Finalmente, dopo ben 13 anni di silenzio discografico, si riaffacciano sul mercato
Jason Joshua Phillips e
Johnny Delacy con i loro
Fauna. Due musicisti che si possono considerare come coloro che dopo aver raccolto parte dell'eredità degli
Weakling e delle prime releases degli
Agalloch, hanno codificato prima di chiunque altro gli standard del Cascadian Black metal. Questo con il mitico demo dei
Threnos del 2004,
"By Blood and by Earth", e sempre nel medesimo anno con
"Echtra I" (disco dell'omonimo progetto, che però si regge sulle sole spalle di
Joshua), e con il cupissimo
"Rain" del 2006, rilasciato dal duo a nome
Fauna.
"Ochre & Ash", pubblicato in questa fine settembre 2025, sotto l'egida della
Prophecy Productions, è il quarto atto di una discografia per il momento solidissima segnata da una continuità stilistica inattaccabile; in quanto da un lato non cede il passo alle innovazioni, e dall'altro riesce sempre a risultare diversa nel suo essere uguale a sé stessa.
L’ocra e la cenere a cui si fa riferimento con il titolo sono anche due degli ingredienti principali utilizzati dai primi esseri umani per realizzare pitture rupestri. La copertina dell’album infatti unisce questi due aspetti, usufruendo di un’immagine proveniente dalla
Cueva de las Manos (“Grotta delle Mani”) in Argentina, dove le mani più antiche stencilizzate sulla roccia risalgono a circa il 7300 a.C.
Come di consueto, anche qui i
Fauna si ergono al rango di ministri sciamanici dediti a forme di culto animistiche atte a condurre i propri ascoltatori nel cuore pulsante di tali rituali arcaici. Sempre protesi nell'intento di ripristinare il collegamento con le origini della nostra specie, origini che albergano in un’epoca di cacciatori-raccoglitori in cui, oltre alle semplici attività di sussistenza, ampio respiro lo avevano le cerimonie religiose.
“Ochre & Ash” è concepito come un viaggio magico nel mondo sotterraneo, un processo di morte simbolica, un passaggio angosciante attraverso regni sconosciuti e una rinascita in nuova forma.
Si tratta di un classico album composto da sei tracce, improntato su un Black metal atmosferico che affonda le radici oltre che nel
Conte, in formazioni come i già citati
Agalloch, declinate in sonorità dove sono riscontrabili i vari cliché tipici del CBM della prima ora, con un insieme di campionamenti naturalistici che ben si amalgamano all'anima nera dai toni Depressive, e una serie di passaggi lenti e rarefatti capaci di bilanciare contesti prettamente Atmospheric, contraddistinti, inoltre, da un sentore di oppressione Doom ai limiti del Funeral, sporcato da tinte leggermente orientate verso lo Sludge.
“Ochre & Ash” sembrerebbe tuttavia essere stato concepito come un unico pezzo suddiviso in tre “canzoni”, intervallato da interludi ambientali. In ogni caso, che lo vogliate considerare composto da tre composizioni o da sei, è un lavoro corposo e stratificato che necessita di essere preso tutto d'un fiato, non solo per coglierne ogni singola sfumatura ma, soprattutto, per poterlo esperire sulla propria pelle.
Non è un ascolto in cui il cuore possa restare scisso dall'udito… Non distanziatevi da
“Ochre & Ash”, lasciatevi avvolgere, immergetevi dentro le sue spirali e, forse, dopo non sarete più gli stessi.
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