Esoctrilihum - Dy'th Requiem for the Serpent Telepath

Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:76 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. EZKIKUR
  2. SALHN
  3. TYURH
  4. BAAHL DUTHR
  5. AGAKUH
  6. EGINBAAL
  7. DY'TH
  8. CRAÂNAG
  9. ZHAÏC DAEMON
  10. NOMINÈS HAÀR
  11. XUIOTG
  12. HJH'AT

Line up

  • Asthâghul: Guitars, Bass, Drums, Keyboards, Violin, Piano, Vocals

Voto medio utenti

Ed ecco "Dy'th Requiem for the Serpent Telepath" di Esoctrilihum, one man band francese capitanata da Asthâghul, capace di pubblicare sei full-length e due EP di inediti dal 2017 ad oggi. Impressionante. Ma ancora più impressionante è la qualità delle uscite del nostro: si sa, l'underground pullula di one man band che pubblicano un disco all'anno fotocopiando quanto fatto precedentemente. Non è il caso del progetto in esame. Al contrario, la discografia di Esoctrilihum testimonia un continuo processo evolutivo che porta Asthâghul a sperimentare sempre nuove soluzioni, spingendosi spesso e volentieri in territori poco battuti.
Se agli albori ciò che veniva messo in scena era un violentissimo e caotico connubio black/death metal - che pure celava una certa inflessione occulta ed atmosferica - ora siamo di fronte ad una trasfigurazione, che oserei definire avantgarde, del sound primordiale della band. Se è vero che la personalità non è mai mancata, ciò che ora segna indelebilmente la proposta di Asthâghul è l'impressionante capacità di sviluppare soluzioni di songwriting elaborate eppure suadenti, capaci di irretire l'ascoltatore e catturarlo nel delirio mistico e spaziale messo in atto nell'album.
Dopo la strepitosa doppietta "The Telluric Ashes..." e "Eternity of Shaog" (mio personale album preferito del 2020), dunque, questo è l'ennesimo centro. E chi poteva esserne responsabile se non la nostrana I, Voidhanger Records?
Qui, il processo di maturazione raggiunge una nuova tappa e tutto, ancor più che nel magnifico predecessore, suona compatto, armonico, omogeneo: forse qualcuno potrebbe intravedere nel nuovo "Dy'th" una variazione sul tema rispetto a quanto fatto nel recente passato ma, se devo essere onesto, ciò che ci vedo è un tentativo di esplorare con ancora maggiore lucidità il continente oscuro scoperto negli album precedenti.
Asthâghul, insomma, fa di fatto tutto ciò che gli pare e, per giunta, gli viene benissimo: mai come ora si possono apprezzare arrangiamenti così ben riusciti e trame compositive variegate in cui le emozioni si susseguono in una narrazione unitaria che lega ogni pezzo al successivo. Tutto sembra congegnato con sapienza, limando ogni dettaglio: la scelta dei suoni, i frequenti cambi di tempo, il perfetto equilibrio tra atmosfera e violenza, il modo quasi madrigalistico in cui ogni composizione mette in scena la lirica a cui si riferisce.
Chi conosce Esoctrilihum riconoscerebbe a scatola chiusa la paternità di questo lavoro: solo il maestro francese, infatti, è in grado di generare questo particolare bouquet sonoro in cui annichilente violenza ed etereo sogno si sposano in una cornice ritualistica arcana e maestosa. Nel presente lavoro, tutti questi elementi risultano sublimati in un concept album complesso e trascinante, longevo proprio nella misura in cui riesce a calamitare il fruitore ascolto dopo ascolto per riuscire a carpire tutti i segreti che, come rettili, si nascondono negli interstizi dell'opera.
Pur allontanandosi dal canone del black metal tradizionale - e non di poco - un album del genere riesce a restituirne l'intento più genuino e radicale: il sentimento di superiorità ed elezione che quest'album è capace di incutere, infatti, è ormai merce rara ma che, quando viene scovata, riesce nell'impresa di elevare un ascoltatore che sia predisposto sopra la mediocrità del mondo che lo circonda.
Recensione a cura di Giacomo Babuin

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