(05 febbraio 2006) ASSASSIN + SOTHIS + DEVASTATOR + NO MERCY - Duel Beat – Napoli – 5/2/2006

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Quando si parla di thrash tedesco è naturale che venga alla mente la sacra triade Sodom / Kreator / Destruction. Al massimo ci si spinge oltre citando i Tankard, gli Holy Moses… in pochi hanno approfondito lo sviluppo di quella mitica scena degli anni ’80 perdendosi così svariati gruppi altrettanto interessanti e per certi versi diventati ormai di culto come Living Death, Vendetta, Death Row, Violent Force e, appunto, Assassin.

La band di Dusseldorf, capitanata dal singer Robert Gonnella, ha costruito il proprio mito attraverso due soli album, “The upcoming terror” e “Interstellar experience”, nel giro di due anni, dall’86 all’88, dopo di che se ne persero le tracce. Fino a quando, nel 2002, decisero di tornare insieme per portare ancora in giro il loro thrash violentissimo e ignorantissimo (nel senso buono del termine) al tempo stesso.
Quando li vidi al Wacken nel 2003 misero su uno show incredibile, pieno di errori, sì, ma genuino e sentito come solo le band vere riescono a fare. E così già da tempo Delirio Concerti ventilava l’ipotesi di portarli qui in Italia, e in origine il concerto avrebbe dovuto svolgersi in prossimità di Natale, all’interno del Christmassacre, un festival che qualche anno fa ha visto alternarsi sul palco diverse band dell’underground campano e che quest’anno sarebbe dovuto tornare e avrebbe dovuto fare il salto di qualità.

Gli ormai noti problemi con i gestori dell’Oddly Shed hanno portato alla cancellazione anche di quella data, che non è stato possibile recuperare prima del 5 Febbraio. A questo punto non aveva più senso parlare di Christmassacre, ma le band di supporto e le impostazioni da mini festival sono rimaste immutate rispetto alla data di Dicembre. Ecco quindi che oltre ai cult headliner sono stati confermati gli abruzzesi Sothis, i toscani Devastator e i campani No Mercy, tutte e tre band emergenti più o meno note nell’underground italiano.

E tocca proprio ai NO MERCY scaldare le persone già presenti in sala qui al Duel Beat e ancora una volta bisogna notare come le presenze non siano proporzionali all’importanza del nome coinvolto (e perché no, anche al fatto che sono ben quattro i gruppi presenti questa sera), visto anche, e soprattutto, che questa era l’unica data italiana del combo tedesco. Troppo di culto il nome degli Assassin? Forse si, però comunque resta un po’ di amaro in bocca per non aver potuto godere appieno un appuntamento importante come questo. Ma torniamo allo show… La band di Caserta non si è discostata di molto rispetto alle altre sue esibizioni a cui ho assistito. Il suo death metal con richiami al thrash americano dal vivo rende abbastanza bene, anche se qualche imprecisione da parte del batterista e gli assoli forse un po’ troppo confusionari alla fine ledono un tantino il giudizio finale che resta comunque positivo. Certo un po’ per colpa dei suoni non proprio cristallini, un po’ per colpa della loro proposta un tantino ripetitiva, alla lunga i pezzi stancano un pochino, e non bastano le due cover proposte di Morbid Angel e Slayer (“Dittohead” per questi ultimi) a risollevare le sorti di un’esibizione riuscita a metà. Forse un po’ di esperienza in più non può che giovare alla giovane band casertana.

Veloce cambio di palco ed è la volta dei lucchesi DEVASTATOR e del loro thrash old style. Chi conosce la band sa che la proposta musicale non è certo tra le più innovative, essendo fortemente radicata al thrash teutonico e alla lezione impartita da Lemmy e dai suoi Motorhead. Però c’è da dire anche che questo tipo di thrash dal vivo rende discretamente bene e riesce a coinvolgere abbastanza il pubblico. Ed è proprio quest’ultimo ad avermi stupito, assolutamente diviso tra detrattori e sostenitori del quartetto toscano. Chi li ha snobbati e criticati in quanto troppo derivativi di gruppi quali Sodom e Destruction, ma senza ovviamente la loro forte personalità, chi invece ha preferito fregarsene dei paragoni e si è goduto lo show pogando e facendo un po’ di sano headbanging. L’unica cosa su cui un po’ tutti, ed io per primo, sono stati d’accordo è che alla lunga la voce stridula ed altissima di Luchino stanca un po’, finendo con l’inficiare anche il resto dello show, impostato per lo più sui brani del loro debut album “Thrash ‘n’ war”. Ad ogni modo si vede che i nostri hanno una discreta esperienza on stage, e sanno tenere la scena decisamente meglio dei loro predecessori, e quindi alla fine il giudizio sul loro concerto è sicuramente positivo.

