La ristampa del demo dell'anno scorso, ad opera della sempre ottima Van Records, rappresenta l'esordio discografico per questo misterioso progetto olandese del quale, provenienza a parte, non si sa assolutamente nulla, ma per il quale non si può che ringraziare l'etichetta tedesca vista l'alta qualità che contraddistingue "Nacht, zij met ons...", album che nasce sulla scia di quel black metal (ultra)gelido tipico del maestro Paysage D'Hiver con la volontà, dichiarata, di ripercorrerne il sentiero in una modalità, se vogliamo, ancora più primitiva.
I quattro brani che compongono questo debut intrecciano momenti di pura alienazione Ambient, davvero da brividi lungo la schiena, con un inverno intransigente ed indifferente alle umane vicende reso vivido dall'implacabile tremolo picking delle sei corse e dalla voce, disumana, che emerge nel mezzo della siderale violenza strumentale.
Come da copione, quello che dovrebbe caratterizzare questo genere di Black Metal è l'atmosfera ed in questo campo i Nachtheem riescono, addirittura, ad eccellere: gli echi dei primissimi Ulver che scorgerete in alcune soluzioni vocali, la meticolosità del riffing in grado di lacerare la pelle, e la distruttiva sezione ritmica, creano, infatti, una amalgama fatta di freddo estremo, sentimenti primordiali e catarsi emotiva i quali, fusi in una cascata di note che non hanno rispetto per niente e nessuno, vi stringeranno il corpo accompagnandovi in una esperienza sensoriale che solo la musica di questa intensità può farvi provare, alla faccia di chi ritiene l'estremo "rumore" e perde il proprio tempo dietro ai grandi nomi o a generi musicali risibili.
Per quanto mi riguarda, questa è arte.
Arte estrema per quei pochi che ne sapranno godere.