I
Moribund Oblivion sono una band Black Metal turca formatasi nel 1999 per iniziativa di
Bahadır Uludağlar – attualmente leader anche dei
Groza – con all’attivo la pubblicazione di ben otto full-length, l’ultimo dei quali uscito nella prima metà di settembre 2025 per
Theogonia Records:
"Intertemporal".
Purtroppo
"Intertemporal" è uno di quei dischi che, nella volontà di sperimentare e uscire dai canoni classici del Black Metal, finisce per inciampare, compiendo un vero e proprio scivolone.
Sia chiaro: i turchi non sono certo estranei a deviazioni dai dettami del
True Black Metal, avendo quasi sempre optato per un impianto sì aggressivo, ma mai privo di sfumature melodiche che talvolta sconfinavano nel Death, oltre a inserire elementi più variopinti come qualche clean vocal e soluzioni innovative. Tuttavia, prendendo i primi dischi, ci si attestava su un Black che oscillava tra i
Dissection e i
Dark Funeral dei tempi migliori, con giusto qualche guizzo sinfonico della tradizione norvegese ad arricchire il tutto. In album come
"Time to Face" (2007) – a mio avviso il loro lavoro migliore – si toccavano perfino parossismi di violenza prossimi ai
Marduk; qui, invece, siamo su lidi estremamente melodici, con qualche tratto progressive e sonorità che in generale hanno più a che vedere con il Melodic Death Metal che con il Black. Si incontrano numerose soluzioni easy listening, intrecci armonici ai limiti dell’Heavy e perfino clean vocals femminili intarsiate su cornici gotiche, richiamando in diversi passaggi i
Dark Tranquillity delle fasi, a mio giudizio, meno ispirate.
Tuttavia, il problema principale di
"Intertemporal" non è tanto la sua leggerezza, quanto la totale assenza di mordente e pathos. Non emerge un riff, un arrangiamento o un qualunque elemento capace di catturare l’attenzione e rendersi minimamente – lungi da me la pretesa di innovare un genere nel 2025, sia chiaro – originale o, quantomeno, in grado di stimolare un riascolto.
Dispiace dirlo, ma per chi vi scrive questo è un netto passo indietro anche rispetto al già non eccelso, ma discreto,
"Endless" del 2020. Per quanto mi riguarda è una bocciatura senza se e senza ma. Se questo deve rappresentare il nuovo corso del Black Metal o dell’Estremo, io preferisco restarne fuori.
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