Parliamoci chiaro: ascoltare un album dei
Between The Buried and Me non è mai cosa semplice. Sempre a cavallo tra prog metal e metalcore, i 4 (eh sì,
Dustie Waring non è più della partita) di Raleigh, North Carolina, molto spesso ce la mettono tutta a destabilizzare l’ascoltatore, con
pastiche sonori davvero ingestibili al primo ascolto, ma il tutto condito da una perizia tecnica fuori dall’ordinario, e da una dose “generosa” (cit. Giorgione) di creatività, che impedisce loro di farsi incasellare in un genere.
Può succedere però che, semplicemente detto, la cosa ti sfugga di mano, e ti ritrovi ad inanellare una serie di canzoni “
stream of consciousness”, dove quasi non si capisce dove finisca una e cominci l’altra, a maggior ragione per il fatto che il qui presente “
The Blue Nowhwere”, per una volta, NON è un concept album. E allora via di brani da 11 minuti, seguiti da momenti circensi, per poi esplodere in scream di una cattiveria disumana per poi sfumare tutto in partiture jazz, e così via, in un saliscendi musicale che mi ha ricordato il miglior Devin Townsend periodo bipolare, il che è ovviamente un complimento sperticato.
“The Blue Nowhere”, insomma, paga un po' l’effetto ‘accozzaglia’, e si gioca i voti dei grandi albums. Rimane una monolitica testimonianza al genio sonoro di questi signori, e un monito a come, a volte, tenere le briglie in mano per una mezz’ora possa raddrizzare un disco.
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