Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:26 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music

Tracklist

  1. SKYLARK
  2. THE GOLDEN ACRE
  3. RIDGE & FURROW
  4. MEADOWLAND
  5. UNDER THE GREENWOOD TREE

Line up

  • Josh Winnard: vocals
  • Christian Horton: guitars, bass
  • Pat Jenkins: guitar
  • Adam Sidaway: drums

Voto medio utenti

I Dark Forest danno un seguito al loro ultimo album, "Oak, Ash & Thorn" uscito un paio di anni fa, una scelta dettata - almeno credo - dalla decisione del gruppo di dare una clamorosa sferzata alla propria proposta musicale.

Infatti, "Ridge & Furrow" si rivela un riuscito omaggio alla N.W.O.B.H.M.
Come? Facevano la stessa cosa anche prima?

Vabbe, ora la fanno decisamente meglio.
No? Anche prima avevano realizzato degli ottimi lavori?

Ok, ma è l'occasione per presentare una nuova-lineup...
Sbagliato. E' la stessa di "Oak, Ash & Thorn" e ormai stabile da anni.

Beh... a questo punto non saprei più che dire.
Ah.. non posso?

E allora tocca parlare dei brani che compongono "Ridge & Furrow", dove troviamo quattro inediti, di cui un breve interludio acustico ("Meadowband") ed una rilettura di "Under the Greenwood Tree", originariamente incluso su Dawn of Infinity” del 2011.

La danze si aprono sulle melodie alla Thin Lizzy ultimate con qualche accenno dickinsoniano nel cantato di Josh Winnard, per una "Skylark" cavalcante e gioiosa, che pur nella sua apparente semplicità ha molto da offrire, a partire da una brillante prova dei chitarristi, un guitarwork evocativo e fluente che poi nelle prime battute della successiva "The Golden Acre" si adagia su quegli arpeggi tipici degli ultimi Iron Maiden, anche se poi il tutto si incanala lungo un percorso che si incrocia quello di gruppi come Edguy, Elvenking e gli immancabili Thin Lizzy. L'anima più melodica dei Dark Forest prende il comando prima nella titletrack (e si accentua pure l'accostamento di Josh Winnard a Tobias Sammet) e poi nei tratteggi evocativi e celtici di "Meadowband".
All'appello mancava solo un po' di epicità e di animus pugnandi, e i nostri vanno a rispolverare il proprio passato, con un nuova versione di "Under the Greenwood Tree", smussandone qualche ruvidezza e accentuando le suggestioni folkeggianti, anche per l'interpretazione che ne dà oggi Winnard, rispetto a quella di Will Lowry-Scott, che aveva cantato sulla versione originale.

I Dark Forest con questo EP hanno voluto ricordarci che sono sempre sul pezzo e che sono ancora in grado di fare la differenza e in grado di dare vita a un Heavy Metal tanto personale quanto, giusto riconoscerlo, derivativo. Ma a me piacciono così.


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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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