Copertina 7

Info

Anno di uscita:2003
Durata:43 min.
Etichetta:Muse Entity
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. HEADCLEANER
  2. WORTH WHAT YOU STEAL
  3. EIGHT ARMED STRANGLER
  4. IN YOUR EYES
  5. PLANET OF REGRETS
  6. CAN’T SHAKE IT
  7. BOMBSHELL MIND
  8. DON’T TRY
  9. LOOKIN’ FOR SALVATION
  10. DROPZONE
  11. AFTER HOUR RESCUE
  12. AGAIN

Line up

  • Johan Baath: vocals
  • Mans Mansson: guitar
  • Robert Pehrsson: guitar
  • Peter Hellstrom: bass
  • Robert Grandelius: drums

Voto medio utenti

Scoperti, scritturati e prodotti da Alex Hellid (Entombed) per la propria minuscola label personale, i Wrecks sono la più recente novità della neo-wawe di hard rock scandinavo, in piena fase di riscoperta delle sonorità retrò che vengono poi filtrate da una moderna attitudine melodica.
Attivo dalla fine degli anni ’90, il quintetto Svedese si è fatto le ossa all’ombra di formazioni come Hellacopters, Backyard Babies, Puffball, The Peepshows, e la loro influenza non manca di farsi sentire nelle brevi e dirette canzoni a metà strada tra l’energico rock stradaiolo e le piacevoli melodie catchy, basate su vocals vigorose e semplici cori orecchiabili.
Brani come “Worth what you steal”,”In your eyes”,”Lookin’for salvation”, possiedono forza e gusto nella giusta misura, hard’n’roll di buona fattura anche se al gruppo manca ancora il guizzo di livello superiore, qualche vera e propria killer-track che lo elevi dalla media. Comunque i Wrecks mostrano di avere anche altre frecce nel loro arco, ad esempio venature rockblues che affiorano a tratti nel disco, condensandosi in particolare nell’opener “Headcleaner” dove si fa buon uso anche dell’armonica in stile Mother Superior. Chitarre molto effettate conferiscono acidità ed aggressività a garage rock dalla calda fisicità che ricordano una band come i Black Moses, “Eight armed stranglers” e “Dropzone” si distinguono in questo senso, e si colgono momenti ispirati all’atmosfera dei Rolling Stones ad esempio nel rock agrodolce “Bombshell mind”, il brano più orecchiabile del disco con qualche pretesa radiofonica.
Ma ciò che stupisce maggiormente è la presenza di due eleganti episodi liquidi e psichedelici come “Planet of regrets” e “Again”, sperimentazioni molto libere ed aperte a dimostrazione del diffondersi incontrollato di un nuovo/vecchio modo d’intendere il rock duro, nel quale riemerge la tendenza alla “spazialità” della musica e all’elasticità dei suoi confini. Due tracce piacevoli ed interessanti anche se deviazioni dalla linea stilistica della band. Tenuto conto di un certo livellamento medio delle canzoni e di qualche chiaroscuro, si può parlare di un debutto riuscito e di ottime speranze per il futuro. Se Hellacopters e Gluecifer ultimamente battono qualche colpo a vuoto, ci sono gruppi come i Wrecks pronti a sostenere la causa del vero e ruvido hard rock.

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