Copertina 8

Info

Anno di uscita:2007
Durata:61 min.
Etichetta:Valery Records

Tracklist

  1. 0.066
  2. SHE'S GOT A KNIFE
  3. KISSING CYNAIDE
  4. COAGULATED AND ALMOST FORGOTTEN
  5. RAVENS AND DOVES
  6. OXYGEN AND A VERY GOOD PILL
  7. IT CORRODES THE STARS
  8. CADAVERS UNDER FORMALIN
  9. LOVE IS DEAD
  10. EPHE_DREAM
  11. BURN THE WITCHES
  12. WHERE SOMEHOW IT'S ALWAYS DECEMBER
  13. OF RUST, NEEDLES AND A TASTE OF BLOOD

Line up

  • Michele Nocentini: vocals
  • Demetrio Scopelliti: guitars
  • Amedeo Lippolis: bass
  • Edoardo Nicodemo: drums

Voto medio utenti

Tornano gli Arcadia, la band del chitarrista Demetrio Scopelliti, qui al terzo album.
“Cold Cold Bodies” riparte laddove ci eravamo lasciati con il precedente “Fracture Concrete”, ma vi aggiunge sopra l’ulteriore esperienza maturata suonando in America, facendo su e giù per la West Coast.
Uno dei, pochi a dir la verità, difetti del precedente disco era che in alcuni frangenti il sound perdeva in tensione e violenza sonora. Ebbene sul nuovo disco se c’è una cosa che non manca è la cattiveria, cruda, affilata, lacerante, anche grazie alla prova vocale di Michele Nocentini, le cui corde vocali sono rivestite di cartavetro. A riguardo la definizione di “bastard core” ci sta tutta.
Tuttavia la band non dimentica le proprie origini cyber thrash e quindi a livello ritmico mantiene spesso patterns quadrati e chirurgici, ed il riffing è ultraribassato e ossessivo.
L’intro iniziale “0.066” è un minaccioso disclaimer che ci avverte ripetutamente di abbassare il volume, il che ingenera la voglia compulsiva di alzarlo a manetta, e bene fareste, visto che si parte alla grandissima con “She’s Got A Knife”, pezzo la cui definizione più adatta è “losangelino”, visto che cita in maniera colta i System Of A Down. Ritmiche sghembe, funambolismo chitarristico, vocals dinamiche e un impatto mastodontico, il quale è solamente rinforzato, anziché mitigato, dalle melodie che pervadono la song.
Da ricordare la pesantissima “Oxygen And Very Good Pill” nonchè il tiro pazzesco di “Ephe_dream”, dove il singer offre una prova encomiabile.
Dicevo più su dell’eclettismo della band, e del suo richiamarsi alle più disparate influenze. Se ci scordiamo che questa band si chiama Arcadia, gli ultimi minuti della conclusiva “Of Rust, Needles And A Taste Of Blood” sembrano usciti direttamente da “Destroy Erase Improve” dei Meshuggah, tale è la precisione esecutiva, l’ossessiva ridondanza ritmica e la tonalità del riffing.
Gli Arcadia giungono al terzo disco, quello della maturità per ogni band, in gran forma e ci mostrano le loro potenzialità appieno. Se proprio devo citare un difetto è l’eccessiva lunghezza del disco, con qualche riempitivo di troppo. Per il resto ci troviamo di fronte ad un lavoro che spacca il culo.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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