcuno ha detto, ma è la patria della musica lirica, ed in parte della musica classico-sinfonica, che hanno influenzato molto il metal; e senza considerare che molti gruppi metal americani sono stati formati da italo-americani: Savatage, Manowar, Anthrax, ecc...)
Semplicemente questo meccanismo di “appropriazione culturale” del genere, con la conseguente creazione di una scena, non si è mai innescato in Italia, o almeno non col Metal.
Accade negli anni '70 con la scena italiana progressive rock, accade negli '80 con l'hardcore, ma nel metal abbiamo solo sporadici esempi.
Interessanti sul piano musicale sono stati gli esempi di album quali Above The Light dei Sadist e Neurodeliri dei Bulldozer, in cui il Death-Black Thrash incontra elementi di dark-prog italiano alla Goblin. La lingua rimane l'inglese, anche perchè erano gli anni '80, e proporre qualcosa di italiano a livello internazionale sarebbe stato abbastanza difficile se non improbabile.
A questo proposito è assolutamente singolare il caso dei THE BLACK di Mario Di Donato (oltretutto ospite di rilievo nell'ultimo album di Hesperia). The Black già negli '80 proponeva un metal cantato in latino, con contenuti culturali italiani di sommo spessore come la Divina Commedia, e con inclinazioni musicali al dark-prog italiano, in pratica un esperimento italico su tutti e tre i piani: musicale, linguistico e concettuale.
Ecco questo è l'intento di Hesperia, proporre un Metal Italico su tutti e tre questi piani, ma in maniera “radicale” e ben evidente, quindi Hesperia non è black metal in stile norvegese cantato in italiano, né metal progressivo che parla in inglese di cultura italiana, e via dicendo.
Metallvm Italicvm è infatti un album Manifesto con precisi intenti elencati all'interno:
contro l'esterofilia italiana e la decadenza dell'antica gloria e dello spirito italico, contro l'omologazione della musica e delle arti, per la creazione di un genere musical-culturale-spirituale chiamato Metallo Italico, per il ritorno della scena “imperiale” italica tramite il metal e le arti, per il ritorno di Hesperia dall'antica età dell'oro. Metallvm Italicvm è un poderoso attacco nei confronti del falsi imperatori dei nostri giorni.
L'Eneide è "finita": cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Roma?
Certamente sì. Seguiranno alcuni concept su Roma, il primo dei quali ti posso anticipare che sarà al 90% un concept sulla vita di Caio Giulio Cesare, vista in maniera... hesperiana.
Dopo i concept su Roma ve ne saranno alcuni sul Medioevo (uno dei quali sul Medioevo nei Monti Sibillini), poi sul Rinascimento, e via dicendo.
Ti ringrazio molto del tuo tempo. Le ultime parole famose.
Vorrei semplicemente dire agli italiani che seguono la musica, il rock, e il metal in particolare, di supportare i gruppi italiani. Spesso i fan italiani del Metal snobbano i gruppi della madrepatria e che usano la loro madrelingua, ed è proprio per questo che gruppi validissimi si sciolgono. Alcune gruppi validi degli anni '80 sono stati costretti a sciogliersi a causa della mancanza di strutture nella nostra ormai cadaverica Italia, ma anche perché, nonostante il loro talento, il supporto non è stato minimamente paragonabile a quello dimostrato ai gruppi esteri. In Italia ci accorgiamo sempre 20-30 anni dopo dell'oro della nostra terra, poi quando all'estero ci fanno notare la valenza di certi gruppi italiani allora arrivano le reunion... però, come dicevo prima, dopo 25-30 anni non è più la stessa cosa, le porte temporali non sempre sono riaperte da Giano, e quindi spesso si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un fenomeno di archeologia musicale se non di mero commercio.
Per certi versi è anche giusto che chi non ha avuto i dovuti riscontri nella propria epoca ritorni a prendersi quello che merita, ma il punto focale è un altro: accorgetevi e supportate i gruppi quando sono attivi e nel pieno del loro vigore, scavate, non accontentatevi di quello che vi viene propinato dal sistema, e non accontentatevi di ascoltare in rete e dire “bello però”, non basta... serve il supporto, serve un gesto che significhi “bello, mi piace, voglio che andiate avanti così” e questo va dimostrato con il supporto, procurandosi gli album, le maglie, seguendo la scena, facendo un vigoroso passaparola, anche tramite i network, ecc.
Oggi abbiamo molti gruppi validi in Italia in diversi settori, generi e sottogeneri che non hanno nulla da invidiare ai gruppi esteri. Ad esempio alcuni di quelli hanno partecipato in veste di ospiti negli ultimi due album di Hesperia.
Grazie a te Beppe e a Metal Hammer per lo spazio concessomi, un saluto a voi, a chi ha supportato fin dall'inizio, o supporterà da ora Hesperia, o anche a chi semplicemente ha apprezzato...
potrei ironicamente concludere sfruttando un cliché del metal anglo-americano: STAY ITALICVS!

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Intervista a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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