A causa di un’eccessiva pignoleria da parte del batterista Michele Melchiorre nel risistemare tutto il drum kit, i SOTHIS iniziano il loro show con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia. Sono le note della mitica “War pigs” ad introdurre la band sul palco, ma è solo una finta, in quanto dopo pochi secondi i nostri si buttano a capofitto sul proprio repertorio eseguendo “Psychonoise”. La differenza con le altre due band è abissale. Notevolmente più esperti e tecnici, nonostante qualche problema di sound che ha penalizzato particolarmente Frankino e la sua voce, spesso troppo bassa rispetto al resto degli strumenti, il quintetto di Teramo ha dato vita ad un ottimo concerto, forse di pochissimo al di sotto dei loro standard, ma comunque ben al di sopra della media dei gruppi di apertura che di solito ci sono in giro. Dal secondo demo hanno eseguito “Requiescat in pacem” e in più, oltre alla già citata “Psychonoise”, altre due song che andranno a finire sul debut album “Fusion”, di prossima pubblicazione, e cioè “Blood effect SFX” e “Beyond the bound”, oltre a due gustose cover. La prima è “Bitter peace” degli Slayer, opener del tanto discusso “Diabolus in musica” e la seconda è un omaggio a un pezzo di storia del metal nostrano, i Necrodeath, dei quali il combo abruzzese esegue “The creature”, simpaticamente inframmezzata da “Thunderstruck” degli AC DC. Ed è proprio questa capacità di stupire la carta vincente dei nostri, oltre all’esperienza di cui parlavo prima. Si capisce che non abbiamo a che fare con cinque sprovveduti, e a fine serata risulteranno i trionfatori, headliner a parte ovviamente.

E finalmente ecco il momento che aspettavamo tutti… senza nessun atteggiamento da rockstar, senza intro, senza fronzoli, gli ASSASSIN salgono sul palco e dopo aver risolto qualche piccolo problema (una delle due testate per chitarra aveva deciso di morire del tutto) ecco che il concerto ha inizio. E incredibilmente con il pezzo che da il nome al gruppo, “Assassin” appunto, tratto dal primo disco. Subito il pubblico ne ha approfittato per cantare insieme a Gonnella il chorus centrale, e non vi nascondo che ho provato una certa emozione a risentire live la particolarissima voce del singer. Dopo di che è stata la bolgia, il trionfo del thrash schietto e diretto… “Abstract war”, “Junk food”, “Forbidden reality”, “Baka”, tutti e due i primi album sono stati letteralmente saccheggiati.
C’è tempo anche per una parte centrale dedicata all’ultimo cd in studio, quel “The club” abbastanza criticato perché troppo moderno per lo stile dei cinque tedeschi. Dall’ultimo lavoro vengono estratti tre o quattro brani tra i quali spiccano la veloce title track e la simpatica “Bushwhackers”, ma è con pezzi come “Fight (to stop the tyranny)” o la mitica “AGD” che i nostri danno il meglio di se e che si scatena il putiferio. Comunque al di là dell’aspetto musicale è bellissimo vedere questi cinque personaggi sul palco: l’esagitato “Micha” Hoffman, completamente fuori di testa fin dalla mattina quando siamo andati a prenderli all’aeroporto e in stato ipervitaminico per tutto il resto della giornata, il timido e goffo Jurgen Scholz, l’elegante e signorile Ufo Walter, l’evidentemente appesantito Rob Gonnella e il vero personaggio, Frank Nellen, con la sua mitica canottiera giallo canarino da camionista a pestare duro e veloce dietro i tamburi.

Questi sono gli Assassin, cinque pazzi completi che hanno ancora dentro il vero spirito thrash, quello anticonformista, goliardico, che se ne fotte dell’immagine (quando siamo arrivati all’aeroporto ho scambiato alcuni di loro per dei barboni, ed esattamente con gli stessi vestiti sono saliti on stage…). Musicalmente li ho trovati decisamente migliorati rispetto a quando li vidi al Wacken, e anche se c’è stato comunque qualche errorino qua e là nessuno se ne è fregato, perché come detto in precedenza da un loro show ci si aspetta ben altro che la perfezione d’esecuzione. Persone vere, come hanno dimostrato anche durante tutto il resto della giornata che abbiamo passato insieme, persone che riescono a ridere sul palco dei loro errori e prendere tutto con filosofia.
Questo non significa che siano cinque cialtroni, anzi… hanno dato vita ad un concerto intensissimo, con Robert Gonnella frontman capacissimo ad accattivarsi il pubblico ed interagire senza problemi con i ragazzi presenti e Micha che fa il suo show nello show.

C’è tempo anche per un brano tratto dal loro primissimo demo “Holy terror”, prima che durante il bis la terremotante “Bullets” ponga fine al concerto. E che concerto… uno dei più divertenti e carichi a cui abbia assistito ultimamente… Mi dispiace solo per l’ignoranza di molti accorsi che a fine show commentavano in maniera assurda quello a cui avevano assistito. Forse perché si aspettavano il classico gruppo truce e cattivo e invece si sono trovati davanti cinque persone normalissime, sempre secondo i loro canoni, ovvio. Peccato perché vuol dire che non hanno capito nulla dello spirito del gruppo. Vabbè, poco importa. L’importante è che tutto sia andato per il meglio (presenza di pubblico a parte).

A fine serata, stavamo lì a cazzeggiare e a un certo punto Frank ha chiesto alla Delirio Girl cosa ne pensava dello show. Alla sua risposta: “Really funny, really violent…” il simpatico e paffuto Frank ha ribattuto: “Yes! It’s funny, it’s violent… it’s thrash”… penso che questo riassuma perfettamente quanto detto fin’ora… lunga vita agli Assassin…

Report a cura di Roberto Alfieri

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