Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:68 min.
Etichetta:Alma Mater Records

Tracklist

  1. DESAGREGAÇÃO
  2. LUCEFÉCIT
  3. THE ADORER
  4. O PACTO
  5. TERRA MÃE
  6. NATIONS FALL
  7. PRETÉRITO IMPERFEITO
  8. UM MAL NECESSÁRIO
  9. TRIMARKISIA
  10. LISBOA DEPOIS DE MORTA
  11. THE OLD OAK AND THE MANDRAKE ROOT

Line up

  • José Ramos: bass
  • João Paulo "Eclipse: guitars, mandolin, ukulele, timbrel
  • Nuno Cruz: guitars, vocals

Voto medio utenti

La continenza, si sa, è dote tanto preziosa quanto rara, specialmente in campo artistico ed a maggior ragione considerato il lunghissimo iato di silenzio discografico (addirittura vent’anni).
Nondimeno, spiace constatare come proprio l’eccessiva dilatazione espressiva abbia nuociuto ai Thragedium, che immettono sul mercato un’opera sì ricca di spunti degni di nota, ma altrettanto ridondante.

Andiamo con ordine: i lusitani, per chi non li conoscesse, si baloccano con un dark dalle inflessioni doomeggianti e neo-folk. Ampio spazio, dunque, viene concesso a lyrics in lingua madre e strumenti tradizionali portoghesi, il che, come si immaginerà, incrementa sensibilmente l’elemento nostalgico ed il feeling melodrammatico del sound.
Il riferimento ai Moonspell più introspettivi, sebbene banale, è piuttosto calzante -non a caso i Nostri incidono per la Alma Mater Records, label di Fernando Ribeiro-, anche se il ricorso all’elemento metallico in “Lisboa depois de morta” viene piuttosto centellinato.

La vera problematica che affligge il platter, tuttavia, non risiede nell’aderenza o meno ai canoni della nostra musica prediletta, bensì nella mancanza di misura di cui scrivevo in premessa.
Tanto vale esser chiari: a mio umile parere, i 68 minuti abbondanti di durata del disco finiscono per sminuirne le velleità, avviluppando l’ascoltatore in una coltre di ritmi blandi, strutture circolari e (volutamente) ripetitive di stampo ritualistico, sommesse parentesi acustiche e vocals sussurrate che, con ogni probabilità, faticherà a digerire.
Nemmeno quando prorompono chitarre elettriche ed accenni di growl si registrano particolari strappi: l’incedere dei brani, infatti, si mantiene immancabilmente meditabondo ed altero.

La proposta dei Thragedium, in ogni caso, possiede innegabile fascino; saltano anche all’occhio la cura per i dettagli -dall’artwork ai testi passando per gli arrangiamenti- e la volontà di percorrere un sentiero musicale fortemente identitario e personale, lontano da qualsiasi logica commerciale o smania di venir incasellato in qualche sottogenere oggi in voga.
Al tempo stesso, “Lisboa depois de morta” continua a risultarmi, anche dopo svariati passaggi in cuffia, davvero troppo prolisso e privo di dinamismo.

Se siete soliti coltivare attraverso la musica la vostra vena malinconica e contemplativa potreste aver trovato la colonna sonora ideale; se, al contrario, vi considerate più impazienti e votati all’azione, volgete serenamente lo sguardo altrove.
Per quanto mi riguarda, una chance ulteriore ai Thragedium la concederò di certo, anche se dovessi attendere altri vent’anni.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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