Copertina 6

Info

Anno di uscita:2008
Durata:50 min.
Etichetta:Massacre Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. NARZIST
  2. FREI
  3. S
  4. STAPELLAUF
  5. F**K MICH
  6. DER WEG
  7. DANKE
  8. INSTRUMENTALSTUCK
  9. SCHON
  10. FUR IMMER
  11. DER JUNGSTE TAG

Line up

  • Christian Mummelthey: vocals
  • Marcel Wroblewski: guitar
  • Lasse Lammert: guitar
  • Dirk 'Digger' Weiss: bass
  • Micha 'Migo' Wagner: drums

Voto medio utenti

Premessa: Quando un gruppo esiste da una ventina d'anni e non se ne è mai sentito parlare i casi possibili sono solo due:
1) è uno di quei gruppi che per una ragione o per un'altra è stato sepolto dal tempo nonostante una produzione degna di essere ricordata, uno di quei gruppi che quando li scopri ti fanno esclamare "come cavolo è possibile che nessuno ne parli???"; è un caso raro, ma di gruppi cosi ne esistono eccome.
2) del gruppo non è arrivata nessuna testimonianza palpabile in termini di fama semplicemente perchè la musica prodotta era mediocre/banale/non degna di essere ricordata; e questo è un caso molto più frequente.
Per questo motivo quando mi trovo davanti un gruppo simile mi aspetto più il secondo caso del primo, specie se per averne notizie devo aspettare che mi arrivi il cd da recensire. E gli Incubator con questo lieBISSliede fanno tutto fuorchè confutare le mie aspettative: sono semplicemente un gruppetto che scrive musica lontana dall'essere memorabile.

Nonostante la copertina possa far pensare ad un gruppo gore, questo baldo quintetto teutonico è dedito a un thrash anni 80 con cantato in tedesco. Si pensi, come esempio più vicino alla loro proposta, ai conterranei Sodom. Nel tentativo, mal riuscito, di sfuggire a questa catalogazione, inseriscono elementi a cavallo tra l'industrial e il metalcore. Si possono trovare persino la malinconica Stapellauf con voce femminile nel ritornello e una strumentale, intitolata con enorme sforzo di fantasia Instrumentalstruck, che arriva fino a giocarsi la carta neoclassica in fase solistica.

Il risultato tutto sommato non è poi cosi inascoltabile e di buone idee ce ne sarebbero pure, ma il gruppo sconta la poca originalità della proposta. Inoltre le canzoni sembrano sempre sulla soglia del veramente piacevole senza mai oltrepassarla e si finisce per non avere particolarmente di rischiacciare il tasto play una volta finito l'ascolto. Fortunatamente gli Incubator, magari anche grazie all'esperienza ventennale, riescono a non scadere nel mediocre e propongono comunque canzoni che si lasciano ascoltare senza fatica e che, pur scivolando addosso senza lasciare molto, possono rappresentare un validissimo prodotto per gli amanti di certe sonorità thrash. Insomma, album senza infamia e senza lode, si possono spendere i soldi per album migliori, ma anche per album molto peggiori.
Recensione a cura di Massimiliano 'Maxowar' Barbieri

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