Attivi dal 2005 e provenienti da Ivrea, i
Putridity si sono rapidamente affermati come una delle realtà più feroci e intransigenti del Brutal death metal italiano. Dopo il debutto
"Mental Prolapse Induces Necrophilism" (2007), il devastante
"Degenerating Anthropophagical Euphoria" (2011) e il terzo, più articolato
"Ignominious Atonement "(2015), la band ha mantenuto un profilo basso ma costante, culminato nel 2023 con l’EP
"Greedy Gory Gluttony", sorta di avamposto sonoro per il ritorno discografico vero e proprio:
"Morbid Ataraxia" (
Willowtip Records).
Questo nuovo lavoro, quarto album in studio, conferma la coerenza stilistica del gruppo e allo stesso tempo ne esalta la maturazione compositiva. Si tratta di un disco eccellente, un’esplosione di Brutal death metal tra i più crudi e feroci ascoltati negli ultimi tempi. L’approccio è diretto, viscerale, con brani che scatenano tutta la violenza del genere senza mai perdere controllo della materia e precisione.
L’album è attraversato da numerosi campionamenti in stile cinematografico, spesso legati a casi di cronaca nera, che contribuiscono a creare un’atmosfera da incubo, morbosa e malata, ben coerente con l’immaginario putrido della band. Musicalmente, siamo in presenza di un assalto old school, dominato da riffs taglienti, tempi forsennati e una sezione ritmica che non fa prigionieri. In linea generale troviamo, accanto a episodi di brutale linearità che richiamano i
Cannibal Corpse delle origini, anche echi più tecnici e strutturati, in perfetto stile
Suffocation.
Non mancano influssi più malati di derivazione “Sick” nel senso più esplicito del termine: le linee vocali gutturali, talvolta profonde fino all’inalazione (inhale), sembrano pescare dal repertorio di gruppi come
Disgorge o Brodequin, donando al tutto una dimensione ancora più estrema e disturbante. Questo tipo di approccio vocale, più che accessorio, è parte integrante del sound e della "poetica" – mi si perdoni il termine – dei
Putridity.
Ciononostante,
"Morbid Ataraxia" non scade mai nel caos sterile: ogni traccia, pur nella sua violenza inintelligibile, è costruita con intelligenza. I pezzi sono riconoscibili, con strutture efficaci e hooks micidiali che rimangono impressi anche dopo ripetuti ascolti. È raro, nel Brutal death moderno, imbattersi in un album tanto estremo quanto fruibile, capace di colpire con immediatezza ma anche di offrire profondità ai fan più esigenti.
In conclusione,
"Morbid Ataraxia" è un LP muscolare; un’opera che riesce a rinnovare con efficacia e passione una formula musicale tra le più estreme del metal, senza mai scadere nell’anonimato o nella ripetizione cieca. E in tutto ciò, a mio avviso, ha pagato bene una scelta compositiva volta all'essenzialità, piuttosto che ai parossismi tecnici del precedente, seppur buono,
"Ignominious Atonement" (2015).
Un ritorno in grande stile per una delle formazioni più credibili della scena Brutal europea.
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