Gli album pianistici sono una parte consistente della già di per sé imponente discografia solista di
Rick Wakeman, iniziata nel 1971 proprio con quel
“Piano Vibrations” da lui stesso non amato (sono a tutti gli effetti delle tracce pianistiche di accompagnamento per un cantante che, alla fine, mai ci fu e probabilmente nemmeno venne ingaggiato per davvero).
A oggi questi album pianistici sono poco più di una dozzina, e il nuovo
“Melancholia” andrebbe a completare un’ipotetica trilogia iniziata con
“Piano Portraits” (2017) e proseguita con
“Piano Odyssey” (2018). Qui i brani sono tutti originali (non era così negli altri due lavori menzionati), e rappresentano il lato più “soporifero” e meno istrionico del celebre tastierista inglese, sicuramente influenzato dal complicato momento storico che stiamo tutti vivendo.
Le melodie sono eteree e avvolgenti (
“Sitting At The Window”, “Reflection”), talvolta più audaci (
“Pathos”, “All In The Mind”) o più marcatamente intime e romantiche (
“The Morning Light”, “Sea Of Tranquillity”). La malinconia del titolo emerge tanto in
“Missing” quanto nella titletrack, mentre in episodi come
“Dance Of The Ghosts” e
“Alone” si sente la mancanza di una voce a chiudere il cerchio. Se
“Garo” è la traccia più briosa del lotto,
“Watching Life” è quella più interessante, in equilibrio tra le tante sonorità sopra descritte.
Lunga vita a
Rick Wakeman, sempre e comunque.
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