Durante la preparazione della poll dei lettori di Metal.it per farvi eleggere i dieci dischi più belli di questo 2025 ci siamo accorti di una mancanza gravissima: quella della recensione di "Hälsingemörker" degli svedesi Ereb Altor, pubblicato a febbraio, per qualche misterioso motivo mai inserita nel database e rimasta tristemente a giacere sul desktop del nostro computer.
Con le nostre scuse, alla band, alla label e specialmente a voi (perchè si tratta di un discone) la recuperiamo, sperando che possiate prendere in considerazione anche questo loro ennesimo ottimo album.
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Gli
Ereb Altor tornano con "
Hälsingemörker", il loro decimo album (considerando anche quello tributo ai
Bathory "
Blot, ilt, taut") che conferma ancora una volta la loro capacità di fondere malinconia e epicità in un linguaggio musicale unico. Se le radici doom della band si sono progressivamente dissolte durante la seconda fase, il folk/viking metal di matrice epica ha preso definitivamente il sopravvento, con atmosfere evocative e un pathos che non lascia scampo.
Il disco porta con sé un’ombra inevitabile: la tragica scomparsa di
Kristofer Elemyr, bassista in questi ultimi dieci anni, avvenuta poco dopo l’uscita del precedente "
Vargtimman". Al suo posto troviamo
Jimmy Mattsson degli
Isole, che contribuisce a mantenere saldo il legame con la storia della band. Forse anche per questo, "Hälsingemörker" è permeato da una cupezza palpabile, da una malinconia che si riflette nelle linee vocali prevalentemente pulite, con growl e scream ridotti a pochi, mirati interventi.
Mats e
Ragnar narrano storie epiche con una intensità interpretativa che rende ogni brano un affresco nordico emozionale e toccante.
La produzione, curata nei minimi dettagli, risulta forse fin troppo pulita: le chitarre avrebbero meritato un tocco più sporco e ruvido per amplificare la drammaticità dei pezzi. In compenso, gli inserti tastieristici e folk sono calibrati con grande gusto, mai invasivi, capaci di arricchire senza soffocare. La copertina, firmata da
Christine Linde, è un ulteriore tassello di un’opera che trasuda atmosfera e coerenza artistica.
Tra gli episodi più significativi spiccano "
Ättestupan", con il suo incedere solenne, la desolante "
Träldom" e la conclusiva suite "
The Last Step", ma l’album si mantiene costantemente su livelli alti, senza cali di tensione. Non è un caso: gli Ereb Altor non hanno mai pubblicato lavori deboli, e se spesso vengono liquidati come “tribute band dei Bathory”, "Hälsingemörker" dimostra ancora una volta quanto ci sia di personale e autentico nella loro proposta.
Un album intenso, drammatico e ispirato, che si colloca tra i vertici della discografia degli Ereb Altor. Consigliato non solo ai fan di lunga data, ma anche a chi voglia avvicinarsi per la prima volta al loro mondo: "Hälsingemörker" è un ottimo punto di ingresso, capace di trasmettere tutta la forza evocativa del viking metal scandinavo.
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