Il culto di Jacula tra Dark e Progressive

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Pubblicato il:01/02/2024
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[Foto presente su Italian Prog datata 1974 e presa dagli archivi della Musik Research]

La band Jacula, il cui nome trae origine da un fumetto horror/erotico degli anni ’70 (edito da ErreGi/ Edifumetto), è una creatura musicale fondata ex novo da Antonio Bartoccetti, di seguito meglio noto come membro fondatore degli Antonius Rex. Ad affiancarlo in quest’avventura, altri tre personaggi: in prima istanza troviamo la misteriosa Fiamma Dello Spirito, nome d’arte attorno al quale sorsero alcune diatribe, visto che (ufficialmente) tale moniker venne attribuito a Doris Norton, compagna, moglie e collaboratrice di Bartocetti; al contempo, però – e diverse fonti sono concordi al riguardo – si passò ad identificare tale personaggio nella figura di Vittoria Lo Turco, astro nascente della musica italiana di quel periodo, la quale aveva già esordito nel mercato musicale sotto il nome d’arte Fiamma. A seguire si aggiungono Charles Tiring ed il medium Franz Patherzy; quest’ultimo fu per Bartocetti una sorta di sua personalissima guida spirituale.

Una band, gli Jacula, che nonostante uno scarso successo commerciale ed un’attività discografica a dir poco rarefatta ha lasciato un segno importante nel panorama musicale in senso lato, con almeno due lavori a dir poco seminali (“In Cauda Semper Stat Venenum” del 1969 e ”Tardo Pede In Magiam Versus”, rilasciato nel 1972), importanti anticipatori di certi generi musicali nati diversi anni dopo. Tra l’altro, vista la scarsa reperibilità delle stampe originali (ad oggi praticamente introvabili) e delle poche informazioni reperibili dalla rete, alcuni hanno anche – soprattutto negli ultimi tempi – avanzato delle accuse di falso storico nei confronti dell’esordio, giudicato invece assai postumo rispetto alla data d’uscita. Insomma, un gruppo carico di fascino e mistero, sfuggente ed assai ammantato dall’oscuro alone magico su di esso lanciato dal carismatico e sfuggente Antonio Bartoccetti. Nel corso di questo excursus troveranno spazio non solo discorsi circa i lavori musicali della band, ma anche alcuni aneddoti e miti che da sempre aleggiano intorno a questo gruppo letteralmente di culto, oltre agli altri progetti musicali ai quali i vari componenti hanno preso parte.

Genere:
Progressive Rock
Dark Sound
Musicale Rituale

Anno di fondazione:
1969 – 1972
2009 – ???

Gli Jacula nascono in Italia nel 1969 per poi volare in Inghilterra e lì Incidono il debutto “In Cauda Semper Stat Venenum”, licenziato dalla misteriosa e sconosciuta Gnome Records. L’album venne prodotto in 299 copie (più 10 a scopo promozionale) ed una parte di esse venne consegnata a diverse sette religiose, visto il carattere rituale della musica proposta. Proprio per la tiratura estremamente limitata di questo 33 giri, i più maligni sostengono che non sono recuperabili in alcun modo perché inesistenti. Il lavoro quindi ebbe una certa diffusione negli anni seguenti , tramite cassette duplicate e circolanti all’interno di varie nicchie, facendo arrivare a ben poche persone il nome della band. Un esiguo passaparola che comunque servì a cementificare la fama di occulti degli Jacula, persi nei loro rituali e nelle loro pratiche mistico/magiche.
Il disco venne poi ristampato nel 2001 dalla nostrana Black Widow Records: il lavoro di ristampa però si spingeva oltre, andando a remixare completamente l’intero capitolo discografico con l’aiuto di Doris Norton. Non uno stravolgimento ma delle aggiunte considerevoli; così facendo, non si fece altro che rinfocolare le accuse circa l’effettiva data di lancio di “In Cauda...”, giudicato troppo avanguardistico per il 1969 e quindi pensato assorbendo suggestioni musicali più recenti. Dopo questi aneddoti, possiamo accingerci a parlare della musica, definita da più parti come una vera e propria pietra miliare.




