Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:27 min.
Etichetta:Majestic Mountain Records

Tracklist

  1. BATSHIT CRAZY
  2. VODKA
  3. BLOOD MOON
  4. INDIGO
  5. OH, LUCIFER
  6. WEREWOLF
  7. SLITHER
  8. CHERRY

Line up

  • D. Lolli: vocals, keyboards
  • Chuckie Rumbles: bass
  • Smak: drums

Voto medio utenti

Il fenomeno del rock “occulto” pilotato da una voce femminile ha assunto proporzioni importanti e diventa davvero difficile emergere da quello che si può tranquillamente definire uno dei trend musicali dei nostri tempi.
I Mama Doom ci provano escludendo le chitarre dalla loro proposta, puntando sulla pesantezza del basso e della batteria e lasciando poi alle fascinose traiettorie del sintetizzatore il compito di completare l’effetto conturbante.
Al di là di questo aspetto esecutivo comunque abbastanza “anomalo” per un genere in cui i riff perniciosi e i liquidi e i fumiganti assoli chitarristici sono parte integrante del canovaccio espressivo, ad attrarre è la capacità del gruppo nel costruire melodie al tempo stesso morbose e adescanti, ottimamente coordinate dalla voce di D. Lolli, che aggiunge sfumature timbriche ereditate da Siouxsie, Inger Lorre e da Patti Smith, da aggiungere a quelle mutuate dalle “solite” Grace Slick e Sonja Kristina.
L’abilità comunicava della “sacerdotessa” americana è evidente fin da “Batshit crazy” possente atto d’apertura di “Ash bone skin n stone”, in cui il canto evocativo e febbrile della nostra si staglia sulla suggestiva linea armonica delle tastiere e sul magnetismo edificato su di un’ipnotica struttura ritmica.
In “Vodka” il clima si scurisce ulteriormente e il contributo di Chuckie Rumbles e Smak diventa ancora più apprezzabile, e se “Blood moon” tende a ripetere un po’ troppo il canovaccio stilistico fin qui esposto, in “Indigo” (in grado di evocare certe soluzioni soniche targate The Breeders) e “Slither” ad affiorare è un intrigante influsso alternative/new-wave, edificato nuovamente sull’irretente ugola di D. Lolli, intrisa di dolcezza, tenebra e intensità.
Oh, Lucifer” e la vagamente Ghost-escaCherry" sono forse i momenti dell’opera in cui si coagulano al meglio tutte le intriganti caratteristiche del trio statunitense, e anche “Werewolf”” piace per la notevole tensione emotiva trasmessa da una linea melodica ancora una volta piuttosto attraente.
Per aspirare al Pantheon del settore ai Mama Doom mancano un pizzico di “messa a fuoco” e una maggiore varietà compositiva, ma il tentativo di “distinguersi” è sicuramente da accogliere con benevolenza e considerazione, in un panorama musicale che ha un estremo bisogno di uscire dalla consuetudine e trovare alternative intelligenti (non necessariamente “rivoluzionarie” …) allo stereotipo imperante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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