I Salem, insieme ai più noti, ma anche più giovani, Orphaned Land, e ai Melechesh sono il gruppo di spicco, nonché i precursori, della piccola scena metal israeliana. Attivi ormai da ben ventidue anni, approdano alla Season Of Mist e pubblicano questo “Necessary evil”, loro sesto full length. La carriera dei nostri è sempre stata abbastanza movimentata per quanto riguarda lo stile musicale. Se gli inizi erano caratterizzati da influenze più strettamente death metal, il sound dei nostri è poi evoluto prima verso il doom, successivamente verso sonorità più melodiche e gothicheggianti, per approdare infine a soluzioni armoniche molto orchestrali, il tutto, naturalmente, senza dimenticare le immancabili melodie medio orientali tipiche delle band israeliane. Questo nuovo “Necessary evil” è una sorta di riassunto di quanto fatto fin’ora dal quintetto asiatico che naturalmente continua a portare avanti, dal punto di vista dei testi, le tematiche care al gruppo, cioè la sofferenza degli ebrei e il terrorismo islamico. Death metal, quindi, con numerosi innesti thrash, doom e le classiche incursioni nella musica orientale, per un disco che sicuramente non è di facile assimilazione, e che presenta una band coraggiosa, in grado di osare e che non ha paura di adottare soluzioni certamente poco commerciali. Probabilmente questo nuovo album non porterà la fama ai Salem, che continueranno ad essere una band underground di culto per pochi fan, e molto probabilmente “Necessary evil” si perderà fra gli scaffali dei cd e verrà presto dimenticato. Ciononostante, però, io penso che dovreste dare una chance alla band dando un ascolto al loro cd, perché comunque di spunti interessanti ce ne sono parecchi. L’unica cosa che avrebbero potuto evitare è la lunghissima suite (26 minuti circa) posta a chiusura cd. Anche se divisa in cinque parti risulta essere un po’ troppo noiosa e ripetitiva. Molto interessante il lavoro svolto da Nir Nakav dietro le pelli, con un drumming abbastanza vario e fantasioso che dona alle song quel qualcosa in più, mentre non ho apprezzato molto il suono della sua batteria, in particolare quello del rullante, che sui blast beat risulta un po’ troppo sintetico e quello della cassa, troppo triggerata. Altro tratto caratterizzante dei Salem è sicuramente la voce di Ze’ev Tananboim, in possesso di un particolare tono a metà strada tra il growl più canonico e lo screaming. Inutile dire che i numerosi inserti orientali si intersecano alla perfezione al riffing delle due asce e donano al sound generale quella particolarità che solo le band israeliane posseggono. Tra le song che mi hanno colpito maggiormente ci sono “Amona”, breve e diretta, “Mindless”, più lenta e ragionata e “Resentment”, che dopo “Hypatia” e “Strife”, più incentrate sui mid tempos, torna a picchiare duro e veloce. L’influenza di band come i Sepultura (periodo “Chaos A.D.”) o primi Machine Head è abbastanza evidente nelle parti più groovie grazie a un guitar riffing stoppato che viaggia all’unisono con la doppia cassa di Nir Nakav, mentre nella lunghissima suite finale le influenze spaziano dai Morbid Angel ai Dream Theater, in un’unione quanto mai bizzarra ma sicuramente di effetto. Purtroppo come già detto la durata della suite è veramente eccessiva, ed è un peccato perché allo stesso tempo quella finale è la parte più interessante dell’album, con intermezzi acustici, voci femminili e parti rallentate. Se solo i nostri fossero riusciti a condensare il tutto in 12-15 minuti al massimo penso che il risultato finale sarebbe stato senz’altro più convincente. In definitiva questo “Necessary evil” mostra una band in piena forma, capace di mettersi in gioco disco dopo disco. I Salem probabilmente non saranno mai i nuovi Metallica, ma a noi sta bene così. Una band genuina che propone dischi genuini.
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