L’intero lavoro è dominato dall’ottimo lavoro svolto dietro all’organo da chiesa, suonato da un ispiratissimo Charles Tiring. Con le sue melodie tetre e plumbee, egli dona infatti un’atmosfera a dir poco opprimente al disco, rendendo le sue note un sottofondo misterioso e dai tratti sacrali. Si tratta di un ascolto mistico e rituale, nel quale in un singolo episodio la band si lancia anche in alcuni virtuosismi (“Triumphatus Sad”); vi sono inoltre alcuni spiragli gotici (“Initiatio”) che però non si allontanano troppo da quelle che sono le coordinate stilistiche a 360° di tutto “In Cauda…”. Le punte Rock sono sottolineate dalla chitarra di Antonio Bartocetti, che fa capolino in maniera dirompente solo a tratti nel disco tutto. In sporadici episodi, egli accompagna la musica con passaggi tremendamente massici, oltre a dialogare con l’organo, dimostrando una certa maestria nel suo operato. Bartocetti si prodiga inoltre come cantante, anche se sarebbe meglio definirlo come un semplice narratore/oratore, visto il fare poetico e funereo con il quale espone le liriche. Scritte, queste ultime, con l’aiuto del medium grazie all’esperienza di alcune sedute spiritiche. Testi tra l’altro difficilmente interpretabili, se non del tutto incomprensibili, capaci però di aumentare la morbosità che aleggia attorno ad ogni brano, caricando il tutto di un fascino già di per se stesso intrinseco. Le percussioni sono ridotte ai minimi termini e sono atte a sottolineare alcuni dei passaggi più impenetrabili del disco. Un pianoforte presente a tratti, alcuni sospiri femminili, rumori ambientali vari rendono poi l’atmosfera ancora più inquietante di quanto non sia già. “In Cauda Semper Stat Venenum” è tutto questo ma anche di più: un’opera da ascoltare in religioso silenzio e che di fatto ha ispirato ed anticipato il Doom Metal. Addirittura, per una parte di critica, essa può addirittura essere considerata come un Funeral Doom Ante-litteram per via di certe caratteristiche stilistiche nel sound proposto.




Passano tre anni e si arriva al 1972, probabilmente l’anno d’oro del Progressive Rock italiano: il secondo lavoro della band evolve lo stile andando ad eliminare completamente ogni rimasuglio Rock della proposta. “Tardo Pede In Mangiam Versus” si dimostra essere un disco ancora più sperimentale ed estremo del precedente, sulla cui datazione non vi è dubbio alcuno. A differenza di “In Cauda…”, infatti, abbiamo non poche attestazioni dell’esistenza settantiana di questo platter: stando alla documentazione dell’epoca, possiamo affermare che “Tardo Pede...” parrebbe sicuramente licenziato nell’anno indicato. Una sua recensione è infatti presente nel numero 94 del fumetto Jacula, intitolato “Dov’è il Morto?” e pubblicato il 25 Ottobre del 1972. Verso le pagine finali dell’albo, è difatti presente questa generosa dissertazione più indicazioni varie su come acquistare il 33 giri per corrispondenza (3.630 lire da versare, tramite vaglia postale, alla casa editrice “R.G.”). Come nel precedente “ICSSV” l’organo a canne di Charles Tiring risulta l’assoluto protagonista; lo strumento che più di tutti sorregge e ricama le litanie proposte dagli Jacula. L’atmosfera, come se fosse il caso di specificarlo è sempre plumbea ed oscura, tetra ed esoterica, con passaggi molto criptici. Sebbene da una parte la chitarra graffiante di Bartocetti venga completamente depennata da questo platter insieme alle percussioni, dall’altra il sound ne guadagna nello sviluppo della componente ritualistica, oltre ad avere una maggiore varietà stilistica grazie all’uso di nuovi elementi come il flauto ed il violino, che in certi episodi rinfrescano il tutto donando maggior poliedricità grazie a passaggi un po’ meno estremi ed oscuri. Il disco parte con “U.F.E.D.M.”, brano apocalittico con alla sua base un forte impegno di carattere ecologista. Cantato in italiano (e molto debitore nei riguardi della Patti Pravo più giovanile), già da questo si notano le prime differenze con l’esordio. Interessante il fatto che a suo tempo il brano non venne passato sugli schermi RAI per paura che il testo potesse provocare problemi alla crescente e galoppante industrializzazione italiana. Ahimè, quello di “U.F.E.D.M.” è infatti un testo sempre attuale, oggi più che allora proprio per il suo forte impegno.




