Pagan / Viking Metal - Un bel giorno per morire...

Ma ora veniamo al sodo, ossia a quel disco che è stato (ed è ancora) considerato come l’anno 0 di tutto il Viking Metal, lo storico ed intramontabile "Blood Fire Death" (1988), album composto e licenziato da un’altra band di conseguenza diventata leggendaria, ci riferiamo ai Bathory.

Quando nel 1988 uscì questo platter evidentemente il pubblico e tutta la critica Heavy Metal non erano pronti ad accoglierlo, soprattutto considerato il fatto che viene subito dopo un Lp come "Under The Sign Of The Black Mark" (1987), un Lp all’opposto, pregno di cattiveria a atmosfere malsane, se non addirittura l’album più duro mai composto dal complesso stesso.

Proprio qui si va ad instaurare "Blood Fire Death", le sfuriate marce e grevi vengono relegate in secondo piano, ma potremo anche dire che vengono tranquillamente eliminate per fare spazio ad un approccio totalmente diverso rispetto al passato, canzoni più lunghe e complesse, toni più rilassati e un nuovo immaginario sono gli elementi che hanno posto le basi di tutto il Viking Metal.
La voglia di cambiare di Quorthon rispetto al passato è palese, ecco quindi come si spiega l’avvicinamento a tematiche come le tradizioni folk Scandinave, ma in tal senso basta dare un’occhiata alla copertina dell’album, una vera e propria cavalcata, epica e terremotante che travolge tutto. Le più grandi differenze ovviamente sono a livello musicale, brani come "A Fine Day To Die" e la stessa title track parlano più di 1000 parole, con quell'alone mistico che profuma tanto di battaglie e sangue; se inoltre aggiungiamo tutto l’immaginario del concept il quadro è completo.

Con il passare degli anni le curvature stilistiche di questo filone musicale si sono evolute, ma è da qui che bisogna partire a livello storico, sino a giungere ai due capitoli successivi di questo fenomenale progetto musicale, "Hammerheart" del 1990 e "Twilight Of The Gods" del 1991.
Il primo di essi è per certi versi ancora più spinto nella direzione del cambiamento, visto che le intuizioni del suo predecessore sono in questa occasione portate al loro definitivo compimento, le incursioni in sonorità epiche sono maggiormente in evidenza come del resto si può dire lo stesso per tutto l’apparato dei testi, basta prendere in considerazione "One Rode To Asa Bay" e "Baptised In Fire And Ice".

Un disco, "Hammerheart", fortemente influenzato da tutto il panorama ideologico scandinavo, e non potrebbe essere altrimenti, giustamente.
In cosa consiste quindi questo fenomeno artistico denominato Viking Metal? Non è una domanda facile a cui rispondere, però è chiaro come ci siano elementi che lo distinguano da tutto il resto, le basi musicali sono tutte nel Metal estremo e nel Black Metal più propriamente detto, anche se spesso certe sonorità di questo stile vengano diluite in un qualcosa di più melodico e ricercato, come nel caso degli Enslaved, sino a giungere anche in stilemi tipici del death metal come per gli Amon Amarth.

E’ quindi un qualcosa che nell’immaginario comune degli ascoltatori ha confini definiti, ma nella sostanza pratica sfugge spesso a queste regole, toccando stili musicali differenti fra loro ma legati da un comune denominatore che lo rende unico, ossia tutto il concept lirico.

Come spiegare altrimenti gli Unleashed, Windir, Enslaved, Falkenbach, Thyrfing, Amon Amarth, Isengard, Moonsorrow e Mithotyn (giusto per citarne alcune) ?

Tutte band estremamente diverse fra loro, ma al contempo “uguali” per affinità tematiche, ossia tutta la mitologia Vikinga, il Valhalla, gli Dei Nordici… e chi più ne ha più ne metta.

Tornando sul sentiero dei Bathory è giusto e doveroso chiamare in causa il terzo capitolo della svolta che risponde al nome di "Twilight Of The Gods" del 1992, l’ultimo atto prima del ritorno (mediocre) alle sonorità dure e crude di inizio carriera con "Requiem" (1995) e "Octagon" (1994).
Per quando ci riguarda il disco più maturo e complesso della loro carriera, dove tutte le componenti stilistiche degli ultimi anni prendono la forma definitiva, e si potrebbe parlare per ore di "Blood And Iron", "To Enter Your Mountain" e "Prologue - Twilight Of the Gods – Epilogue", affascinante suite di 15 minuti nel complesso viaggio degli Dei e di tutto ciò che ne concerne.

Pur rimanendo sempre in territori “estremi”, i Bathory (anche se può essere considerata una one man band) sono riusciti nell’impresa di portare il concetto di Metal estremo a livello sonoro su un pianeta concettuale forse all’apposto, quello della mitologia, creando un ibrido che negli anni a seguire influenzerà tantissimo centinaia di altre bands sparse per il globo.
Capitolo a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti