Faccio un po’ di fatica ad accogliere con costante favore tutta la moltitudine di ristampe che contribuiscono a saturare il mercato discografico odierno, ormai diventato, nella sua forma “fisica”, una faccenda pressoché esclusiva per completisti, feticisti e accumulatori seriali.
Tanto più che, al di là del valore “storico” e artistico delle suddette riedizioni, non sempre si tratta di materiale che mantiene una sua “attualità” e che rimane inevitabilmente “figlio del suo tempo”.
E allora, per quale ragione apprezzare questo
remake rimasterizzato di “
Further”, debutto sulla lunga distanza degli americani
Solace, uscito in origine ben venticinque anni fa?
Beh, intanto perché è una “bomba sonica” che tutti gli amanti dello
stoner metal dovrebbero possedere e poi perché, complice un genere che fa del “rigore” stilistico una sua fondamentale peculiarità, il disco si presenta tuttora perfettamente “integrato” nella scena di riferimento, ricca di pregevoli affiliati anche in questo frenetico 2025.
Anzi, dirò di più, a beneficio soprattutto di chi non conoscesse nel dettaglio le vicende artistiche dei nostri … il
sound del gruppo del New Jersey, capace di assimilare scorie
grunge (specialmente nella sua declinazione più
hardcore-punk … primi Soundgarden, Tad, Skin Yard, Melvins …), non si limita ad adeguarsi ai rigidi schematismi di settore, diversificando e rendendo spesso particolarmente aggressiva la lezione impartita prima dai “padri fondatori” Black Sabbath e poi dai “figli prediletti” Kyuss.
La recente dipartita del
vocalist originale
Jason (
Jason G. Limpantsis …
R.I.P.) aggiunge un ulteriore contributo “commemorativo” a questa ristampa targata
Magnetic Eye Records, in cui la scaletta originale, di per sé già dirompente (ascoltare il
groove tellurico di “
Man dog”, la straniante “
Black unholy ground”, lo stordimento orbitale di “
Followed” e ancora i rabbiosi e acidi tumulti di “
Heavy birth / 2-fisted” per un immediato riscontro) viene arricchita da alcune
bonus (tra cui le
cover di “
Another life”, degli Iron Maiden, “
We bite” dei Misfits, “
On the hunt” dei Lynyrd Skynyrd e “
Funk #49” di James Gang) non del tutto inedite e tuttavia utili a comprendere l’ampio e variegato bagaglio ispirativo dei
Solace, molto abili ad “impossessarsi” dei pezzi altrui.
Così, se l’avevate perso al tempo della sua prima uscita (magari “distratti” dall’arrivo di quelle “nuove” sonorità che nel 2000 si stavano consolidando …) e non avete ancora recuperato la “mancanza”, in ossequio al classico “non è mai troppo tardi” di
Manzi-esca memoria, sapete cosa fare …
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