Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2008
Durata:49 min.
Etichetta:Cold Dimensions
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. A DREAM OF A DEAD SUN
  2. TORTURED BY SOLITUDE
  3. WINTERREISE
  4. SCHMERZENSSCHREIE
  5. RED SNOW
  6. STILLE
  7. HYMN TO ETERNAL FROST
  8. MY DEAD BRIDE
  9. ESCAPE

Line up

  • Georg Börner: all instruments

Voto medio utenti

Melancholie², un titolo veramente indovinato, che descrive nel minimo dettaglio l'approccio all'arte di questo one man project Tedesco. ColdWorld è un abisso di disperazione, di vera e grigia malinconia, e questo esordio (nella speranza non sia solo una meteora) parla più di mille altre parole. Il Black Metal qui si dilata nella sua forma più depressiva, senza per questo rinunciare alla velocità e all'aggressione sonora, ovviamente non siamo ai livelli dei Marduk. Ma la vera chiave di lettura per comprendere fino in fondo al baratro questo Melancholie² è nel lavoro svolto dietro i tasti d'avorio. Mentre tutto scorre con gelida cattiveria, sullo sfondo si annidano passaggi di tastiera oltre che belli estremamente comunicativi, per non parlare dei campionamenti di violino, fra il romantico, il decadente e il funebre. Tortured By Solitude è un esempio concreto di quello che sto cercando di comunicarvi, Black Metal etereo, sottile nelle movenze, ma distruttivo nel concetto, un monolite grigio. Sorprende la maturità di questo ColdWorld, che essendo soltanto al debutto pare fregarsene totalmente di tutto e tutti, riversando nella musica tutte le sue paranoie, senza mai scadere nel ridicolo, o peggio nel pacchiano. E' come prendere l'ala più sottile di Vinterriket, metterci qualcosa di Nargaroth e deviarlo nel disagio di Leviathan. Su tutte però si erige Hymn To Eternal Frost, un vero e proprio inno, con quel suo impatto melodico nelle tastiere che trascina via tutto, è come se fosse la colonna sonora in un possibile, inquietante, inverno nucleare. Non vorrei esagerare, ma il Sign. Wrest (Leviathan) è avvertito, in Europa potrebbe nascere la risposta al suo male di vivere.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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