Omission - Disciples of Ravens Vengeance

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:36 min.
Etichetta:Xtreem Music

Tracklist

  1. RABID AGGRESSION
  2. HATRED CIRCLES
  3. SHROUDED ALIVE
  4. ROULETTE (BRUCE SPRINGSTEEN COVER)
  5. SLOW AND CROOKED
  6. BURN THE CROSS
  7. CONSPIRACY FROM MURKS
  8. IT'S BETTER TO BURN OUT
  9. ...THAN TO FADE AWAY

Line up

  • Patillas: vocals, guitars
  • Pizarro: bass

Voto medio utenti

Se c’è una cosa che non si può assolutamente attribuire agli Omission è la mancanza di creatività! Attivi dal 2002, in oltre vent’anni di attività la loro discografia può vantare ben sette full length e una lunga sfilza di split, demo, compilation e via dicendo…

Io, personalmente li avevo persi un po’ di vista e mi ero fermato al loro terzo album, “Pioneers of the storm”, uscito nel 2013. Li ritrovo, dieci anni dopo, con altri quattro full, l’ultimo dei quali è proprio questo “Disciple of ravens vengenace”, licenziato dalla Xtreem Music alla fine del 2023.

Nulla di nuovo in casa Omission, come li avevo lasciati, così li ho ritrovati, per fortuna, ancora alle prese con un ferocissimo thrash metal di chiara derivazione teutonica (ricordiamo che stiamo però parlando di una band spagnola), imbastardito ancora di più da sferzate di ignorantissimo black metal primordiale.

Analizzando un po’ la loro discografia, pur non avendo ascoltato gli album intercorsi tra “Pioneers of the storm” e “Disciple of ravens vengenace”, ho notato che con quest’ultimo sono tornati alla vecchia formula old school di lavori corti e concisi (ce ne sono stati un paio ben più lunghi, e calcolando la proposta dei nostri, immagino non di facile assimilazione), e la cosa non può che farmi piacere, in quanto sono convinto che lungo queste coordinate ci si riesca ad esprimere al meglio in una mezz’oretta abbondante…

Come dicevo, il thrash metal proposto dai nostri è diventato ancora più bastardo e violento, e tenuto conto di ciò può apparire quanto meno anomalo un brano come “It’s better to burn out, un lungo strumentale di oltre 11 minuti che parte con una delicata chitarra acustica e poi si snoda lungo soluzioni più pacate e riflessive, dal sapore quasi classic (nella prima metà), più blackose al centro, per poi continuare con un suggestivo arpeggio, coordinate che mettono in luce un lato senz’altro inaspettate degli spagnoli, e che dimostrano che oltre a pestare duro come ossessi i nostri sono in grado di comporre anche altro.

Poco altro da aggiungere, “Disciple of ravens vengenace” ha confermato quanto di buono avevo già evidenziato all’interno della rece dell’album del 2012. Mi sembra inoltre superfluo sottolineare, di nuovo, che non stiamo parlando di un album per gli amanti del metal gourmet. Qui troverete solo pane e frittata, quindi se avete gusti delicati cercate altrove…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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