Enemynside - In the Shadows of Unrest

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2025
Durata:13 min.

Tracklist

  1. IN THE SHADOWS OF UNREST
  2. CONCRETE JUNGLE
  3. CARNAL BETRAYAL
  4. DESOLATION

Line up

  • Fran Cremisini: vocals
  • Matteo Bellezza: guitars
  • Andrea Mataloni: guitars
  • Andrea Pistone: bass
  • Fabio Migliori: drums

Voto medio utenti

Altro EP per gli Enemynside, precisamente il quarto dal loro ritorno del 2018 "Dead Nation Army" insieme a "This Is War" ed il recente "Medusa - XX Legacy Edition" del 2023, oltre al full length "Chaos Machine" del 2019 uscito per Rockshots Records.

Nei tre brani di "In the Shadows of Unrest" (esclusa la outro conclusiva "Desolation") viene presentata per la prima volta la formazione a cinque elementi, tramite l'inserimento del nuovo chitarrista Andrea Matalon ed il passaggio di Francesco Cremisini al ruolo unico di cantante e, rispetto al recente passato, anche qualche novità in fase di proposta e songwriting.

Sicuramente anche complice la produzione, realizzata ai celeberrimi Kick Recording Studios per batteria, basso e mix e mastering finale ad opera di Marco “Cinghio” Mastrobuono, che ha ispessito non poco il sound, rispetto a pochi anni fa gli Enemynside hanno reinserito una buona dose di groove ed impatto all'interno del loro thrash, come già era accaduto in passato, e già rispetto al non così lontano "Dead Nation Army" sembra quasi di essere di fronte a due band diverse.

Sin dei primi secondi dell'iniziale titletrack si intuisce che i nostri pestano giù forte e lo fanno attraverso un brano che funziona, con belle trame chitarristiche, un break indovinato ed un chorus riconoscibile e memorizzabile; chitarre stoppate a profusione ed un taglio assai più moderno, al pari della seguente "Concrete Jungle" che anch'essa alterna riffing di scuola più tradizionali, con un certo tipo di melodie, ad altri decisamente più sincopati e moderni.

Una malinconica intro acustica apre la terza e conclusiva traccia intitolata "Carnal Betrayal", probabilmente il brano meno legato alle origini - a parte il break chitarristico molto Testament - e meno riuscito dei tre proposti che va a chiudere un lavoro che sinceramente non mi attendevo, caratterizzato da una nuova sterzata stilistica, certo diversa da quella del vecchio "Whatever Comes" del 2012 che stavolta non tradisce le radici della band capitolina ma che tenta di percorrere strade diverse da quelle battute abitualmente ed ovviamente staremo a vedere dove ci porteranno.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.