Beh, sebbene il termine sia ormai piuttosto “inflazionato”, credo sia impossibile dispensare i
Naevus dalla qualifica di
cult-band.
Formato nel novembre del 1991 a Bietigheim-Bissingen, il gruppo si segnala innanzi tutto con il terzo
demo “
Autumn sun”, “ridestando” le intenzioni espressive della da poco defunta Hellhound Records, etichetta fondamentale per le sorti dello
stoner-doom europeo e non solo (ricordiamo che per la pionieristica
label tedesca incisero anche Saint Vitus, Count Raven e Obsessed).
Il primo
full-length, “
Sun meditation” (1998, uscito per la Rise Above Records), è da considerare una vera “chicca” di settore, adorato dai cultori di Trouble, Pentagram e Obsessed.
Nonostante l’
hype e il prestigio (incideranno anche uno
split con Revelation e Twisted Tower Dire), bisognerà attendere il 2016 per dare un seguito (“
Heavy burden”) al debutto e altri nove anni per arrivare, infine, a questo nuovo “
Back home”.
Se la “prolificità”, dunque, non è una delle loro caratteristiche, credo che nessuno dei suddetti appassionati del genere potrà lamentarsi della qualità della proposta, confermata anche da un terzo
album davvero intenso e coinvolgente.
Ammantato da un
artwork dall’ascendente vagamente
hippy, questo “
Ritorno a casa” del quartetto teutonico si apre, forse proprio in ossequio all’immagine di copertina, con una “
Intro” sorprendentemente estatica, mentre tocca alla
title-track dell’opera “tranquillizzare” gli estimatori dei nostri, che nel clima possente e antracitico del brano riconosceranno tutte le migliori peculiarità dei loro protetti.
Il cantato di
Groebel, un po’
Wagner-esco (
Eric eh, non
Richard …
R.I.P.), contribuisce non poco ad un contagio emotivo che si accentua nel
feeling tenebrosamente evocativo di “
The dead dont sleep”, uno degli
highlight della raccolta, assieme alla successiva “
My fire”, intrisa di una sinistra e perniciosa struttura melodica.
Un’altra poderosa discesa nelle fascinose spire dell’oscurità viene garantita dalla Trouble-
iana “
Under a different sky” e se “
Ghost” “alleggerisce” leggermente l’atmosfera attraverso scenari visionari e lividi, l’ipnotica e avvolgente “
Angels never come”, la pulsante e perfida “
Master of shiver” e poi ancora l’adescante morbosità di “
Free the ravens fly” sono ulteriori evidenti riprove delle intatte doti espressive dei
Naevus, una formazione dal passato ricco d’ispirazione artistica e un presente (e un futuro, speriamo …) in cui la medesima vocazione consente di auspicare la conquista di ampi e diffusi riconoscimenti.
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