Ripartiamo da dove eravamo rimasti, vale a dire dalla produzione dei '90 di Nugent solista che inizia con "
Spirit Of The Wild" uscito nel 1995 dalla iconica copertina e con alla voce la vecchia conoscenza Derek St. Holmes.
SPIRIT OF THE WILD (1995)
Il disco in questione si apre con le blueseggianti "
Thighraceous" e "
Wrong Side of Town", lo stile di Ted è sempre pirotecnico e allo stesso tempo concreto saldamente ancorato tra blues e hard rock e con accenni melodic-hard ("
Tooth, Fang & Claw", "
Lovejacker"), ci sono un paio di canzoni intrise di musicalità tipicamente americana come "
Fred Bear" - dedicata al cacciatore omonimo pioniere della tecnica di caccia con le frecce come noto Nugent è cacciatore lui stesso) - e la titletrack. Tralasciando alcuni brani piuttosto anonimi, il disco non verrà comunque ricordato per la sua bontà escludendo la rocciosa "
Just Do It Like This" il brano più duro ed incisivo del lotto nel quale la chitarra di venta torrenziale.
CRAVEMAN (2002)
Il nuovo millennio vede Nugent impegnato su più fronti, col terzo album dei Damn Yankees nel 2000, suonando da spalla ai
Kiss nel loro tour d'addio sempre nel 2000, pubblicando la propria autobiografia intitolata God, Guns, & Rock n' Roll e registrando il terzo album live della sua carriera, "
Full Bluntal Nugity" nel 2001. Nel 2002 esce il nuovo album di inediti intitolato
Craveman che vede la partecipazione di numerosi ospiti quali Steven Tyler e Joe Perry degli Aerosmith, James Hetfield dei Metallica, Sheryl Crow, Kid Rock e Billie Joe Armstrong dei Green Day. Inutile dire che il disco è il più metal dell'intera produzione del chitarrista americano, "
Klstrphnky" e la titletrack sono pugni nello stomaco con riff assassini quasi nu metal nella prima e con le chitarre che fischiano stile Slayer nell'intro della titletrack, potente, diretta e dal chorus stordente.
Un ritorno alle sonorità cazzute degli esordi ( ma con un suono moderno ), abbandonando il synth-pop degli '80 e le sirene AOR successive, qui abbiamo chitarre infuocate, urla beduine e un muro di suono impressionante. Lo stile di Nugent non perde le sue peculiarità blues ma qui tutto è amplificato, accelerato ("
Rawdogs and Warhogs", "
I Won't Go Away")), ci sono anche pezzi più cadenzati che non perdono un'oncia in potenza "
Damned If Ya Do", e "
At Home There" con la sua chitarra pizzicata ed il basso slabbrato, Nugent è un chitarrista geniale ed eccentrico che fa parlare il suo strumento ("
Sexpot" coi suoi wah-wah) ma che ha sempre ben chiaro che tutto deve girare in funzione delle canzoni e non di un inutile virtuosismo.
"
Craveman" è un disco duro, durissimo che tiene alto il ritmo per tutta a sua lunga durata (ben 61 minuti) con riff rocciosi, solos metal-blues, melodie sempre accattivanti che uniscono classico hard rock ("
Change My Sex","
Pussywhipped") e sferzate metal ("
Going Down Hard"). Un must per tutti i metalheads.
LOVE GRENADE (2007)
L'album fu accolto in maniera controversa a causa della copertina originale, censurata, che prevedeva una donna nuda legata su un piatto con una bomba in bocca, successivamente sostituita con l'immagine di una granata a mano con un fiocco rosa. Al di là delle polemiche ( su queste cose gli Usa sono assurdamente puritani ), il disco è un compendìo di hard rock roccioso e melodico, sono state abbandonate le velocità metalliche del precedente album anche se non mancano i pezzi veloci e martellanti ( il rock'n'roll accelerato di "
Still Raising Hell" o di "
Funk U" ad esempio ), così come non mancano le solite eccentricità tipicamente made in Usa come "
Girl Scout Cookies". Per dovere di cronaca va detto che l'album commercialmente fu un insuccesso, l'accusa rivolta a Nugent era quella di aver riciclato i soliti riff in modo fin troppo professionale, in sostanza un disco senz'anima, per quanto mi riguarda credo che suonare questi riff ("
Stand", "
Bridge Over Troubled Daughters") nel 2007 dopo oltre 3 decadi è invece segno di coerenza in un panorama di inizio millennio in cui addirittura si propugnava il "post metal". Al netto di alcune canzoni meno riuscite ( es "
Eagle Brother"), "
Love Grenade" non fa gridare al miracolo ma rimane assolutamente piacevole testimonianza di un chitarrista geniale e controcorrente.
