Exodus - Atrocity Exhibition (Exhibit A)

Copertina 5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:59 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. A CALL TO ARMS
  2. RIOT ACT
  3. FUNERAL HYMN
  4. CHILDREN OF A WORTHLESS GOD
  5. AS IT WAS, AS IT SOON SHALL BE
  6. THE ATROCITY EXHIBITION
  7. ICONOCLASM
  8. THE GARDEN OF BLEEDING
  9. BEDLAM 123

Line up

  • Gary Holt: guitars
  • Rob Dukes: vocals
  • Lee Altus: guitars
  • Jack Gibson: bass
  • Tom Hunting: drums

Voto medio utenti

Tanti nostalgici come il sottoscritto esultarono al ritorno degli Exodus con "Tempo of the Damned", un album indubbiamente riuscito, che riprendeva il discorso lasciato con "Fabulous Disaster" (non consideriamo la parentesi discutibile di "The Force of Habit") ma rielaborandolo in una chiave attuale. Da lì in avanti gli Exodus, o meglio Gary Holt, ha voluto e saputo sfruttare un momento favorevole ed un contratto remunerativo per un colosso quale Nuclear Blast, e così la band californiana ha cominciato a sfornare album tutti uguali a ripetizione.
Non ci sono più Steve Souza né Rick Hunolt, e ben lo sappiamo; dopo la parentesi Paul Bostaph rientra però nei ranghi Tom Hunting, anche se a dir la verità qualche dubbio sul fatto che la batteria sia suonata o meno è lecito porselo.
Con "Shovel Headed Kill Machine" gil Exodus estremizzarono la loro immagine, pur senza variare particolarmente la proposta sonora, e il risultato fu un disco diretto nei denti, ma che in fondo, era tutto uguale.
Questo "The Atrocity Exhibition" non si sposta di una virgola e benché sia stato pompato dalla band e dall'etichetta come un nuovo modo di intendere il thrash metal, mai così violento prima d'ora, ci ritroviamo un disco che è spiaccicato identico al suo predecessore, con canzoni tutte uguali e nessuna idea particolarmente degna di nota.
Se è vero che gli Exodus hanno creato un modo unico e personale di suonare il thrash metal, a livello di scelte stilistiche e di sound, è altrettanto vero che ormai Holt ha deciso di riciclare la stessa formuletta all'infinito. Prova ne è che, sfornato senza difficoltà questo insipido "Exhibition A", è già in cantiere per il 2008 la seconda parte di quello che sarà quindi un album doppio.
Brani come "Funeral Hymn" o "Riot Act" sono un pugno nello stomaco, ma non aggiungono niente di nuovo a quanto già detto, anzi finiscono per risultare assai più innocui, sia musicalmente che a livello lirico (con testi sempre più scontati nella loro scolastica finta brutalità), di tutto quanto fatto finora. Senza contare che su qualunque brano di questo "Exhibit A" potreste sovrapporre il cantato o il drumming di un pezzo a caso di "Tempo of the Damned" o "Shovel Headed Kill Machine" senza problemi.
Per chiudere, citerei anche la scontatezza inoffensiva dell'artwork, brutto, banale e assolutamente innocuo. Se l'intento era quello di scioccare, non è certo la strada giusta visto quanto siano abusati certi temi e soggetti nel mercato metal odierno.
"The Atrocity Exhibition: Exhibit A" farà per quanto mi riguarda la fine del suo predecessore: qualche ascolto e poi lì a far polvere. Non approvo la corsa ad un'ipocrita imbarbarimento d'immagine dettato dal mercato e (sicuramente) dalla Nuclear Blast e non apprezzo un disco fatto con lo stampino, cui ne seguirà una parte "B" identica, con la consueta alternanza ben studiata di fast song e mid tempo senza spunti particolari.
Per quanto mi riguarda è con sommo dispiacere, essendo cresciuto con gli Exodus ed avendoli sempre ritenuti la miglior thrash metal band di tutti i tempi, che pongo una personale pietra sopra a quella che ormai è una one-man band interessata solo alla quantità e non alla qualità. Io torno a sentirmi "Cajun Hell" o "A.W.O.L.".
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa
Non così buono

Me lo aspettavo un gran disco visto che era stato diviso persino in due parti ma all' interno dei pezzi veramente inutili con riff scarichi. Però c'è anche del positivo come "Children Of A Worthless God" o "As It Was, as It Soon Shall Be" che, se pur decente, risulta forzata e di tiro scarso. La title-track pur avendo una intro penoso vagamente si salva. Poca originalità.

Grande delusione

ricordiamoli com'erano qualche anno fa e facciamo finta che questo album non sia uscito

Prossimi alla fine

Già su Shovel gli Exodus iniziavano a mostrare segni di cedimento presentando soluzioni di poca sostanza mascherate dai canonici suoni iperpompati. Su quest’esibizione d'atrocità proseguono quel cammino rigorosamente in calando. Risultato, pezzi lunghi come la quaresima e senza un briciolo di tiro. Resto in attesa del lato B dell'opera per calare definitivamente la pietra tombale sulla reunion del gruppo.

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