Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:52 min.
Etichetta:Faith
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DESTINY
  2. TILL THE END OF TIME
  3. STILL
  4. THE RULE OF RIGHT
  5. DESPERADO
  6. KING OF THE CASTLE
  7. TIME OF REVELATION
  8. PARTITA BWV826
  9. NOW YOUR TURN
  10. SPRENDID GRIEF
  11. STILL (BONUS TRACK)
  12. BLIND FAITH (BONUS TRACK)

Line up

  • Kelly Simonz: vocals, guitars, bass, drums, keyboards, programming
  • Keisuke Nishimoto: bass
  • Tetsuya Hoshiyama: drums, percussion

Voto medio utenti

Torna Kelly Simonz, chitarrista giapponese, trasferitosi all'inizio dei '90 negli States dove ha incominciato a far girare il proprio nome come session-man, per poi tornare nel 1994 in Giappone e dare il via alla propria carriera solista. Per chi non conoscesse l'axeman, basta mettere in chiaro quali sono i due grandi maestri della sei corde cui si ispira per far capire quale sarà la direzione musicale del lavoro: Yngwie J. Malmsteen e Akira Takasaki, per chi non lo sapesse chitarrista dei Loudness. Questo "The Rule of Right" arriva a solo un anno di distanza dal predecessore, dal quale riprende il discorso generale migliorando però sotto parecchi punti di vista; benché si tratti infatti di un terreno musicale abbondantemente esplorato da centinaia di guitar-heroes, Kelly Simonz riesce qua e là a dare un tocco di personalità inserendo inconsueti siparietti musicali, come la chitarra spanish style di "Desperado", soluzione comunque già provata nel predecessore, il discreto "Sign of the Times". Quello che segna indubbiamente un punto a favore del buon Kelly, oltre ovviamente all'indubbia capacità tecnica sulla sei-corde, è il fatto che si sia occupato in prima persona di ogni strumento (ad eccezione delle parti suonate da Nishimoto e Hoshiyama); è lo stesso Kelly, infatti, a cimentarsi dietro al microfono, mostrando un'ottima tecnica anche in questa sede ed una timbrica calda e melodica di scuola hard rock. Nel complesso non mancano affatto buoni episodi, come la ottima e trascinante "Now Your Turn", o la toccante "Sprendid Grief"; purtroppo si tratta però di un settore dell'hard n' heavy che è già stato setacciato in lungo e in largo, e nel quale è dunque difficile uscire dalla media e riuscire a dire qualcosa di più. In qualche episodio Kelly Simonz sembra anche riuscirci, ma nel complesso non si può dire di essere dinnanzi ad un capolavoro di album; qualche buono spunto, canzoni piacevoli, tecnica sopraffina, ma niente di nuovo sotto il sole; insomma, da consigliarsi solamente ai patiti delle sonorità neoclassiche e ai discepoli sulla chitarra del funambolico e irascibile Malmsteen.

Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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