(04 novembre 2004) EUROPE - 4 Novembre 2004 - Alcatraz (MI)

Info

Provincia:non disponibile
Costo:non disponibile

Nei giorni precedenti questo concerto, ho sentito più di una persona dire cose del tipo “Gli Europe? Ma va', al massimo a vederli potrebbe andarci mia madre!”. All'indomani dello show dei cinque ritrovati svedesi, a queste persone posso solo dire che non sanno di aver perso un grande concerto, in barba a tutti i dubbi che potrebbero sorgere pensando ad un gruppo riunitosi dopo un decennio di inattività. A onore del vero, va detto che i cinque musicisti non si sono fatti sentire come Europe per diversi anni, ma nessuno di loro è rimasto con le mani in mano, specialmente Mic Micaeli, John Leven e Ian Haugland (rispettivamente tastierista, bassista e batterista) che hanno sempre continuato a suonare insieme, accumulando esperienze importanti e preziose. Ma andiamo con ordine ed occupiamoci dell'unica tappa italiana del tour di supporto al nuovo album, “Start From The Dark”. Inizio col dire di aver purtroppo perso quasi completamente l'esibizione del gruppo di supporto, della quale ho potuto intuire solamente una discreta versione del classico dei Matia Bazar, “Ti Sento”, priva però di tutto il carisma dell’originale.

Nei momenti successivi, l'attesa per il ritorno degli Europe si fa decisamente palpabile e in breve tempo l'Alcatraz si riempie letteralmente di gente (va ricordato che i biglietti erano esauriti da mesi, a riprova del mai sopito affetto degli italiani per Joey Tempest e soci). Il palco è molto sobrio, con solamente il logo della band in bella mostra e assolutamente nessun orpello inutile. Si spengono le luci e i cinque svedesi si lanciano nella canzone che apre anche il loro ultimo album, “Got To Have Faith”: per qualche attimo facciamo fatica a credere che questo sia lo stesso gruppo che negli anni ’80 faceva sognare le ragazzine, tanto sono evidenti la grinta e la concretezza che gli Europe sono in grado di offrire oggi.

Subito ci rendiamo conto di come i suoni, ottimi e ben bilanciati, siano profondamente diversi da quanto eravamo abituati a sentire quindici anni fa: più ruvida e aggressiva la chitarra di John Norum, più presenti le tastiere di Mic Micaeli, più potente il cantato di Joey Tempest. Decisamente, i tanti anni di attesa hanno giovato a questo che oggi appare come un gruppo più solido ed efficace in sede live. Ma tutte queste considerazioni vengono subito messe da parte nel momento in cui parte la veloce e irresistibile “Ready Or Not”, prima delle tante canzoni che saranno estratte dagli album del periodo d’oro. Il pubblico ovviamente reagisce benissimo, e ancora meglio quando si sentono le prime note di “Superstitious”, cantata praticamente da tutti i presenti.
Da qui in poi il concerto andrà avanti alternando brani vecchi a nuove proposte, che assolutamente non vengono messe in secondo piano poiché, alla fine, gli estratti dal nuovo disco saranno ben sette, fra cui fanno un’ottima figura brani come “Wake Up Call”, la stessa “Start From The Dark” e “Flames”. Cosa non comune e da non sottovalutare, i fans hanno dimostrato di gradire parecchio i nuovi pezzi, che sono stati tutti accolti con calore e quasi mai con un calo di tensione, tranne, forse, in occasione di “Hero”, che potrà anche essere una bella canzone, ma non è neanche lontanamente paragonabile a “Carrie”. Proprio “Carrie” ha rappresentato un momento davvero molto bello, essendo stata eseguita dal solo Joey Tempest con una chitarra acustica e con la partecipazione, totale e fondamentale, di tutto il pubblico.

Durante il concerto sono anche stati ripescati diversi brani che forse in pochi si aspettavano di ascoltare: “Seven Doors Hotel”, per esempio, tratta dal primissimo album e risalente ad oltre 20 anni fa, oppure la sempre affascinante “Wings Of Tomorrow”, title track del secondo disco, o ancora “Yesterday’s News”, risalente ai primi anni ’90. Soprattutto in questi brani, personalmente ho avuto modo di rivalutare in maniera notevole l’operato di Micaeli, che dimostra di avere un ruolo importantissimo nell’economia della musica degli Europe, grazie ad uno stile fortemente influenzato dal rock degli anni ’70 (e i frequenti passaggi che egli esegue col suono del mitico organo elettrico Hammond ne sono la prova). Non da meno è Norum, sicuramente il migliore sul palco, forte di un’impostazione molto più blues rispetto al passato, capace di donare ai pezzi quel tocco di feeling in più.

Ovviamente, però, la maggior parte di chi è venuto a riempire l’Alcatraz ha voglia di risentire le vecchie glorie degli Europe, quei brani che hanno segnato l’adolescenza di ben più di una persona, e che puntualmente arrivano verso la fine dello show: il primo stra-classico che ci viene regalato è “Rock The Night”, durante cui il locale sembra quasi esplodere dall’entusiasmo, in particolare quando arriva l’immancabile momento dei botta e risposta fra il pubblico e Joey Tempest sulle note del ritornello “rock now, rock the night!”. Per molti, il concerto potrebbe anche finire qui, ma per molti altri manca ancora un brano, fondamentale e ineguagliabile: quattro note, le prime, di “The Final Countdown” e il boato dei fans arriva letteralmente a coprire il suono proveniente dagli amplificatori: non ci sono davvero parole, qui si tratta di una vera festa, con migliaia di persone a cantare tutte insieme a squarciagola le parole di una canzone che ha fatto epoca.

Alla fine, i cinque Europe si prodigano in ringraziamenti, che, a giudicare dai sorrisi stampati sui loro volti, sono assolutamente sinceri. Ci viene promesso che nei prossimi mesi potremo assistere di nuovo ad un loro concerto, ma intanto la sensazione che abbiamo è quella di avere ritrovato un gruppo eccellente, in splendida forma e con ancora molto da dire a livello musicale. Bentornati Europe!

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?