Qual è “
Il vero e indiscutibile significato del Rock and Roll”?
Mark Aceves, bassista degli Zed, sembra voler cercare in qualche modo di rispondere all’annosa domanda con questo suo primo albo da solista, nato come una sorta di reazione artistico-emotiva ad un periodo funestato dalla morte del padre e del suo amico fraterno e compagno di
band Sean Boyles.
“
Magnum dopus” come descritto nelle note a supporto della sua pubblicazione, è dunque un’opera in cui il suo autore “
ha riversato ogni grammo di dolore, resilienza e speranza in nove brani esplosivi per aiutare le persone a muoversi, urlare e guarire” e anche se forse ciò non rappresenta l’unica risposta possibile al quesito iniziale, è innegabile quanto una bella scarica di vibrazioni musicali, magari senza troppi sofismi e “compromessi”, sia un modo con cui ogni
rockofilo ha tentato, spesso riuscendoci, di dare sfogo alle sue inquietudini e alle fatiche del vivere quotidiano.
Aceves allo scopo ha scelto la formula musicale a lui più congeniale, e cioè un misto piuttosto “istintivo” di
hard-rock,
punk e
stoner, e devo dire che alla fine tale decisione si è rivelata oltremodo condivisibile, almeno se siete soliti avvalervi di MC5, Blue Cheer, Motorhead e Black Sabbath per alleviare le tensioni.
Così, se il disco si apre con “
The true and indisputable meaning of rock and roll”, una chiara dichiarazione d’intenti (“
… live while you can, love while you can, rage while you can …”) dei suoi viscerali contenuti, a livello di “tiro” non sono da meno né la
stoner-osa “
Still ain’t dead” e né l’inno
punk n’ roll “
Taxi driver”, contagioso fin dal primo contatto.
Con “
Love in the time of apocalypse” (contrassegnato da tastiere sognanti e da un cantato vagamente
Ozzy-esco) il clima sonoro diventa più malinconico e liquido, per poi riprendere a “picchiare sodo” con le distorsioni acide di “
Hail Mary” e il
groove denso e magnetico di “
Just your disguise”, per quanto mi riguarda il pezzo più riuscito (assieme a “
Love in the time of apocalypse”) dell’intera raccolta.
Un altro frammento di
punk melodico denominato “
Daisies” e una bella
cover di “
Faithful man” (del cantante
soul Lee Fields) fanno da preludio alla ballata acustica “
For my children”, una conclusione abbastanza “inaspettata”, ma parecchio gradevole.
“
Magnum dopus” è un
album schietto, intrattenente e catartico … se nella musica cercate altro, rivolgetevi pure altrove.
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