Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:41 min.
Etichetta:Arise
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE BLACK BEAST
  2. ENERGY
  3. FEELINGS
  4. LOST WORLD
  5. OLD KING'S VISIONS (PART I)
  6. NUMBER
  7. 7
  8. THE HELMET OF WAR
  9. FIGHT TO THE END
  10. TRAITOR
  11. VHÄLDEMAR

Line up

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Quando mi hanno descritto i debuttanti Vhäldemar come il punto d'incontro tra Gamma Ray ed i Manowar ho immediatamente sentito un curioso formicolio alla base del collo. Dopo averli ascoltati, devo dedurre che probabilmente la causa di tale formicolio deve essere stata una qualche corrente d'aria, perché alla resa dei conti gli spagnoli Vhäldemar non riescono a realizzare un album che sia in grado di metterli in luce nella scena metal attuale. Per descrivere la loro proposta sono necessari e (purtroppo) sufficienti i due nomi famosi già citati in apertura: una volta è un attacco, un riff oppure un solo dei Manowar (beh, c'è pure lo sferragliare di una spada su "Energy"), altre volte un chorus o un refrain dei Gamma Ray... e viceversa, anche se è preponderante la dipendenza dei Vhäldemar dal gruppo tedesco. Non ho mai messo l'originalità tra gli aspetti prioritari di un album, ma in questo caso la derivazione è davvero eccessiva. La voce di Carlos Escudero si piazza a metà strada tra Heimi Mikus (cantante dei Risk) e Kai Hansen, che è sicuramente la principale fonte d'ispirazione del cantante spagnolo, e di suo mette in mostra una notevole grinta ed anche una buona estensione vocale, con il resto del gruppo ad assecondarlo più che discretamente. La Arise ha certamente puntato molto sui Vhäldemar, dato che l'album è stato masterizzato ai New Sin Studio da Luigi Stefanini e la copertina realizzata da Jean-Pascal Fournier (già all'opera con Edguy, Avantasia...), eppure scorrendo la track list e dovendo commentare i singoli brani non potrei evitare di fare continui riferimenti ai "soliti" due gruppi. Secondo me potete tranquillamente fare a meno di questo "Fight to the End", malgrado non sia un album da evitare come se fosse la peste, visto che comunque si lascia ascoltare ed i Vhäldemar non lesinano energia e "sacro furore" metallico. Ovviamente non vi deve dare fastidio quel marcato senso di Dejà Vu che traspira dai suoi microsolchi.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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