I blackster nostrani
Tenebrae in Perpetuum, attivi dall’ormai lontano 2001 – pur con una pausa tra il 2010 e il 2018 – guidati dal frontman
Atratus, rilasciano in questi giorni di giugno 2025, sotto l’egida della
Avantgarde Music, il loro quinto full-length:
"Vacuum Coeli".
Atratus, fondatore anche dei
Beatrik, nei quali operava con lo pseudonimo
Frozen Glare Smara, sa bene come rendere credibile il Black metal cantato nella nostra lingua madre, essendo in corsa fin quasi dagli albori della scena tricolore della fiamma nera, inizialmente portata in auge da gruppi come
Mortuary Drape,
Necromass,
Funeral Oration,
Handful of Hate e, a loro modo, dai
Cultus Sanguine.
"Vacuum Coeli", come ormai cifra stilistica consolidata dei
Tenebrae in Perpetuum, prosegue con coerenza una forma di Black metal dai toni
religious – e qui l’utilizzo del latino rafforza tale aura – che si manifesta in modo furioso e minimale: chitarre costantemente slanciate in tremolo picking gelidi e monocromatici, affiancate dagli immancabili blast beats. Tuttavia, questa violenza oscura è avvolta da una cornice atmosferica dalle sfumature sinfoniche, costruita perlopiù proprio attraverso i tremolo, che in più momenti fanno sembrare le chitarre simili a sintetizzatori intenti a creare textures di atmosfera dal tocco sinistro e solenne – in cui si possono cogliere echi degli
Emperor – piuttosto che strumenti a corda tradizionali.
Le coordinate di riferimento per inquadrare il gruppo trentino sono il
Burzum di
"Hvis lyset tar oss" (1994), realtà tra l'atmosferico e la furia gelida simili ai
Sorcier des Glaces, e qualcosa della scuola svedese (
Ondskapt,
Ofermod,
Dark Funeral, primi
Watain...), a cui si somma un’aura ancor più melanconica e Depressive che potrebbe far pensare a formazioni come gli
Austere, nonostante un utilizzo delle dissonanze piuttosto ampio.
L’album è davvero ben realizzato, di forte impatto emotivo, permeato da un intenso senso di misticismo e spiritualità nera, dove odio e disperazione assumono valore in quanto strumenti dell’azione nichilistica, volta alla distruzione psicologica di tutto ciò che, appartenendo alla dimensione del finito, impedisce un’esperienza di unità autentica e definitiva, fondata su un principio trascendente forse identificabile come negazione: come
“Niente”.
Un LP da possedere a ogni costo... il cui fulcro evanescente si disvela soltanto all'ascoltatore che sia in rapporto di dominio con il proprio Centro.
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