Handful of Hate, 20 Years of hate & carnal blasphemy

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L'uscita del nuovo To Perdition è il modo migliore per celebrare 20 anni di intensa, tribolata, dura ma esaltante attività degli Handful of Hate. Nicola (voce e chitarra) e Nicholas (basso) hanno gentilmente risposto alle nostre domande raccontandoci del sudore versato e delle soddisfazioni ricevute nel proseguire la loro visione musicale. Ci hanno anche rivelato alcuni dettagli del nuovo album e aspetti della loro vita personale, quindi, buttatevi nella lettura!

Il nuovo To Perdition è davvero un album devastante, come abbiamo avuto modo di spiegare anche durante la recensione, ma come è stato accolto in generale? C'è qualcuno che ha osato muovere delle critiche?
Nicholas: Il disco è uscito da meno di un mese ma dalle recensioni che abbiamo letto in giro sui vari siti e fanzine il riscontro è estremamente positivo per ora. Anche dai nostri fans abbiamo avuto ottimi riscontri, L’edizione ultra limited di “To Perdition” ad esempio è stata prodotta in 24 copie acquistabili on line sul sito della Aural Music e sono state vendute in pochi minuti. Sono risultati che ci fanno molto piacere dato che dalla precedente release sono passati ben 4 anni e diversi cambi di line up. Comunque le critiche costruttive sono sempre ben accette cerchiamo sempre di migliorarci sia come musicisti sia a livello di produzione.
I suoni e la produzione dell'album sono potentissimi. Sei soddisfatto oppure, come ogni musicista perfezionista, vorresti tornare indietro e cambiare qualcosa?

Nicholas: Sicuramente ci sono imperfezioni e sbavature ma per essere un disco registrato con un budget veramente esiguo siamo molto soddisfatti e in questo senso i nostri ringraziamenti vanno ancora una volta a Camillo ed ai KK Digital Recording Studios che ha curato assieme a noi l’intera produzione. Siamo sempre stati una band underground e ci siamo avvalsi di studi piccoli ma nonostante ciò siamo decisamente soddisfatti del risultato finale anche perché abbiamo sempre in mente la direzione che il nostro sound deve avere. Possiamo affermare orgogliosamente che è una produzione che non sfigura di fronte a quelle di band straniere più blasonate e con più mezzi di noi.
Veniamo all'artwork del disco. L'immagine è sicuramente d'impatto ma, come mi ha fatto notare il collega Emiliano, era stata usata dagli Abigor per il loro album "Opus IV". Ve ne aravate accorti? Nessuna polemica eh, solo curiosità!

Nicholas: Si quello è un gran disco di black metal uno di quelli da avere sempre sottomano. Semplicemente è successo che mentre cercavamo foto di strumenti di tortura medievali in rete ci siamo imbattutti nelle foto di Antonio Maglitto che le aveva fatte a un museo italiano così lo abbiamo contattato e per nostra fortuna si è dimostrato disponibile a farcele usare per l’artwork del disco.
Nicola: Personalmente non sapevo della cover degli Abigor, ma, una volta vista, penso sia notevolmente differente, anche se trattasi pur sempre della stessa cosa. Amo quella foto, come tutte le fotografie all'interno del booklet. Danno un senso di dolore, cinismo nell'infliggerlo e profondità di campo quasi palpabile.
Parliamo un attimo dei testi. I primi album sono dominati da liriche incentrate sul satanismo, l'occultismo, il male. Piano piano però, nel tempo, anche l'aspetto lirico è mutato, arrivando ad includere diverse tematiche. Ritieni che i "neri" esordi siano legati ancora ad una parziale mancanza di identità del gruppo? Una sorta di "tutti fanno così, anche noi dobbiamo scrivere di queste cose sennò non è "vero black"?

