Tempestuous Fall - The Stars Would Not Awake You

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:64 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. OLD & GREY
  2. BENEATH A STONE GRAVE
  3. MARBLE TEARS
  4. THE STARS WOULD NOT AWAKE YOU
  5. A COLD STALE GOODBYE

Line up

  • Dis Peter: all instruments

Voto medio utenti

Tempestuous Fall è la creatura di Dis Peter, musicista australiano già dietro al progetto Midnight Odissey. Il qui presente “The Stars Would Not Awake You” costituisce l’esordio per Dis in un genere per lui nuovo, doom metal, ma, rispetto al quale, l’Australia vanta una grande tradizione (Mournful Congregation e Disembowelment su tutti).
Sebbene il disco venga presentato come funeral doom metal in realtà quella funerea è solo una della tante componenti di questo disco, che solo a sprazzi prende il sopravvento, come nella conclusiva “A Cold Stale Goodbye”. Il disco ha una forte componente gotica, che rimanda alla scena britannica a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, My Dying Bride e Paradise Lost su tutti, e una non trascurabile componente ambient, principalmente dovuta alle tastiere, abili nel ricreare atmosfere ubbiose, malinconiche, tristi.
In un genere che è autoreferenziale e conservatore per eccellenza, Tempestuous Fall pur mantenendosi all’interno di una cornice ben definita, e senza eccedere nelle diverse componenti, dà alle stampe un disco di pregevolissima fattura, un disco che non è mai troppo funereo, mai troppo triste, con un growl mai troppo profondo, con tempi mai veramente troppo lenti, eppure capace di evocare sensazioni che vanno oltre il doom metal. L’arpeggio centrale di “Marble Tears” potrebbe essere un sample di una canzone di Enya, per dirne una, ed è capace di regalare persino sprazzi di speranza, la qual cosa è un vero e proprio paradosso per un disco doom.
La sensazione che lascia questo disco è qualcosa di indefinito e indefinibile, è come il mare di inverno, e l’ascolto della title-track vi lascerà davvero qualcosa dentro.
Un disco assolutamente notevole.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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