(04 novembre 2005) IQ - 04 Novembre 2005, Colos-saal (Aschaffenburgh)

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Foto e report a cura di Carlo Viano

E' finita con Mike Holmes visibilmente brillo che danzava sotto il palco con i fans inglesi sulle note di "Dance on a volcano" dei Genesis di "Seconds out" la magica ed indimenticabile notte (poco meno di 3 ore) del Colos-saal, l'avamposto più appetibile dall'Italia per vedere la tappa di questo "Dark mattour", oltre che luogo consacrato al culto del prog assieme a pochi altri in Europa, dotato di un'acustica che oltrepassa di gran lunga la perfezione,un titolare che ti garantisce il biglietto tramite una semplice mail (proprio come qui da noi...) e prezzi a dir poco ridicoli (15 euro per gli Iq sono davvero pochi).

"Failsafe" (da "Subterranea", introdotto sul palco da Holmes e Jowitt) è il brano che apre uno dei primi show che vede alla batteria il nuovo arrivato Andy Edwards, il cui lavoro già da subito sembra non far rimpiangere affatto Paul Cook (a parte un tocco leggermente più duro), segue "Fading senses", un estratto da "Ever" che da tempo non veniva eseguito dal vivo e che ad una prima parte intensa ed emotiva in cui prevale il cantato di Nicholls ne contrappone una seconda in cui il frontman lascia il palco per dar spazio ad un lungo break strumentale condotto prevalentemente dalla coppia Martin Orford-Mike Holmes.
Sotto il palco (il locale è gremito) la temperatura è già altissima ,urla e applausi non accennano a finire, è il preludio all'intro di "Born brilliant", in cui pulsa forte il basso di Jowitt a cui si affianca la voce di Nicholls che scandisce nitidamente "I'm stupid inarticulate, my ego grows and grows, my good contributions are counted on the fingers of one hand, my catalogue of failures is etched upon my lips, the baggage that I carry would sink a thousand ships", immancabile un altro estratto da "Dark Matter" che è ormai entrato nei must dei live set della band, "Sacred sound", guidato dal ritmo incontenibile e forsennato di Martin Orford che si placa solo nel breve interludio in cui un organo da chiesa accompagna il cantato più calmo di Nicholls.

La sorpresa è sempre dietro l'angolo in ogni show degli Iq, ecco quindi la vecchissima "Intelligence quotient" (risalente al periodo 81-82 e contenuta nell'ormai introvabile cassetta "7 stones into 8", ristampata poi in doppio cd e rivisitata in tutti i brani nel 98, "7 stones into 98"), dallo stile fortemente new prog che ripropone l'alternarsi tra la prima breve parte cantata e la seconda strumentale ricca di cambi di tempo, segue "No love lost", brano di "Nomzamo" che al pari di "Human nature" Nicholls è riuscito a fare vocalmente suo strappandolo all'originale cantato da Paul Menel. "No love lost" si conclude con un breve ma efficace drum solo di Edwards, ed ecco arrivare un trittico da "Seventh house": la title track (un altro must che la band include sempre nei live-set) i cui ripetuti cambi di atmosfera regalano una vasta ed intensa gamma di emozioni rappresentate vocalmente da un Nicholls sempre più strepitoso ed elegante nel suo look da tipico impiegato inglese (capelli corti, abito scuro, camicia bianca), "Wrong side of weird" e l'altra perla immancabile e di struggente bellezza "Guiding light" (cantata nel refrain da tutto il pubblico), in mezzo alle quali si fa un altro tuffo nel passato con "It all stops here" (nel cui guitar solo finale Holmes si ostina a tenere una nota più a lungo del solito sotto lo sguardo divertente e spazientito di Nicholls che guarda con trepidazione l'orologio).

Holmes si siede ed imbraccia la chitarra acustica, è l'inizio della suite "Harvest of soul", cantata dolcemente e nostalgicamente da Nicholls ed infarcita anche da tappeti atmosferici di tastiere, con il ritmo che si innalza regalmente quando pronuncia "The sky lights up above America" (mentre i 3 schermi dietro al palco proiettano la bandiera USA seguita da foto di soldati feriti in Iraq), un piccolo problema tecnico alla chitarra di Holmes non gli permette di eseguire un solo nella parte chiamata "Nocturne", si arriva così a "Mortal procession" in cui Nicholls si toglie la giacca ed indossa un lungo camice da dottore, guanti bianchi ed occhialini, segue la concitata parte strumentale in cui Orford fa il verso al Tony Banks di "Apocalipse in 8/9 ("Supper' ready") e si ritorna a certe atmosfere tipiche di "Last human gateway" chiuse dal finale guidato dalla chitarra di Holmes sullo stile molto riconducibile a "Came down" (il brano che chiudeva "Ever"). Applausi a non finire, esecuzione perfetta (a parte il problema ad Holmes), basterebbe per fare andare a casa tutti felici e contenti, ma la band rientra con "The darkest hour", mentre sul palco piovono coriandoli, stelle filanti e palloncini, ancora uscita tra applausi e rientro con l'ennesima sorpresa: "N.T.O.C" (Resistance), un brano dell'88 scartato per "Are you sitting confortably" scritto da Orford e ritoccato poi nei testi da Nicholls (lo trovate in "The lost attic"), fa molta presa sul pubblico perchè è un rock immediato e diretto a cui non manca il tocco di "Iq style" nella parte intermedia. Finito? Macchè, al suo terzo ritorno sul palco Holmes strimpella tanto per divertirsi "Widow's Peak", mentre da dietro Martin Orford si prepara a darci la mazzata finale, "Awake and nervous", ed il Colos-saal è tutto un battimano in sintonia con il ritmo indiavolato del san Martino a cui si affianca il guitar solo di Holmes che prepara l'arrivo di Nicholls, il cui cantato è quasi coperto dal pubblico.

Nel finale il microfono passa ad uno stonatissimo Holmes, ma Orford risale in cattedra così come tutto il Colos-saal che si unisce a Nicholls nell'urlare "Get me out of here, let me get away".
La band lascia definitivamente il palco tra il tripudio generale, mentre sugli schermi si proiettano le foto dei vari membri che si deformano ironicamente in buffe caricature, il tutto si conclude con la scritta "Good night Aschaffenburgh". Mi mancavano dal 2003 (Zoetermeer), li ritrovo dopo 2 anni in splendida forma con un disco che ancora non riesco a smettere di ascoltare ("Dark matter") e la voglia sempre più forte di non deludere mai il pubblico che accorre sempre più numeroso da ogni parte del mondo (anche un ragazzo di Genova tra i rappresentanti del tricolore) incurante dei giorni di mancato lavoro e delle tariffe esorbitanti dei treni, ma è roba di poco conto se viene poi ripagata da simili eventi che si chiudono con i complimenti di Jowitt e Nicholls, a cui fanno seguito foto e autografi.

Report a cura di Carlo Viano

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