La sacralità intrinseca di questo brano è molto forte, e viene affiancata dai nuovi elementi dello Jacula sound che rendono questo uno degli episodi più apocalittici degli anni ’70. Il disco continua poi con “Praesentia Domini”, nella quale si ritorna alle litanie oscure dell’esordio ma estremizzate, questo grazie alla sua atmosfera oscura e nel suo climax ascendente finale pieno di terrore e di disperazione, nel quale le voci femminili vengono affiancate a quelle maschili. Posate su di una base interamente dominata dal solito – ottimo – lavoro di Tiring. In tutto ciò la band dimostra di essere riuscita a rendere impenetrabile il suo suono, irraggiungibile per quasi tutti gli ascoltatori. Questo anche oggigiorno, figuriamoci quindi all’epoca della pubblicazione del disco, in un’Italia che in ambito musicale era abituata a ben altre sonorità. “Jacula Valzer” dà un altro cambio di rotta, con un valzer vagamente esoterico, con la suadente voce femminile di sottofondo e l’ottimo uso del flauto da parte di Fiamma Dello Spirito. Un episodio più leggero delle prime due song. “Long Black Magic Night” presenta l’uso di un’inglese maccheronico da parte sempre di Fiamma. Anche qui il flauto viene usato in modo molto intelligente, ed un violino triste e decadente si affaccia, andando a punteggiare l’atmosfera del suddetto brano, che prosegue sulla scia del precedente, rilassando e facendo riposare l’ascoltatore. In “Old Castle” invece sembra proseguire il solco tracciato dalla ending della precedente fatica, con l’organo dominante ed un’atmosfera terrificante che va ad aumentare via via sempre di più fino alla fine, con pennellate esoteriche che rendono il brano di difficile ascolto. Anche questo lavoro fu stampato in poche copie e nel 2007, in occasione del 35esimo anniversario della pubblicazione, la Black Widow Records decise di riproporlo.
Come per il predecessore, nell’opera di ristampa godette di suoni rimaneggiati, andando a modificare il missaggio e ad aggiungere alcuni effetti qua e là. Infine, è da ricordare l’uso di una cover differente e l’aggiunta di una bonus track scritta nel 1973. Alla fine del ’72, con un unico concerto all’attivo (svoltosi a Milano davanti ad un pubblico di 45 persone, al Teatro dell’Arte) la band si scioglie.




Dalle sue ceneri nascerà come un’araba fenice (e più forte di prima) Antonius Rex. Dal racconto dell’esibizione nelle varie interviste emerge sempre una grande soddisfazione da parte di Bartocetti, visto che il prezzo del biglietto si aggirava attorno alle 50.000 lire (grossa somma, per l’epoca, specie se moltiplicata per quarantacinque). Nel corso degli anni, attorno al duo Jacula/Antonius Rex, nacquero diverse leggende metropolitane: una di esse (citata in “Absolution”) narra il fatto che Charles Tiring si appropriò in maniera illecita del master originale della canzone. Un’altra voce invece, ci comunica che sempre Charles Tiring non solo portò una monaca diciottenne sui sentieri dell’occulto, ma la sposò in una chiesa sconsacrata e nel 1979 scomparve nel nulla, non lasciando più sue notizie da allora. Un altro mito fluttuante attorno ai membri di tali band riguarda un loro soggiorno in Transilvania (terra di Vlad Tepes, conosciuto come Dracula l’impalatore) che si prolungò di qualche mese per via del furto – e della rivendita – dei passaporti dei musicisti.




