Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:57 min.

Tracklist

  1. IT
  2. STIRRING IT UP
  3. EXPLOSIVE
  4. I KNOCK YOU DOWN
  5. BECOMING
  6. IN THIS WORLD WITHOUT YOU
  7. NOT MY TIME
  8. NEVER
  9. FEAR ME
  10. ELECTRIK
  11. MY DISCORD
  12. INSIDE
  13. THE 13TH STEP
  14. WATER

Line up

  • Steve Page: vocals, guitar, keyboards, programming, sampling
  • Kevin Kerr: guitar, vocals
  • Derek James: bass, vocals
  • Mark Halford: drums

Voto medio utenti

Niente male davvero, questi Rivethead, i quali non inventano nulla di nuovo, ma propongono un albo autoprodotto assai convincente, a dimostrazione che l’odierna scena musicale underground americana non ha esaurito del tutto idee e intensità anche in ambiti non esattamente “eversivi”.
La band texana riesce ad incarnare piuttosto bene tutte le peculiarità del “metal moderno”, con elementi quali aggressività, dinamismo, elettronica e melodia, alternati e mescolati ad arte in un suono che coagula in se stesso molteplici influenze e tuttavia è in grado di sfuggire al fastidioso cliché per merito di vitalità espressiva, proprietà e varietà di linguaggio, senza dimenticare l’imprescindibile dotazione di sufficiente creatività.
Copiosi arrangiamenti sintetici, ritmiche di derivazione post-thrash, groove nervosi e incalzanti, il tutto condito da un’apprezzabile sensibilità melodica, rendono “The 13th step” il succulento frutto di un gruppo che deve aver ascoltato molto quanto offerto in passato da N.I.N., Metallica, Machine Head, Spineshank, Static-X, Disturbed, Ministry e Filter, ne ha colto importanti insegnamenti e li ha messi in pratica con gusto e adeguata personalità.
“It” e “Stirring it up” (imperiosi sussulti adrenalinici e forza traente a profusione), “Explosive” (dal flavour vagamente Rammstein-esque!), “Becoming”, “My discord” e “The 13th step” (tre gioiellini adornati da un lieve sentore gotico sotto forma d’oscuri fraseggi di pianoforte), “Electrik” (perfetta per gli industrial dance floor!) e “Water” (interessante il cantato “recitato” e intrigante il tocco orientale che avvolge il brano) sono gli esempi maggiormente consistenti e rappresentativi della valenza artistica di un act che riesce dove ormai molti sembrano fallire: suonare “attuale”, ficcante, potente e contagiosa, senza molestare oltremodo l’ascoltatore appassionato nelle pur “fatali” citazioni.
La consapevolezza, la voglia di emergere (testimoniato pure da una gran professionalità sia nell’originale presentazione, sia nella potente ed equilibrata registrazione del loro prodotto) e il talento non mancano affatto ai nostri statunitensi, ai quali non posso che esprimere i miei più sentiti complimenti per un lavoro assolutamente competitivo in un settore che, almeno per quanto mi riguarda, risultava già da un bel po’ di tempo abbastanza avaro d’interessanti “novità”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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