SHUTUP&JAM (2014)
Sette anni dopo l'ultimo disco in studio, esce il nuovo lavoro di inediti di Nugent intitolato "
ShutUp & Jam".
La partenza con la titletrack è all'insegna del rock'n'roll energico e frizzante anche se molto easy nel chorus, ma già dalla successiva "
Fear Yourself" il Nostro mette la sua Gibson Byrdland al servizio dell’hard rock più sanguigno e ruspante ( "
I Love My BBQ" che ricorda gli ZZ Top ) , passano gli anni ma Nugent rimane saldamente ancorato alle sue radici rock-blues ("
Everything Matters" e "
She's Gone", cantata da
Sammy Hagar, sono quì a dimostrarlo) e questo "
ShutUp & Jam" è sicuramente un passo in avanti rispetto al traballante "
Love Grenade".
THE MUSIC MADE ME DO IT (2018)
Ormai le uscite di Nugent sono più diluite nel tempo e a 4 anni dal precedente ecco il nuovo album di inediti. descritto dallo stesso Nugent come "real rhythm and blues Rock & Roll".
La titletrack è un tirato rock'n'roll che ci ricorda quanto lo stile di chitarra di Nugent sia duttile e in grado di passare disinvoltamente dal metal all'hard rock tenendo sempre in primo piano la melodia nonchè lo spirito folk-acustico qui presente nella riproposizione ( appunto acustica ) del classico "
Fred Bear" tratto dall'album "
Spirit of the Wild", accanto ad altri pezzi di puro hard rock che riprendono lo spirito dei primi anni '70 come "
Cocked, Locked & Ready To Rock" , "
Backstrap Fever" - praticamente "
Cat Scratch Fever " con un altro titolo - o il mood anni '60 come nel rhytm & blues di "
I Love Ya Too Much Baby" . Al netto di un paio si riempitivi solo musicali piuttosto inutili ( "
Sunrize", "
Sunrize Fender Bass VI Solo"), il disco mantiene alto il suo potenziale con pezzoni quali la torrenziale "
Where You Gonna Run To Get Away" e la spedita dal titolo impronunciabile "
Bigfundirtygroovenoize".
DETROIT MUSCLE (2022)
Con regolare intervallo di 4 anni ecco il nuovo album di inediti del chitarrista di Detroit che macina musica come se non ci fosse un domani riconfermando il suo valore all'interno della musica Rock made in Usa e non solo.
La titletrack è la summa del Nugent sound, chitarra torrenziale, riff vulcanici e grande lavoro di songwriting, "
Come And Take It" è più metal con una linea melodica e un solo che ricorda i primi Judas Priest. La band è composta da pezzi da '90 col bassista Greg Smith (Alice Cooper, Billy Joel, Ritchie Blackmore’s Rainbow), e il batterista Jason Hartless (Joe Lynn Turner, Mitch Ryder) e tutto ciò porta a brani esplosivi intrisi di hard-blues ( "
Born In The Motor City", "
American Campfire") nei quali la chitarra di Nugent si erge ad assoluta protagonista macinando riff e solos ad alta presa, ed anche quando i ritmi rallentano c'è il groove alla ZZ Top a tenere alta la qualità dei brani come capita in "
Drivin Blind". Ma in generale sono gli up tempo che la fanno da padrona come nell' hard rock melodico di "
Just Leave Me Alone".
Ci si poteva aspettare di più da un artista sulle scene dai primi '70? Non credo, con "
Detroit Muscle" Nugent grida alta la sua appartenenza alla cultura musicale americana, rendendo omaggio alla sua città natale Detroit ( basti leggere alcuni titoli ) e alla Motown che lo ha influenzato, lo strumentale "
Winter Spring Summer Fall" e la riproposizione in chiave metal dell'inno "
Star-Spangled Banner" rivendicano le sue radici made in Usa. A Bruce Springsteen fischieranno le orecchie ...