Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:50 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. STANDING ON THE EDGE OF A BROKEN DREAM
  2. SOUL TO SOUL
  3. CAPTAIN OF OUR LOVE
  4. EVERMORE
  5. WILD WORLD
  6. CARRIE
  7. FIGHTING FOR LOVE
  8. IT DON'T GET BETTER THAN THIS
  9. THERE'S NO TOMORROW
  10. WHEN LIGHTNING STRIKES
  11. TIL THE END OF TIME
  12. LEAP OF FAITH

Line up

  • Steve Overland; vocals, lead guitar on “Wild World”
  • Sven Larsson: guitars
  • Nalle Pahlsson: bass
  • Herman Furin: drums
  • Alessandro Del Vecchio: keyboards

Voto medio utenti

Perdere i blasonati servigi artistici di un protagonista contemporaneo dei suoni adulti come Robert Sall (Work of Art, W.E.T.) non è certamente una faccenda trascurabile, nemmeno se ti chiami Steve Overland (FM, Shadowman, The Ladder, Ozone, Overland, …) e con la tua laringe potresti rendere appetibile pure la lettura “cantata” della dichiarazione dei redditi.
Con tali presupposti, mi preparavo ad analizzare il secondo lavoro dei Groundbreaker, progetto di casa Frontiers Music che nel suo debutto era apparso proprio come una sorta di brillante fusione tra FM e Work of Art.
Il contributo in sede di scrittura di Stefano Lionetti (Lionville), Pete Alpenborg (Arctic Rain), Jan Akesson (Infinite & Divine) e Kristian Fyhr (Seventh Crystal), ad affiancare quello altrettanto prestigioso di Sven Larsson (l’ex-Street Talk è un musicista dalla sensibilità immensa) in fase esecutiva, attenuava solo un po’ le inevitabili perplessità e diciamo che in effetti “Soul to soul” è un disco per certi versi “controverso”, che vive di picchi imperiosi e tuttavia non lascia l’astante, “fatalmente” esigente, del tutto appagato.
O onor del vero, i suddetti pinnacoli si stagliano da un livello espressivo per molti inarrivabile, ma a costo di sembrare vagamente pretenzioso, da “certi” personaggi è inevitabile attendersi, oltre ad una perfezione formale, anche una costante e totalizzante tensione emotiva.
E invece qui forse qualcosa non deve aver funzionato in maniera esemplare, giacché dopo un’esaltante “Standing on the edge of a broken dream” e una title-track di spiccato valore, lo slowCaptain of our love”, “Evermore” e “Wild world” si attestano “solamente” nella categoria dei brani di classe superiore, privi però della “scintilla” risolutiva.
Bisogna, dunque, attendere “Carrie” per ricevere un altro prepotente sussulto sensoriale, e se la traccia è “aiutata” dal fatto di essere una cover di Michael Bolton, l’interpretazione di Overland è semplicemente perfetta, lasciando poi spazio a una “Fighting for love” che si segnala per freschezza e un pizzico di maggiore “modernità”.
Ancora una piccola “pausa”, con la comunque intrigante “It don't get better than this”, prima di un’altra scossa prepotente denominata “There's no tomorrow”, spettacolare rilettura della struttura armonica che ha reso "Can't turn it off" (sempre di Mr. Bolotin, per gli eventuali profani …) uno dei masterpiece assoluti del genere.
Il tenore di coinvolgimento si mantiene assai elevato pure in “When lightning strikes” e “Til the end of time”, mentre “Leap of faith” riprende a lusingare i sensi senza affondare veramente il colpo.
Rilevando, infine, l’ottima prova dei confermati Nalley Pahlsson (ex- Vindictiv, Therion), Herman Furin (Work of Art) e del sempre straordinario Alessandro Del Vecchio, non mi resta che assegnare a “Soul to soul” la qualifica di produzione discografica estremamente competente, a cui stranamente (e non solo per il titolo …) sembra mancare nell'insieme appena un pizzico di “anima”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.