Doom Metal / Stoner / Sludge - Le origini e le prime manifestazioni: proto-doom

Come il termine stesso suggerisce, si è soliti utilizzare questa definizione, a dir la verità poco frequente, per indicare quelle band che hanno dato origine alla scena Doom nel corso degli anni ’70.
Parlando di Proto Doom si fa riferimento ai padrini del genere, a quei gruppi che in maniera pionieristica, e all’interno della fervida e prolifica ricerca sonora che ha caratterizzato un decennio importantissimo come quello degli anni Settanta, si sono per primi spinti verso territori musicali fino a quel momento mai presi in considerazione.
Benché il sound di queste band rimanga saldamente ancorato ai classici standard dell’Hard Rock, i vari Black Sabbath o Pentagram attuano una radicale inversione di rotta rispetto all’imperante corrente musicale contemporanea, mostrando la propria predilezione per sonorità cupe e introspettive che ruolo tanto importante dovranno poi ricoprire negli anni a venire per l’evolversi del Doom. La stessa vincente ricetta composta di un insieme di elementi blues, rock’n’roll e una massiccia dose di oscurità, alla base della musica dei Black Sabbath, può essere ritrovata negli stessi anni al di là dell’oceano, sia nei già citati Pentagram che nella controparte della band di Bobby Liebling, i Bedemon. Entrambe le band, il cui cammino è strettamente legato se non addirittura sovrapposto, cominciarono a muovere i primi passi agli albori degli anni ’70, periodo a cui risalgono le prime registrazioni le quali, nel migliore dei casi, videro la luce solo molti anni più tardi.
L’indeterminatezza in cui versava il genere nel corso di questi anni può portare a considerare come Proto Doom numerose altre band, come i già citati Blue Cheer o i Black Widow (di quest’ultimi ricordiamo l’ottimo Sacrifice, 1970), le quali solo per certi aspetti possono però venir considerate tali con uno sguardo oggettivo. Indubbiamente l’alone leggendario che circonda il nome di Pentagram e Black Sabbath consente di attribuire loro un posto d’onore tra gli inventori del genere, e il fatto che i primi siano ancora in circolazione più in forma che mai, può forse permetterci di dire che tale genere non sia mai morto.
Capitolo a cura di Marco 'Mark' Negonda