Nicola: Il nostro primo album "Qliphothic Supremacy" così come il demo "Goetia Summa" trattavano di tematiche legate all'O.T.O. ed all'occultismo in generale, soprattutto il tantrismo e la magia sexualis. Erano l'embrione dello sviluppo dei miei interessi negli anni a venire. E' stato abbastanza repentino il mio accantonare le tematiche "occulte", poichè una volta conosciuto discretamente l'argomento, mi resi conto di quanta poca consistenza c'era dietro. Fu abbastanza deludente ma, allo stesso tempo emerse tutto quell'aspetto carnale e marcatamente terreno che fa di noi una band molto poco trascendentale e molto ancorata a terra. Le tematiche sono molteplici ma tutte muovono da quel principio "umanistico" in base al quale tutto parte dall'uomo; vizi e virtù. Esploro gli aspetti più sinistri della nostra realtà, le voglie più inconfessabili, gli atti più efferati. Il concetto di religione ha dato adito a mille spunti, poichè nel culto cristiano spesso si celano le più sublimi perversioni: da una sessualità recondita e mostruosa, alle privazioni, al dolore e punizione fino ad arrivare al martirio. Ho analizzato in "To Perdition" e nel precedente "You Will Bleed" l'iconografia dei santi, il concetto di tortura ed espiazione. Sono molti gli aspetti ma, mentre all'inizio partimmo da un piano astrale, negli anni ci siamo fatti bastardamente carnali, umani, intrisi di sangue e fango. Il limo infame dove l'uomo sguazza con le proprie sudicie virtù. Questo mi interessa.
Questo nuovo album sigilla nel modo migliore 20 anni di carriera per gli Handful of Hate. Cosa significa però portare avanti una band di questo genere, per così tanto tempo, in questo Paese?

Nicholas: Personalmente sono entrato nella band nel 2009 per il tour di supporto a “You will Bleed” ma dopo 4 anni che conosco Nicola e la realtà HOH, posso sicuramente affermare che sono richiesti dedizione e sacrifici. Purtroppo il black non è un genere che va per la maggiore nel nostro paese e spesso tocca avere a che fare con persone inaffidabili e decisamente poco serie, senza trascurare l’impegno personale di ognuno di noi. La vita underground è cosi: ore e ore di macchina sudore sacrifici e pochi soldi. Ma la nostra è una passione, non un lavoro e ci sta bene cosi. Preferiamo suonare in locali piccoli e davanti a fan veri che ci supportano piuttosto che finire in qualche big festival dove la gente non vede l’ora di sentire le bands headliner. Abbiamo uno zoccolo duro che ci segue sin dal primo disco e che vorremo nuovamente ringraziare per questi 20 anni di supporto costante.
Magari la gente non totalmente dentro al movimento estremo, pensa che voi andiate a far la spesa col face painting o che addirittura viviate in una qualche capanna/grotta in una sperduta foresta. Chi sono gli Handful of Hate nella vita di tutti i giorni?

Nicholas: Siamo persone umilissime che come tutti hanno lavoro e una famiglia. Personalmente vivo in un piccolo paesino umbro, ho moglie e figlia e un lavoro. Idem per gli altri ragazzi che si alzano come tutti la mattina presto per lavorare. Diciamo che teniamo un face painting molto leggero e prossimamente sarà più per dare la sensazione di sporco piuttosto che il classico corpse painting. Non siamo mai stati molto interessati al culto del “trve evil” a noi interessa suonare musica estrema e portare un po’ di sana cattiveria sui palchi in giro per l’Europa.
Evito di chiedervi quali band vi hanno influenzato perchè penso sia abbastanza chiaro. Vi chiedo invece, cosa ascoltate oggi? C'è qualche disco, in particolare tra quelli usciti di recente, che vi ha colpito?

Nicola: E' logico che avendo cominciato ad inizi anni '90 ed avando un background risalente alla fine anni '80 sono stato influenzato da tutti i grandi nomi del metal. Tra i dischi che mi hanno stupito recentemente ne voglio citare due: ANAAL NATHRAKH "Vanitas", gran bel lavoro, prodotto benissimo suonato alla grande. Ci ho suoato assieme a Lione, peccato per i suoni e le scelte tecniche (volelvo suonare con testate della orange) non gli fecero onore ma la carica che hanno espresso è stata notevole e il disco è ottimo! NECROMASS "Calix. Utero. Babalon", un ritorno ottimo! Oltre a essere dei grandi amici coi quali sono cresciuto musicalmente, si sono riproposti sulla scena, dopo 10 anni, con un gran bel lavoro. Melodie uniche, uno stile inconfondibile ed una carica degna di una band nel miglior periodo della propria ispirazione.
Penso che negli anni siate migliorati e maturati come musicisti senza però perdere la vostra identità. Queste maggiori "capacità acquisite", anche con l'esperienza live, perchè no, vi hanno mai portato a pensare di creare progetti alternativi agli Handful of Hate?

Nicholas: Abbiamo avuto quasi tutti progetti alternativi a Handful of Hate , io ad esempio ho sempre suonato brutal e death prima di iniziare la mia avventura con Nicola, Diego e Deimos. Nicola ha messo in piedi altri gruppi di generi diversi, Diego suona attualmente con Lord Vampir e Satanika e Deimos ha militato in svariate band tra cui i nostrani e validissimi Coram Lethe.
Nicola: Tengo ad Handful Of Hate come la mia band primaria, mi sono tolto lo sfizio di suonare “porn grind” con i Deviant Pulse nel 2008/2010 e farci qualche live, nonché un demo. Poi però mi ritrovavo continuamente a dover gestire il tutto senza aiuti esterni e la cosa sottraeva troppo tempo ad Handful Of Hate. Penso che forse, in futuro, qualcosa riproporrò poiché mi diverto troppo a suonare quel genere. In secondo luogo mi presto ad aiutare in fase live, come session, bands di amici che hanno temporanee difficoltà. Ad ottobre ho suonato con i Necromass a Milano e non manco spesso di esser coninvolto in consigli per le produzioni/suoni di alcuni album.
Apprezzate la svolta "post black" di molte band e l'inserimento di elettronica o elementi industrial tipici del black metal attuale?

Nicola: sinceramente non ci sono dentro. Tranne alcune cose sentite in giro, non ne ho la conoscenza necessaria e quindi non la giudico.
Cosa ne pensi dei tanti gruppi black che hanno magari iniziato da poco la loro avventura ma che ricercano costantemente atmosfere da primi anni '90, comprese registrazioni da sgabuzzino delle scope? Pensate abbia senso nel 2013 cercare la pochezza anche nella produzione?

Nicholas: Personalmente la trovo una scelta senza senso, quel tipo di registrazioni sono legate a un epoca che, per quanto possiamo rimpiangere, non tornerà mai. Allora, o registravi così o dovevi spendere una fortuna per avere prodotti decenti. Oggigiorno con l’avvento della tecnologia si può fare tutto comodamente tramite computer. Noi l’abbiamo fatto con You Will Bleed che, batteria a parte, è stato tutto registrato sul pc di Deimos che ne ha anche curato l’intera produzione e il risultato direi che è piuttosto soddisfacente. Quindi ripeto non ha assolutamente senso registrare col mangianastri in cantina per rievocare lo spirito “trve evil” degli anni '80.
Nicola: io non condanno chi fa certe scelte, giudico solo il risultato finale. Se il disco (o demo) ha un senso e mi trasmette qualcosa ben venga, altrimenti resti una delle tante, tantissime bands che sbraitano con una voce ultraeffettata in una stanza vuota senza batteria (tranne rullante con cordiera che si intuisce debolmente) e chitarre a zanzara. Può aver senso se hai qualcosa da dire e mi coinvolgi, altrimenti bah, semplicemente ti trascuro. Anche questa è una moda no?
Nella nostra povera Italia abbiamo band storiche come voi, i Necromass oppure gli Opera IX e altre realtà affermate ma, negli ultimi anni, pare non esserci un grande fermento per il black metal. Escono e si affermano, invece, parecchi gruppi di stampo death (brutal, technical, grind, ecc.). Vedete anche voi questo trend? Non parlo di scena ma c'è qualcosa che si muove, visto "dall'interno", in ambito black?

Nicola: In Italia penso ci siano bands un po' per tutti i generi ed alcune validissime. Magari manca una costanza nel perseverare nei momenti più duri. E' verissimo che stiamo "esportando" musica in ambiti differenti dal black classico. Tolti i nomi da te citati, ai quali aggiungerei anche i Mortuary Drape, poi non esistono bands black metal classiche che siano molto conosciute. In Italia penso manchi un po' tutto: dalla mentalità, alle strutture, ad un background che abbia attirato nel tempo l'attenzione su di noi, alle capacità tecniche dei musicisti. Che dire? Esistono sporadiche e notevoli bands, meteore in un cosmo spento ma non molto di più. E' dal 1993 che dico "l'Italia ha una scena che sta crescendo" dopo due anni avevo smesso di cerderci, dopo 4 evitavo di rispondere tergiversando, dopo 6 ho abbracciato la dura realtà: l'Italia è uno schifo in tutto, non solo dal punto di vista musicale e la colpa è degli italiani.
Concludi come preferisci! Un proclama, una supplica, un consiglio, una dichiarazione, una candidatura (!?)

Nicola: Ti ringrazio per lo spazio datoci, non ho grandi proclami da fare tranne: datevi un ascolto a "To Perdition", giudicateci dal punto di vista musicale e non per preconcetti o invidie varie, come spesso da noi accade. Un saluto ed un grazie a tutti coloro che da anni ci supportano e si fanno dei km per venirci a vedere live, GRAZIE!
Intervista a cura di Francesco Frank Gozzi

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