Dal 1974 al 1980 quindi per Bartocetti, Norton e compagni si apre una nuova avventura, che seppur sia stata anch’essa particolarmente travagliata con due album che potremmo definire indipendenti oggigiorno, ha comunque dato le sue soddisfazioni agli amanti del Dark Sound tutto.
Neque Semper Arcum Tendit Rex” è uno scrigno contenente gemme oscure incastonate tra ruvido Hard Rock, Prog, Folk, Fusion e chitarre soliste al chiaro di luna e la ristampa del 2002 ci ha permesso di scoprire questo tesoro prezioso.
Tra le massine espressioni artistiche presenti in questo speciale mi sento di dire.
Nel ’77 invece esce “Zora” che, copertina favolosa a parte, non è esattamente un album indimenticabile. Il gruppo in esso si prodiga in un Progressive abbastanza generico e leggermente Beat, con alcuni ripescaggi dalle precedenti esperienze discografiche del leader maximo (Jacula, Invisible Force, Dietro di Noi Deserto).
Passa un solo anno ed esce il mediocre “Ralefun” nel quale la band guarda parecchio al Folk e al Beat, con risultati molto anonimi e incerti: qui per di più si va a saccheggiare dal debutto di Fiamma, con tre sue canzoni qui presenti (nell’ordine “Incubus”, “Agonia per un Amore” e “Magic Sadness”, aka “Povero Lui”, “Agonia” e “Profezia” nell'ellepì del ‘75).




Dopo un paio di lavori di basso livello, l’International Magic Group se ne esce con “Anno Demoni”, che di fatto è una raccolta di quanto fatto da questi musicisti tra il 1969 e il 1979.
Non solo si va a ripescare materiale degli Jacula e di Antonius Rex rimasto fino ad allora inedito, ma vengono riesumati i singoli di Invisible ForceMorti Vident” e ”1999 Mundi Finis” del ’71.Piccola curiosità per i collezionisti: nella ristampa fatta nel ’92 dalla Mellow, il lavoro venne stampato a nome Jacula anziché Antonius Rex.
C’è da dire che il disco in esame è un lavoro di buon livello e pur mantendendo la sua forte impronta Dark/Progressive, i suoni pescano a piene mani dalla New Wave.
Nell’80 esce l’ultimo album di questa fase, “Praeternatural” che a livello sonoro continua con quanto fatto l’anno precedente, con un’apprezzabile unione di Prog, New Wave e Ambient, per un lavoro altalenante ma comunque riuscito.




Intanto, dopo la dipartita degli Antonius Rex, nell’80 Doris Norton cominciò la sua carriera solista e fu tra le anticipatrici della techno in Italia, tra le varie cose è da ricordare senza dubbio “Parapsycho” dell’81 che, lasciando i gusti personali da parte, fu un lavoro molto importante con la sua elettronica ipnotica e ossessiva, anche se è giusto dire che in certi passaggi tiene ancora un piede nel Prog che fu;
Negli anni ’90 Rexanthony, figlio della coppia Bartocetti/Norton esordì come Dj. Dopo diversi anni di inattività, nei primi anni 2000 la genovese Black Widow Records sempre particolarmente attenta a certe sonorità, ristampò il catalogo degli Jacula e dei vari progetti annessi. Dalla seconda metà del 2000 ritornano in campo i due progetti musicali di Bartocetti tra ristampe, raccolte, Dvd – diretto tutto da Doris Norton – e una biografia ufficiale (“Magister dixit – La leggenda di Jacula e Antonius Rex”), oltre ad alcuni lavori di inediti.




Nel mentre uscì qualche singolo assolutamente sorvolabile degli Antonius Rex e nei ’90 la Norton fece uscire un certo numero di 12’’, tra cui il remix dimenticabilissimo di “Ego Sum Qui Sum”. Gli anni ‘90 furono anche il decennio della riscoperta del Prog e del Neo Prog, grazie anche ad alcune ristampe fatte e gli Antonius Rex pubblicarono una manciata di lavori tra il 2005 e il 2012.
I 20 minuti del singolo “Magic Ritual” ci mostrano una band decisamente diversa dal passato e al passo con i tempi. Canzone di livello eccellente che potrebbe ricordare i Goblin più Hard & Heavy, grazie a giri di synth cinematografici e a dei giri di basso ipnotici.




