(10 dicembre 2004) DEATH SS – Oddly Shed (Caserta) 10 Dicembre 2004

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Quello di stasera, per un fan di vecchia data dei Death SS come me, è stato un piccolo grande evento. Come ha sottolineato anche Steve Sylvester in fase di intervista, infatti, chi non ha partecipato alle date di questo mini tour di supporto a “The horned God of the witches” (per chi non lo sapesse è la prima uscita ufficiale della band a racchiudere in un unico doppio LP (o cd, per i più giovani di voi…) tutta la produzione della primissima line up, quella che è andata dal ’77 all’82…), difficilmente in futuro avrà l’occasione di poter assistere di nuovo a concerti di questo tipo.

Per supportare al meglio questa atipica raccolta, infatti, il gruppo ha pensato bene di metter su uno show il più possibile simile ai vecchi concerti di più di venti anni fa. Niente ambientazioni cyber gothic quindi, ma costumi e trucchi d’epoca, essenzialità nelle scenografie e soprattutto, che è poi la cosa più importante, brani che andavano solo dai remoti esordi fino a “Heavy demons”. E la particolarità era che alcune di queste songs non venivano eseguite live da più di dieci anni, se non si trattava addirittura di pezzi mai eseguiti on stage… Una vera pacchia quindi… anche se, come era prevedibile, c’era purtroppo qualcuno che durante le pause tra un brano e l’altro invocava a gran voce brani tipo “Hi-tech Jesus”, dimostrando di aver capito ben poco dello spirito della serata… Vabbè, son cose che capitano, eheheh…

Per mantenere più coerente l’atmosfera del concerto, Delirio Concerti ha deciso di non inserire gruppi di supporto questa sera, qui all’Oddly Shed, gremito del pubblico delle grandi occasioni. E così, anche se l’attesa è stata leggermente più lunga del solito, ecco che finalmente, verso le 23, le luci si spengono e parte l’inconfondibile intro “Ave Satani”, seguito a ruota da “Chains of death” e “Baphomet”, il tutto contornato da luci violacee, fumo e un carismaticissimo Steve Sylvester, gran cerimoniere avvolto nel suo vecchio mantello nero. Semplicemente suggestivo, non c’è che dire… Purtroppo anche in una serata magica come questa può succedere un imprevisto, ed ecco che la pelle del rullante del bravissimo Anton Chaney decide di bucarsi. Nonostante la prontezza di spirito di Oleg Smirnoff, che cerca di celare la cosa con un lungo intro di tastiere, purtroppo tocca interrompere lo show per 2 o 3 minuti, il tempo necessario per la sostituzione. Quando però la band torna on stage si fa perdonare tutto in un istante dando vita ad una versione splendida di “Cursed mama”, e sotto il palco si scatena l’inferno. Ottima la prova di Emil Bandera alla sei corde, preciso tanto in fase di riffing quanto in fase solista, così come dignitoso è stato il lavoro svolto dal nuovo acquisto Gleen Strange al basso. Inutile dire, ovviamente, che il trionfatore della serata è proprio lui, Steve Sylvester…

L’alone magnetico che sprigiona il singer è un qualcosa di indescrivibile… stiamo parlando di uno dei più professionali frontman italiani, che da 25 anni calca i palchi di tutta Europa, e anche se la sua particolarissima voce può piacere o meno, è innegabile che basta la sua presenza on stage o un suo mellifluo movimento per attirare su di se gli occhi di tutti i presenti. Tant’è che durante lo svolgersi del concerto i kids assiepati in prima fila hanno messo a dura prova le transenne protettive (e le braccia del servizio d’ordine – e anche del sottoscritto, improvvisato buttafuori per dare una mano…), in una sorta di euforia collettiva che è andata aumentando sempre più man mano che i classici della band venivano eseguiti.

La magnetica “Horrible eyes”, “The night of the witch”, “Inquisitor”, fino a quando il verso delle civette e gli ululati non introducono quello che personalmente ritengo il vero capolavoro del gruppo: “Terror”!!! Ammetto di essere di parte riguardo questo brano, perché, fin da quando nel lontano 1987 comprai l’LP di “The story of Death SS 1977-1984”, rimasi letteralmente stregato da questo pezzo, così oscuro, malato e maligno, e soprattutto scritto qui in Italia in un’epoca in cui nel resto del mondo ancora non si iniziava a parlare di gruppi molto più blasonati dei nostri… questa è storia belli miei, ma purtroppo molti ragazzi di oggi non capiscono l’importanza di una cosa del genere e deridono la band. C’è da chiedersi per quale motivo… Fatto sta che quando il magnetico riff irrompe nel locale, viene accolto (per fortuna) da un boato, e per i quasi sette minuti di durata della song assistiamo ad un vero e proprio horror show, con tanto di Steve Sylvester a brandire una croce infiammata che viene poi capovolta e distrutta sul palco. Dopo tutto ciò sarebbe difficile proseguire, ma i nostri hanno un altro asso nella manica e cioè la magica “Lilith”, durante l’esecuzione della quale fa la sua comparsa sul palco Dalila, completamente nuda, con indosso soltanto un lunghissimo velo nero trasparente… inutile parlare della reazione del pubblico e dei maschietti in particolare…

È poi la volta del trittico finale che vede susseguirsi “Family vault”, la famosissima “Where have you gone” e “Profanation”, con la quale il gruppo si congeda da un pubblico sempre più esaltato (e sudato). È chiaro a tutti però che non si tratta certamente della fine, tant’è che dopo pochi minuti i Death SS tornano on stage con un altro trittico magico, aperto da “Vampire”, brano in cui Dalila torna in scena, questa volta vestendo gli abiti di una suora che cerca, invano, di combattere e sconfiggere il ‘vampiro’ Steve e che viene a sua volta, invece, vampirizzata… “Kings of evil” ed “Heavy demons” scatenano davvero il putiferio e congedano di nuovo la band, prima che le magiche note di “Come to the Sabbat” dei seminali Black Widow (chi non li conosce può anche smettere di leggere…) si diffondano dagli speacker… come concludere al meglio questo show se non con questo brano?

Tutto diventa speciale… il baphomet che troneggia in fondo al palco, Steve sempre più nero cerimoniere, Dalila versione sado-maso che distribuisce ostie sconsacrate e l’immancabile coro “Come, come, come to the Sabbat…” ad ammaliare i presenti e a sigillare una performance speciale, in una sorta di anomala ‘black mass’… Per quanto mi riguarda un piccolo sogno che si avvera, visto che non nego di non gradire appieno le recenti evoluzioni stilistiche della band, quindi l’aver potuto assistere ad uno show speciale che racchiudeva tutti i vecchi classici (peccato solo per l’esclusione di “Murder angels”…) in una sola serata è stato splendido, a maggior ragione poi qui all’Oddly Shed, in un’atmosfera raccolta, che aveva tanto il sapore di vecchi show, ormai andati, di un tempo.

Grazie ancora una volta quindi a Delirio Concerti per non essersi fatto scappare questa data, grazie al pubblico che ha dimostrato di apprezzare e riconoscere alla band la giusta importanza, e soprattutto grazie ai Death SS per questo regalo speciale che hanno voluto fare ai fans di vecchia data. Come mi ha detto Steve durante l’intervista, lo scopo della raccolta e di questi pochi, intimi, show era proprio questo. Come non ringraziarlo quindi?

Report a cura di Roberto Alfieri

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