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Info

Past
Anno di uscita:1995
Durata:48 min.
Etichetta:Medusa

Tracklist

  1. WHEN GOD DIES
  2. MY MOTHER'S SON
  3. PROCREATION
  4. SMOKE 'EM IF YOU GOT 'EM
  5. AN OFFERING TO A DEITY
  6. AGE OF AGGRESSION
  7. END OF THE LINE
  8. THE LIGHTLESS SKY
  9. SUMMER IN SPACE
  10. BOMBS AWAY

Line up

  • Todd Moyer: vocals, guitars
  • Simon Oliver: bass
  • R.J. Herrera: drums

Voto medio utenti

Non potevano che essere californiani gli Uncle Slam, che nella loro carriera sono stati troppo spesso paragonati ai Suicidal Tendencies solo perchè vi hanno militato, dietro le pelli, prima Amery Smith, poi R.J. Herrera.
Paragone pesante e scomodo, certo, vista la qualità artistica dei geniali Suicidal, ma soprattutto sbagliato, perchè in realtà gli Uncle Slam non hanno così tanto in comune con la band di Mike Muir.
Partiti, come molti contemporanei, da sonorità più ciaciarone e grezze, gli Uncle Slam si sono a poco a poco raffinati fino ad arrivare a questo "When God Dies" nel 1995, ultimo album della carriera prima di far perdere le proprie tracce.
Se "Stay Uncle" era un ottimo lavoro per gli amanti del sound più datato, crossoverizzato e rough della West Coast, e il seguente "Will Work For Food" (il mio preferito) un ultimo scampolo del migliore sound della Bay Area, questo "When God Dies" rappresenta un'evoluzione notevole e risente pesantemente dei cambiamenti musicali di quegli anni. Senza perdere la compattezza ritmica del thrash californiano, gli Uncle Slam rallentano decisamente il ritmo, concedendosi a qualche passaggio melodico e a inserti funkeggianti.
So cosa vi starà balenando in mente: i Death Angel. Beh, magari! Della band di Cavestany c'è poco o nulla, il tentativo degli Uncle Slam è abbastanza personale e poco catalogabile, ma quello che più conta è il risultato: "When God Dies" non è una patacca da buttare, ma non riesce nemmeno a catturare l'ascoltatore dall'inizio alla fine. Il trittico iniziale con la title-track, "My Mother's Son" e "Procreation" è ottimo, ma con lo scorrere delle song si incappa in qualche episodio decisamente scialbo che dice poco o niente.
A giocare a sfavore della buona riuscita del disco è anche la produzione, squilibrata e debole soprattutto se consideriamo che siamo nel 1995 e non più nel 1988.
Nel complesso "When God Dies" è un album decente, sia chiaro, ma non è certo irresistibile o uno di quei must che si deve avere per forza solo perchè arriva dalla Bay Area. Se ve lo portate a casa per qualche manciata di dollari ne vale la pena, altrimenti lasciate pure stare e andate a scoprire i due lavori precedenti, senza dubbio meritevoli di (almeno) un ascolto.
La nota indubbiamente positiva di "When God Dies" è la copertina, ad opera, come nel precedente, di Ed Repka, autore di un lavoro superbo.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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