Su “Switch On Dark” (2006) e “Per Viam” (2009) si continua con quanto fatto poc’anzi e si guarda in più direzioni incorporando pure il Rock Gotico ed il Folk con due lavori (specialmente il secondo) dignitosi e con un discreto numero di idee, non esaltate al massimo per colpa di una produzione quasi amatoriale.
In “Per Viam” non si nascondono le esperienze elettroniche avute in passato dalla Norton ,oltre alla presenza di una rifacimento in chiave Rock del classico "U.F.D.E.M.".




Mentre nel 2012 esce quello che è ancora oggi l’ultimo album di questa affascinante band: “Hystero Demonopathy”.
Qui il gruppo, seppur con sonorità un po’ troppo pulite e laccate, va a fare una sua personalissima visione di Progressive Metal, con tanta varietà all’interno di queste note. Lavoro vario, lungo e complesso di un certo pregio che consiglio di ascoltare con una certa attenzione per cogliere tutte le varie sfumature.
Hystero Demonopathy” al suo interno contiene quasi un pout pourrì di questa carriera più unica che rara e da sonorità più elettroniche passa a quelle più Dark e Metal con grande disinvoltura.
Spettacolare.




Per quanto riguarda gli Jacula, il terzo album in studio esce nel 2011 e si intitola “Pre Viam”: con l’ingresso di Rexanthony, il sound subisce un netto ammodernamento, andando su sonorità più elettroniche e moderne. Non vi è più l’organo a canne, violino e flauto vengono anch’essi accantonati in questa nuova svolta stilistica nella quale i sintetizzatori e le chitarre la fanno da padroni per un risultato sempre inquietante e drammatico. Il duo padre/figlio nel 2011 realizza quindi un concept che narra la visione della donna da parte di Bartocetti. A suo dire, per la maggior parte esse sono purtroppo destinate a subire violenze fisico-psichiche, andando via via ad impazzire, fino ad arrivare all’agghiacciante finale di “Possaction”, la quale sarà rieditata nella versione completa dagli Antonius Rex. In questo brano, la band compie una sorta di marcia rituale, in cui sovra incide le urla di Sandra B., ragazza posseduta dal demonio, delirante nel bel mezzo di un esorcismo. Il sound di “Pre Viam” è inoltre ricco di tocchi goticheggianti, con tanto di spunti ambient ed un elemento Hard Rock che di tanto in tanto si fa vivo; il tutto viene miscelato ad un certo Krautrock, elementi che rendono questo un lavoro più godibile, ben lontano dalle cocenti delusioni di molti ritorni di fiamma avvenuti nei vari anni. Inoltre, l’uso del pianoforte e del moog conferisce poi una certa leggerezza in certe parti.




Dal 2012, dopo l’ultima pubblicazione in studio, non si è più saputo nulla e anzi, negli ultimi anni sono circolate voci su una possibile morte del deus ex machina di questi progetti, cosa che non ho volutamente approfondito, per rimanere attanagliato nel mistero.
Con una certa sorpresa quindi nel 2022 la mitica label genovese BWR che fa? Ritrova i nastri originali di “Sabba” di Fiamma incisi nel 1975 ristampa il tutto (operazione già fatta con altri in passato come ad esempio con gli Spettri nel 2012, i Death Row nel 2009 o i Bedemon nel 2006) e nei 28 minuti di musica, troviamo la Vampira dalla Faccia D’Angelo con la sua Beat ispirata a suo dire dalle visioni che aveva. Lavoro all’apparenza semplice che invero risulta ostico e per pochi palati sia per le tematiche esoteriche, sia per le cupe melodie.
E così, con un album all’apparenza leggero si conclude questo viaggio immerso nel mistero tra leggende, stampe rare e ristampe uscite dopo decadi.




Link utili:
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https://www.facebook.com/dorisnortonofficial
https://www.facebook.com/rexanthonyofficial
https://www.facebook.com/pages/Musik-Research-Records/680950175260509
Articolo a cura di Seba Dall

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